Bobbio: indipendenza, unica soluzione di Alberto Papuzzi

Bobbio: indipendenza, unica soluzione KOSOVO E » DIRITTI DELLE MINORANZE SECONDO LA DEMOCRAZIA Bobbio: indipendenza, unica soluzione «E' lo sbocco inevitabile dell'intervento alleato» intervista Alberto Papuzzi TORINO UN convegno organizzato per domani e martedì dall'Istituto Gramsci molto prima che scoppiasse la guerra, è diventato oggi di drammatica attualità: il tema riguarda i diritti delle nunoranze. Al di là del titolo di questo appuntamento torinese («Il Costituzionalismo fra diritti d umani e diritti delle minoranze»), è significativo che il giurista Luigi Ferrajoli abbia riscritto la sua relazione sulla base degli ultimi sviluppi del conflitto. Fra i partecipanti ci sarà Michael Walzer, il filosofo e scrittore politjco americano. Alla vigilia del convegno ne discutiamo i contenuti con Norberto Bobbio. Professore, che cosa s'intende per diritti delle minoranze e con quali strumenti si prevede di tutelarli? , «Quello dei diritti delle minoranze è un problema di grande attualità, perché la causa della guerra in corso, cui stiamo assistendo angosciati, non sapendo come andrà a finire, riguarda proprio il rapporto conflittuale di una minoranza all'interno di uno Stato nazionale: è certo che questo convegno ha a che fare direttamente con la vicenda del Kosovo. Cominciamo col dire che il problema è tipico degli Stati liberaldemocratici, al cui fondamento stanno il riconoscimento e la protezione di alcuni diritti fondamentali, fra i quali c'è il diritto delle minoranze. Ma dobbiamo distinguere due tipi diversi di minoranze: quelle politiche e quelle naturali. Nel primo caso, un corretto sistema democratico è quello dove si riconoscono alla minoranza gli stessi diritti civili e politici che appartengono alla maggioranza, cioè che hanno permesso alla maggioranza di diventare tale. Una maggioranza non può sopprimere i diritti di libertà, di opinione, di stampa, di assemblea e tanto meno il diritto politico per eccellenza che è quello di votare. Che cosa ha fatto il regime fascista con le leggi speciali? Ha tolto alla minoranza quegli stessi diritti che avevano permesso al fascismo di prendere il potere». Lo stesso tipo di protezione è previsto per le minoranze che lei ha chiamato naturali? «No. Avviene il contrario. S'intende per minoranze naturali quelle che non dipendono da opinioni, ma sono costituite da persone che, per lingua, religione o altro, sono diverse rispetto alla maggioranza della popolazione in cui sono inserite. A queste minoranze si deve riconoscere il diritto alla differenza. Una minoranza linguistica rivendica il diritto di parlare la propria lingua e chiede che la si insegni nelle scuole. E' uno dei casi più frequenti nel nostro paese: basta pensare alla Valle d'Aosta o all'Alto Adige. Qui la tutela consiste in una discriminazione in senso positivo: si tratta di poter essere diversi, perlomeno sotto certi aspetti. In ciò consiste il diritto di autonomia». Il problema del Kosovo rigaurda questo tipo di minoranza? «E' chiaro che il problema del Kosovo è di questo secondo tipo: si tratta di una minoranza linguistica e religiosa che, da quanto si legge, avendo ottenuto una certa autonomia ai tempi di Tito se l'è vista negare da Milosevic. La soppressione dell'autonomia ha avuto come conseguenza la costituzione di gruppi che rivendicano l'indipendenza, attraverso il partito dell'Uck. Ciò significa chiedere la secessione. Così come la Lega Nord non chiede solo l'autonomia ma il riconoscimento di uno Stato nuovo, che si chiami Padania». E' questa situazione che ha reso inevitabile il ricorso alle armi? «In uno Stato democratico non può esistere un diritto di secessione, per cui questa richiesta dà origine a un conflitto. Del resto, se domani i padani chiedessero sul serio la secessione se la dovrebbero conquistare con la forza. Perciò l'TJck è considerato da Milosevic una delle cause di impossibilità di accordo. Però negando l'autonomia, è Milosevic che ha provocato la reazione. D'altra parte non ci si può non domandare: chi ha aiutato l'Uck? Cioè, chi gli ha dato le armi? Per fare la resistenza armata ci vogliono le armi: queste armi da dove sono venute? Io non so rispondere. Ma uno dei problemi di questa infausta guerra è che l'Uck sta crescendo: gli albanesi sparsi per il mondo stanno accorrendo a ingrossare l'esercito dei resistenti, così trasformando dei gruppi terroristici in esercito di guerriglia». Quali soluzioni sono possibili per la minoranza del Kosovo? «La prima possibile soluzione non è l'autonomia, non è l'indipendenza, ma potrebbe esseri: la spartizione. Cioè separare la parte serba dalla parte «libanese, come è avvenuto in Tirolo, con le due province di Bolzano e Trzento, l'ima essenzialente tedesca, l'altra prevalentemente italiana. Ma la spartizione non si può fare in ogni caso: essa è possibile solo là dove ie due nazionalità sono ben distinte anche sul territorio. Altrimenti la spartizione richiede scambi di popolazione come è avvenuto molte volte nella storia». Realisticamente che cosa si deve prevedere? «Quello che possiamo dire è che la soppressione dell'autonomia ha provocato la richiesta di indipendenza, e l'indipendenza prevede l'uso delle armi. Un problema della scienza politica è quello delle conseguenze impreviste. Siamo probabilmente di fronte a un caso di conseguenza imprevista: se si forma uno Stato del Kosovo, che sarà dunque uno Stato albanese, questo avrà la tendenza a congiungersi con lo Stato dell'Albania che già c'è e con gli albanesi della Macedonia. E questo è lo spettro della Grande Albania, che è una delle ragioni per cui l'indipendenza del Kossovo non è stata vista di buon occhio non soltanto da parte della Serbia». Nel caso del Kosovo sono state fatte fatte analogie con la persecuzione degli ebrei In Germania e in Italia: quanto possono essere fondate? «Gli ebrei erano discriminati. Non avevano nessun diritto. Perciò essi chiedevano l'uguaglianza. Chiedevano che le loro differenze non fossero una ragione di discriminazione, mentre le leggi razziali del '38 furono leggi tipicamente discriminatorie. Il caso dei kossovari è del tutto diverso: il fatto che non fossero considerati autonomi non voleva dire eliti fossero discriminati». Che cosa pensa del ricorrente paragone tra Milosevic e Hitler? «Il paragone è sbagliato. Milosevic è un dittatore spietato, come dimostra tutta la sua vicenda politica. Però c'è una differenza innanzi tutto di dimensioni. Pensiamo che Hitler era a capo di 60 milioni di tedeschi. La sua Germania era la potenza industriale d'Europa, forse del mondo. La Germania di Hitler e la Serbia di Milosevic* sono due entità economiche lf..'miliiari assolutamente incomparabili. Ma è anche incomparabile il tipo di persecuzione. Lo scopo ultimo di Hitler nei confronti degli ebrei era la 'soluzione tinaie', cioè lo sterminio. Si può dire che Milosevic voglia risolvere il problema del Kossovo sterminando i suoi abitanti? Noi in realtà non sappiamo esattamente quali siano le sue intenzioni. Però supponiamo anche che voglia deportarli tutti: non si tratta di sterminio. Una differenza c'è. Il che non toglie che Milosevic sia un criminale, un tipico esempio di feroce dittatore, come Saddam». E' appena uscita la nuova edizione di ((Destra e sinistrai): questa dicotomia si può applicare anche al problema dei diritti delle minoranze? «lo credo che se c'è oggi un problema rispetto al quale regge ancora la classica distinzione fra destra e sinistra, è proprio quello dell'opposto atteggiamento degli uni e degli altri nei confronti dei diversi. Una persona di sinistra tende a vedere nel diverso l'uomo. Tende a considerare lo straniero come il 'tuo vicino', e a dare importanza a ciò che unisce piuttosto che a ciò che divide». (fi Questo scenario potrà però portare molte complicazioni come il sorgere di uno Stato albanese che vorrà congiungersi con Tirana imitato presto dagli albanesi di Macedonia A destra, volontari dell'Uck provenienti dalla Germania mostrano una bandiera albanese mentre sbarcano nel porto di Durazzo Sotto, Slobodan Milosevic La maratona di Belgrado I partecipanti hanno tagliato il traguardo tenendosi per mano