Un popolo in foga nel fango
Un popolo in foga nel fango Nei campi non c'è più posto. Ciampi: timori per l'economia. Minacce serbe all'Europa Un popolo in foga nel fango L'ambasciatore Sessa chiamato a Roma IL PREZZO DELLA GUERRA Giovanni Maria Flick LA terza settimana della guerra conferma il suo paradosso lacerante. E' una guerra tanto inevitabile, per la necessità di reagire alla pulizia etnica di Milosevic; quanto inutile, almeno sino ad ora, perché la conclusione - per la quale si parla ormai dell'estate - è condizionata o dall'accettazione o dalla caduta di Milosevic, esattamente come 0 primo giorno. E' l'inevitabilità dell'escalation a preoccupare di più. Nella prima settimana, era quella elei bombardamenti «puliti» e umanitari; nella seconda, è diventata quella dei bombardamenti su larga scala; nella terza settimana è comparsa l'inevitabilità dell'intervento di terra. E ogni volta accettiamo il nuovo gradino, perché abbiamo assimilato quello precedente. IL PRDELLA G EZZO GUERRA Ma è anche l'inevitabilità degli errori. Quello, innanzitutto, di non essere riusciti a coinvolgere la Russia dall'inizio; senza essere uno storico o un diplomatico, basta guardare al passato per capire il nesso che vi è fra la Russia e i Balcani, l'assurdità di voler intervenire in (niello scacchiere senza o a dispetto di essa. L'errore, poi, di pensare che le bombe intelligenti avrebbero potuto evitare gli effetti collaterali e il coinvolgimento dei civili (prima serbi, poi kosovari). L'errore, infine, di non aver previsto gli esiti della guerra; sia sul fronte militare (l'insufficienza dei bombardamenti); sia su quello umanitario (l'accelerazione della pulizia etnica, o quanto meno la sua conclusione, con tutte le conseguenze di ordine logistico e umanitario). Ci siamo dentro e dobbiamo arrivare fino in fondo: ma quale fondo e a quale prezzo?
Persone citate: Ciampi, Giovanni Maria Flick, Guerra Giovanni, Milosevic, Sessa
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