«Solo ferite insanabili, se si bombarda una parte della popolazione in nome dei diritti dell'altra»

«Solo ferite insanabili, se si bombarda una parte della popolazione in nome dei diritti dell'altra» TZVETAN TODOROV «Solo ferite insanabili, se si bombarda una parte della popolazione in nome dei diritti dell'altra» Tzvetan Todorov QUAL è il fine politico dell'azione intrapresa in Jugoslavia? Assicurare i diritti delle minoranze etniche, rendere più armoniosa la convivenza tra popoli con tradizioni culturali, religiose e linguistiche diverse. Se, prima che iniziassero le ostilità, si poteva avere qualche esitazione, oggi il dubbio non è più concesso: bombardare una parte della popolazione in nome dei diritti dell'altra non può contribuire alla loro futura coesistenza pacifica. Questa azione non può che esacerbare gli antagonismi e lasciare delle ferite che richiederanno molto tempo per cicatrizzare. Questo mezzo non conduce a quel fine. Ma ce n'era un altro? Quand'è che una parte della popolazione è tentata dall'affermazione intollerante della sua identità, sia essa etnica, religiosa o sociale? Quando vi si aggrappa come all'ultima risorsa. Gli uomini, per esistere, hanno bisogno di riconoscimento sociale; se non lo trovano altrove, se tutte le strade sembrano loro chiuse, si rifugiano in ciò che rimane, l'appartenenza a un'identità collettiva. Senza essere intrinsecamente malvagi, sono allora pronti ad ascoltare dei capi fanatici o cinici e a trasformare in capri espiatori coloro che vivono tra di loro ma non sono come loro. Come convincerli a cambiare? Forse dicendo loro che è male, che il loro dovere consiste nell'amare il prossimo, vale a dire lo straniero, forse minacciandoli di una punizione? Si dovrebbe ormai sapere quanto poco questi rimedi siano efficaci. La virtù è rara, la si apprende a fatica ed è meglio non contarci troppo. Ma questo non significa che si debbano incrociare le braccia. Non è dalla benevolenza del mio macellaio, diceva Adam Smith, che mi aspetto il pranzo, ma dal suo interesse. La carota può essere più convincente del bastone. L'intolleranza cessa quando non serve più. Se Eosso realizzarmi, non ho più isogno di questa magra consolazione: l'idea che appartengo alla comunità dei musulmani o dei cristiani o dei serbi o degli albanesi. I Paesi dei Balcani - Jugoslavia, Macedonia, Albania, Romania, Bulgaria - sono in una situazione economica e sociale disastrosa. Non sono mai stati ricchi. In più, il comunismo vi è rimasto più a lungo che altrove in Europa e ha affrettato la loro rovina. E per finire, questi sono Paesi che hanno, tutti, delle forti minoranze etniche, che formano un vero e proprio mosaico di popolazioni. Se gli europei e gli americani non vogliono che domani un altro angolo dei Balcani s'infiammi - e hanno ragione a non volerlo, tanto catastrofiche possono essere le conseguenze di un tale incendio - dovrebbero aiutare questa parte del mondo a uscire dal suo marasma economico e sociale. Un nuovo Piano Marshall dovrebbe irrigare questi Paesi f»er consentire alle loro popoazioni di intravedere una luce in fondo al tunnel e trovare un senso alla loro vita. I capi fanatici o cinici diventerebbero degli assurdi anacronismi e sparirebbero da soli. Tutto questo costa caro? Certamente, ma l'Europa e l'America stanno già spendendo lo, questo denaro, per produr re aerei, missili e bombe, ar mare i combattenti e aiutare i rifugiati. Meglio sarebbe scari care su questa terra dollari anziché bombe che, anch'esse, ri chiedono dollari. L'inconveniente di questa soluzione è che noi non potre mo più dirci i vincitori del ma le assoluto, del diavolo, dei mostri dal volto umano, che non potremo più inorgoglirci di essere l'incarnazione del diritto e contemporaneamente della forza. Ma dovremmo essere capaci di poterci adattare a questa idea. Tzvetan Todorov è direttore di ricerca del CNRS

Persone citate: Adam Smith, Tzvetan Todorov

Luoghi citati: Albania, America, Bulgaria, Europa, Jugoslavia, Macedonia, Romania