Restituite al padre le bimbe rapite

Restituite al padre le bimbe rapite Il giudice israeliano ha deciso che devono tornare a Genova con il papà Restituite al padre le bimbe rapite Tel Aviv, portate via dalla madre e nascoste in una comunità di ebrei ultraortodossi Aldo Baquls TEL AVIV Con una sentenza che rappresenta una coraggiosa sfida al mondo rabbinico, un giudice del tribunale di Ramat Gan (Tel Aviv) ha riconsegnato ieri al padre - il farmacista israeliano Moshe D. (46 anni), residente a Genova - le due figlie di 13 e 9 anni che nel 1997 gli erano state sottratte con un sotterfugio dalla ex moglie Tali P. e che da allora vivevano nascoste in una congrezione ebraica ultraortodossa. Il giudice Yehoshua Geifman ha respinto in blocco la tesi della madre secondo cui le figlie sono ormai «timorate» (ligie cioè alla più stretta ortodossia ebraica) e il ritorno a Genova potrebbe avere su di loro «ripercussioni nocive ed irreversibili». Ascoltato il parere di una psicologa che ha trascorso due giorni con le bimbe, Geifman ha confermato la sentenza emessa due anni fa dal tribunale di Tel Aviv e ha autorizzato il farmacista a rientrare martedì in Italia con le figlie, se prima la ex moglie non si appellerà. Dopo aver lottato disperatamente e aver ingaggiato quattro legali per impedire la partenza delle bambine da Israele, la madre - una ex danzatrice che dopo il divorzio si è avvicinata all'ebraismo ortodosso - si trova ora in un vicolo cieco. «Non mi arrendo, presenterò un ricorso», ha detto ieri a denti stretti, udita la sentenza. Ma dalla corte di Tel Aviv non può attendersi comprensione - dopo aver ignorato per due anni la sua sentenza originale - e il ricorso alla Corte Suprema è ricco di incognite. Sulla sua testa incombe inoltre l'indagine della polizia. «Finora preferiamo non pensarci affatto», ha convenuto il padre, Avner. La polizia ritiene infatti che la donna abbia potuto sottrarsi alle ricerche della Digos, dell'Interpol e della polizia israeliana solo perché protetta da una rete di decine di perso¬ ne, fra cui importanti rabbini. «Il "furto di bambini" - ha detto una fonte vicina all'inchiesta - è punito con pene detentive massime di 20 anni». La madre - che adesso può vedere le figlie solo all'interno di un commissariato, tenuta d'occhio dagli inquirenti - non potrà inoltre visitare le figlie in Italia, dove è ricercata. «In effetti sia Tali che io siamo usciti sconfitti da questa vicenda», ha detto il farmacista, dopo essersi sottratto agli abbracci degli investigatori della polizia. «In casi come questo, i genitori perdono comunque. Ma i vincitori devono essere i bambini. La lezione da trarsi da questa vicenda è che non bisogna giocare con la vita dei piccoli: è scritto nella Bibbia, lo dice anche il Vangelo». Per il farmacista la vita diventa ora ancora più complica¬ ta. «Non perderle di vista nemmeno per un minuto», gli ha sussurrato ieri uno dei detectives che giovedì hanno recuperato le bambine con un drammatico blitz notturno in un ostello per «timorati» a Natanya (a Nord di Tel Aviv). Si teme che qualcuno tenti nuovamente di sottrargliele per riportarle in una congregazione ortodossa. «Per gli ortodossi - afferma Sefi Rachlewsky, autore di un ponderoso saggio sui timorati titolato "L'asino del Messia" un genitore ebreo laico è snaturato perché avvelena i figli, propina loro veleni spirituali». «Allontanandoli dalla religione - prosegue Rachlewsky - li condanna per l'eternità». La battaglia attorno alle bambine dunque infuria ancora. Pur di riportarle all'ortodossia e salvarne le anime ogni vero zelota deve essere pronto a tutto. Lo sanno bene i detectives di Tel Aviv che anche ieri hanno giocato con le bambine in un luogo protetto e che non vedono l'ora di vederle salire sulla scaletta del primo aereo diretto in Italia. «E nemmeno una volta a Genova - ha detto un investigatore - potranno dirsi definitivamente al sicuro». Le due figlie del farmacista genovese, rapite dalla madre

Persone citate: Aldo Baquls, Moshe D., Ramat, Tali P., Yehoshua Geifman