Clark: difenderemo i confini dell'Albania

Clark: difenderemo i confini dell'Albania Sono arrivati i primi 24 elicotteri Apache, «altri 700 sono disponibili negli Stati Uniti» Clark: difenderemo i confini dell'Albania La Nato: ripresa la pulizia etnica, 3200 civili assassinati Fabio Potetti inviato ad ÀVIANO Ventiquattro elicotteri Apache sono pronti ad entrare in azione a protezione del confine albanese. Altri settecento ebcotteri sono a disposizione negli Stati Uniti. Lo ha annunciato qui ad Aviano il comandante delle forze Nato in Europa, generale Wesley Clark, al termine di un viaggio che nello stesso giorno lo ha portato prima a Skopje, in Macedonia, e poi a Tirana. «La nostra priorità in questo momento è far fronte alla minaccia serba contro i confini settentrionali dell'Albania», ha detto Clark, dopo gli incontri avvenuti a Tirana con il premier Pandeli Majko e con il ministro della Di¬ fesa albanese Luan Hajdaraga. «Abbiamo centinaia di rapporti su una situazione oramai terribile», spiega Clark. E racconta dei bombardamenti dei serbi oltre confine, dei razzi che arrivano anche a cinquanta chilometri dentro l'Albania, dell'attività sempre più intensa dei cecchini. «Bisogna prendere atto che la sovranità albanese viene continuamente messa in discussione. Per questo abbiamo deciso di intensificare i raid aerei, di utilizzare nuovi velivoli, di mettere in campo altre risorse disponibili», assicura il generale a quattro stelle, decorato in Vietnam, centinaia di colloqui con il presidente serbo Milosevic quando come consulente militare di Richard Holbrooke partecipava alle trat- tative sulla soluzione della crisi in Bosnia. Ma quello è il passato, i tempi della diplomazia per lui sono tramontati. Il generale parla oggi una lingua diversa: «Milosevic sta per¬ dendo. Sa di perdere. La Nato distruggerà tutta la macchina bellica serba. Milosevic non può vincere contro la Nato». Parole durissime, le stesse ripetute ai piloti americani di base ad Aviano, im¬ pegnati anche ieri nei raid contro Belgrado. Solo su un punto il generale Clark preferisce ancora sfumare: la fase tre della guerra, quella dei combattimenti a terra, dell'impiego delle truppe scelte e della fanteria. «Io sono stato chiamato a coordinare attacchi aerei», non vuol dire altro il generale. Se non annunciare che adesso tocca agli Apache, agli elicotteri da combattimento. Ma le domande al capo militare dei centomila uomini dell'Alleanza atlantica, toccano anche i nervi lasciati scoperti dalle ultime incursioni. Quelle fallimentari, quelle contro i civili, i morti sul treno bombardato la settimana scorsa, le vittime dell'attaco al convoglio kosovaro. «Le indagini sono ancora in corso, sono difficili. Non si può fermare una guerra per accertare quello che è successo», cerca di difenderei il generale. «Ho visto le registrazioni video. Ho visto la pulizia etnica. Ho visto la gente portata fuori dalle case, i villaggi incendiati», racconta, mentre ammette che i nastri dell'attacco aereo contro il convoglio non facevano parte delle registrazioni effettuate dall'F 16 che ha guidato l'attacco. «Ma quelle foto sono la testimonianza di quello che stava succedendo in quella zona», dice sottolineando che l'errore è sempre possibile. «Ma chi sta facendo propaganda in questo momento... Dove sono le proteste conilo l'artiglieria serba che spara sui kosovari... I serbi stanno continuando la pulizia etnica. Abbiamo centinaia di rapporti sulle incursioni in territorio albanese», insiste il gene: ale mentre si sentono gli F IG decollare da Aviano per un'altra notte di guerra. BRUXELLES. In Kosovo è scattata la «fase due» della pulizia etnica. Lo ha riferito il portavoce della Nato Jamie Shea, aggiungendo che le forze serbe continuano a non rispettare l'annunciato «cessate il fuoco» e sono anzi impegnate su due fronti: combattere i guerriglieri dell'Uck, che avrebbero aperto un «corridoio umanitario» con l'Albania, e far terra bruciata nei villaggi. Shea ha confermato che 100 mila nuovi profughi potrebbero giungere in Albania, mentre stando a quanto riferito dai profughi, 3200 persone «sono state assassinate» nelle ul¬ time tre settimane. 11 dato, ha detto Shea, deve ancora essere confermato. Basandosi su foto aeree la Nato ritiene che fosse comuni, che potrebbero contenere «fino a 150 persone», possano essere state scavate vicino al villaggio di Izbika. Intanto il maltempo ha fortemente rallentato il ritmo dei raid. La caccia ai carri armati serbi continua, ma venerdì ne sono stati distrutti solo sette. La Nato ha colpito anche una caserma a Vranje, una fabbrica di munizioni vicino a Belgrado e un elicottero militare a Pristina. [Ansa]

Persone citate: Fabio Potetti, Jamie Shea, Luan Hajdaraga, Milosevic, Pandeli Majko, Richard Holbrooke, Wesley Clark