La Bce richiama l'Europa

La Bce richiama l'Europa Mentre all'Ecofìn si ripropone un «governo dell'economia» La Bce richiama l'Europa «Ci sono deficit avviati oltre U3%» ROMA Dire il peccato, ma non il peccatore: i nomi degli Stati reprobi sono scomparsi, nella versione definitiva del Rapporto annuale della Bce. In una bozza preliminare, su cui erano circolate indiscrezioni, si sosteneva che Italia, Francia e Germania non stanno facendo abbastanza per ridurre i loro deficit di bilancio. Ora si accenna senza nominarli a Stati dove «nel caso di grave o prolungato rallentamento ciclico i disavanzi potrebbero facilmente anche superare il 3%» (la Germania?) o dove «i debiti pubblici sono ancora eccessivamente elevati e i rapporti con il prodotto lordo hanno cominciato a calare solo di recente» (l'Italia?). «Abbiamo un bilancio che, nonostante la minor crescita dell'economia, ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato» ribatto intanto il ministro del Tesoro italiano Carlo Azeglio Ciampi. Ma una divergenza con la Banca centrale europea di Francoforte esiste e tornerà a manifestarsi. Il governo italiano ritiene che nelle attuali condizioni della nostra economia - stagnante, secondo i più pessimisti a rischio di recessione - un ulteriore calo del deficit al momento non sia un obiettivo prioritario; mentre la Bce sostiene che i deficit vanno ridotti allo scopo di non superare il 3% di Maastricht nel caso la recessione divenisse grave. Secondo il Tesoro, il «patto di stabilità» va rispettato, non solo non superando mai il 3% di deficit in rapporto al prodotto interno lordo ma scendendo all'I % nel 2001, quando presumibilmente le attuali difficoltà saranno superate; ma nel frattempo sarebbe pericoloso esagerare, e quindi niente «manovrebis». Già corre voce che il prossimo documento di programmazione triennale (il «Dpef»), rinviato a giugno, abbandonerà l'obiettivo di ridurre il deficit aL' 1,5% nel 20Q0, per ripiegare su una cifra più alta. Nell'anno corrente, proprio il calo dei tassi appena deciso dalla stessa Beo dovrebbe consentire di centrare il nuovo, meno ambizioso, obiettivo del 2,4%. La preoccupazione della Bce che nella peggiore delle ipotesi possa essere addirittura superato il 3% di deficit, invece, riguarda soprattutto la Germania. Il bilancio pubblico tedesco è assai più influenzato dal ciclo economico rispetto a quello italiano e le previsioni sull'economia si vanno facendo sempre più oscure. Riguarda «quasi tutti» i Paesi euro l'ammonimento della Bce che, «nel medio periodo», «i sistemi pensionistici a ripartizione e i sistemi sanitari dovranno affrontare gli effetti dell'invecchiamento della popolazione». Il rapporto Bce cita per nome, al contrario, i Paesi con risultati mi¬ gliori: Irlanda, Lussemburgo e Finlandia perché «hanno già raggiunto il pareggio di bilancio o addirittura un avanzo», Belgio e Spagna perché hanno annunciato l'obiettivo di giungere nel 2002 al pareggio o di awicinarvisi molto. Intanto a Dresda i ministri dell'Ecofin hanno rilanciato il progetto del «governo dell'economia», concetto ripreso in particolare dalla Francia, per riequilibrare i poteri fra politica e politica monetaria dell'euro. L'Euro 11, sostengono i francesi, è già uno schema di governo economico europeo: si tratta di rinforzarlo per consentirgli di svolgere appieno il proprio ruolo. Il documento francese fissa cinque misure per un miglior coordinamento tra politica ed economia, le più importanti riguardano l'attuazione di obiettivi pkluriennali di spesa e l'esame generale della situazione dell'intera zona euro, prima di arrivare a quella Paese per Paese. [s. 1.1

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi