L'intervento degli spaghetti di Filippo Ceccarelli
L'intervento degli spaghetti TACCUINO ITALIANO L'intervento degli spaghetti Filippo Ceccarelli Eadesso, per favore: al dente. Non è detto che la condizione del profugo comporti necessariamente di mangiarseli scotti, gli spaghetti. «Poche cose al mondo sono così italiane come la pasta e la pizza - scrive Ernesto Galli della Loggia nella presentazione di un libro che Franco La Cecia ha appunto dedicato ai due alimenti [Lapasta e la pizza, Il Mulino) -. Soprattutto poche cose definiscono come queste l'identità italiana agli occhi degli stranieri». E non sempre bene. L'ultima volta, all'inizio della storiacela Ocalan, il governo turco affidò a un'agenzia (italiana, per giunta) uno spot che potesse ferire il governo di Roma indicandolo come complice dei terroristi pkk. Presto fatto: si vedeva un piatto di spaghetti conditi con il sangue, che l'ingegnosità sempre un po' bugiarda della propaganda lasciava credere fosse quello delle vittime dei curdi. Bene: l'onore degli spaghetti, violato da quello spot truculento e cannibalico, sta ora per essere purificato dalla più bella vendetta. Lungo la dorsale adriatica sono in viaggio tonnellate e tonnellate di pastasciutta destinate ai profughi. Alle famiglie italiane, nelle raccolte minute e capillari nelle scuole e nelle parrocchie, pare de) tutto normale regalare spaghetti ai disgraziati. Due interi autotreni di pasta, informa la Presidenza del Consiglio nel quadro della missione «Arcobaleno», sono stati messi a disposizione dall'azienda De Cecco. Se si pensa che nel visitare proprio quegli stabilimenti, in Abruzzo, estate del 1997, il presidente dèlia Repubblica Scalfaro non ebbe alcunritegno a dichiararsi «vostro cliente, cbnsumatore spietato, ognuno ha le sue faziosità, almeno nella pasta», beh, in nome degli spaghetti isi riesce perfino a superare quella non sempre gradevole sensazione di beneficenza promozionale, di carità stucchevole, ma vantaggiosa che questa guerra si tira appresso. Sono comunque spaghetti - e bucatini, capellini, bavette, trenette, tonnarelli, penne, bombolotti, rigatoni, maccheroni, tagliatelle, vermicelli, candeloni e bomboloni benedetti. Quanto agli stranieri, è mia vecchia storia. Basti sapere che è quasi più vecchia dell'unificazione gastronomica italiana in nome della pastasciutta, che come informa il professor La Cecia è molto più recente di quel che si pensi. Ma tant'è. Una volta Kissinger minacciò «spaghetti in salsa cilena»; ai tempi del terrorismo Der Spiegel se ne uscì con una celebre copertina in cui si vedeva il solito piatto di spaghetti con sopra una P38. Adesso si spera solo che i camion arrivino presto a destinazione.
Persone citate: De Cecco, Ernesto Galli Della Loggia, Kissinger, Ocalan, Scalfaro
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