La procura: prosciogliete Berlusconi

La procura: prosciogliete Berlusconi Corruzione ed evasione fiscale solo per i dirigenti della società: secondo i pm il titolare dell'azienda «può non sapere» La procura: prosciogliete Berlusconi Roma vuol «ribaltare» la richiesta di Milano ROMA A Milano avevano chiesto il rinvio a giudizio, a Roma lo vogliono prosciogliere: Silvio Berlusconi non deve essere processato per il reato di corruzione, perché l'essere a capo di un'impresa che ha commesso illeciti non significa automaticamente essente a conoscenza ed essere complici di quei fatti. Sulla base delle stesse «carte» - in un procedimento contro il leader di Forza Italia e altri uomini legati alla Pininvest, parallelo al processo milanese per le tangenti alla Guardia di Finanza conclusosi con le condamie di primo grado - i magistrati romani sono arrivati alla decisione opposta a quelle dei loro colleghi di Mani pulito. A giudizio devono andare tutti gli altri imputati, per corruzione, evasione fiscale e altri reati, ma non Silvio Berlusconi. Un intera pagina delle motivazioni scritte dai pm riguarda proprio la posizione giuridica dell'ex-presidente della Fininvest. Analizzati gli atti compiuti dai pm milanesi prima che il gip li trasmettesse a Roma per competenza territoriale, il pm Adelchi D'Ippoli- to (con la controfirma del procuratore Vecchione) scrive: «La semplice posizione di vertice in un'organizzazione all'interno della quale siano state poste in essere condotte illecite non espone di per sé solo a responsabilità penale; occorre invece che colui che è a capo della struttura abbia concretamente fornito un contributo materiale o morale alla consumazione dell'evento delittuoso». Sulla base di questa premessa il magistrato aggiunge che «le indagini espletate (a Milano, perché ha Roma hanno solo letto le carte, ndr) non hanno consentito di riferire alla persona del Berlusconi nessuna delle condotte illecite contestate; non vi è prova adeguata che egli abbia fornito contributo, materiale o morali', alla consumazione dei reati de quibiis... Non vi è prova adeguata che egli abbia clfettuato dazioni di denaro, o abbia dato disposizioni ad altri di effettuarlo; né che egli abbia avuto rapporti dirotti o indiretti con taluno tra i corruttori; né che egli abbia impartito direttive con le quali si sia "suggerito" o quanto meno non si sia "vietato", noi caso di specie, il ricorso al siste¬ ma della corruzione». I fatti, avvenuti tra l'86 e il '94, riguardano il pagamento presunto da parte deU'ex-direttore dei Servizi tributari della Fininvest Salvatore Sciascia di alcune centinaia di milioni per ottenere l'abbattimento al 4 por cento dell'Iva per tutti i canoni di abbonamento allo tv pubbliche e private, nonché il rimborso accelerato di alcuno imposte pagate. Oltre alle «mazzette», come prezzo della presunta corruzione di mi ex-direttore generale del ministero delle Finanze viene indicata anche «la promessa di essere segna¬ lato al presidente della Fininvest Silvio Berlusconi per la nomina a direttore del Dipartimento entrate» dello stesso ministero. Secondo il pm che chiede il rinvio a giudizio di altre dieci persone, «l'unico forte e di certd significativo sospetto a carico del Berlusconi è che egli, in quanto presidente della Fininvest (società i cui dirigenti sono chiamati a rispondere, proprio quali dirigenti di quella società, di vari reati di corruzione) possa aver tratto personali vantaggi da quella attività illecita, e quindi essere nella stessa coinvolto». Tuttavia, c'è una recente sentenza della Cassazione (giugno '98), nella quale si afferma che conoscere o addirittura essere d'accordo con un reato commeso da altri, «senza però essersi prima accordato», non basta per essere accusati di concorso in quel reato. Ed ecco la conclusione: «Non ritiene questo pm che si possa sostenere in giudizio, nel caso in esame, la prova della responsabilità del Berlusconi», perché è un «mero parametro di tipo congetturale» ritenere che «il presidente e socio di maggioranza di un grande groppo finanziario non può non essere consapevole e partecipe, quanto meno moralmente, dei reati commessi dai dirigenti del gruppo per soddisfare esigenze finanziarie del medesimo gruppo». Insomma, quando guidava la Fininvest Berlusconi poteva non sapere che i suoi uomini praticavano la corruzione. Come nei primi anni ruggenti di Mani pulite, le Procure di Roma e di Milano si ritrovano a sostenere tosi opposto che le portano a conclusioni opposte: e per l'ex-presidente del Consiglio, stavolta, c'è la richiesta di archiviazione, [gio. bia.] Il leader del Polo Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Milano, Roma