D'Alema: decido da solo se sbaglio cacciatemi di Antonella Rampino

D'Alema: decido da solo se sbaglio cacciatemi IL PREMIER Al DS SPIEGA IL SI' ITALIANO D'Alema: decido da solo se sbaglio cacciatemi retroscena Antonella Rampino ROMA Scusato, é qui il pei? Si, è qui, anche se la sezione inalbera lo bisogno dei Ds, in quel di Casal Bruciato. E non solo perché c'ó alto un quadro, Berlinguer in primo piano, alle spallo Togliatti appoggiato alla bandiera rossa, e Granisci in penombra. Ma porche qui batto il cuoro doi militanti che interrogano il lider Massimo, e su pace e guerra brucia l'ultima ferita. «Milosevic è un boia, min c'abbiamo monto a che sparti, ma noi stiamo a vivo a un dramma, un dramma vero: oravamo por la paco, sempre, o mo' elio tu stai a Palazzo Chigi, siamo in guerra». Nino Nardi, tessera d'antan della sezione di Piotralata, il compagno presidente del consiglio so lo ricorda bone, perché una sera dol '93 Nino e Massino finirono sotto un lampioni), fino allo dieci di sera, figurarsi, a parlare di Rutelli. Gli altri, e sono tanti, D'Alema l'orso nemmeno li conosco, oppure incalzano: «Scusa compagno presidente, ma a me la guorra etica non mi convinco»; «Mu gli americani, nun la fanno un po' troppo da padroni?». Il che poi, andandoci giù piatto, ò speculare a quel che dico, in Sonato, Gian Giacomo Migone: «Siamo solidali con la Nato, ma non accettiamo gestioni unilaterali». Ma corto qui siamo nolla Roma a ridosso della (fallita) Silicon Valley del Tiburtino, uno doi pochissimi quartieri ancora operai in una città di tutto e purissimo terziario, o nemmeno avanzato, nolla seziono che, tanto per dire, è ancora intitolata all'ex doputato Franco Moranino, il partigiano che foco fucilare 5 altri partigiani non comunisti, sospetti collaborazionisti, che fu poi condannato all'ergastolo, scappò in Cecoslovacchia e veime infine graziato dal Còllo. Come diro: zoccolo durissimo del pei. Ma nonostante le ferite sulla pelle della base, che D'Alema rintuzza senza bisogno di retorica, «si tagliano le gole e si violenta noi cuoro dell'Europa, di fronte a questo la pace non può essere un pregiudizio ideologico», si capisco che per loro, i compagni iscritti, la prima vittima della guerra è lui, il cpmpagno presidente. «Lo vediamo, lo sappia¬ mo, ogni giorno hai una ruga in più, un capello nero in meno», «Massimo, ti dobbiamo vicinanza umana, viviamo con te il dramma di chi ha una responsabilità storica». E però insomma, caro Max: tu eri comunista, eri pacifista, e adesso che stai a Palazzo Chigi, perché hai cambiato idea? Detto fuor di buonismo, che a sentire i discorsi nella sezione Moranino si sospetta non sia solo un'alzata di genio voltroniana, l'interrogativo suona così. E il compagno presidente sorride imbarazzato, sprofonda lo sguardo nell'origami quando i compagni scivolano sul sentimentalismo adulatorio, e poi, senza alzare mai neanche un sopracciglio, spiega. E sì, «guardato che se non ci fosse stata la pulizia etnica io mai avrei dato il permesso per la guorra», io, perché «tutte lo decisioni, stato sicuri, lo prendo io, o se poi dovessi sbagliare vuol diro cho mi manderete via». Soprattutto, non si poteva proprio faro divor- samonto, «Milosevic destabilizzava l'Europa da dieci unni, in Bosnia in 4 anni ha fatto 250 mila morti e 2 milioni di sfollati, avete idea di cosa significhi 900 mila persone kosovaro scacciato di casa, sgozzato o violentato?». No, erodetemi, ci stiamo comportando bene, ci siamo presi le nostro responsabilità, «abbiamo evitato che arrivassero da noi centinaia di migliaia di boat people gestiti dalla criminalità». E poi, certo, «adesso la guerra è nelle nostre caso: ma la guerra c'era già. Non potevamo tenerci fuori in nomo della nostra tranquillità. Anche la tranquillità è un valore. Ma la pace, lo sapete anche voi, è un'altra cosa». Poi il compagno Massimo ha rassicurato tutti, in fondo i militanti che aveva di fronte non son tanto diversi da Cossutta cho ieri dicova «la Nato non può ossero appannaggio di Clinton, dobbiamo chiedere una tregua, bloccare la l'olle catastrofe». Li ha rassicurati, la pace certo, «ma la mia paco, quella per la quale Milosevic deve anzitutto smettere la pulizia etnica». E la palla, certo, è da rimettere nelle mani dell'Orni. Chissà se aveva già letto le dichiarazioni di Se .illuni, non così diverse, nel significato, dalle sue: «Chiediamo la Eace nella giustizia e nella licita, ma la pace». Avvertendo che sono in atto gli stessi mecca nismi che fecero deflagrare il se concio conflitto mondiale, perché «cos'è l'etnia, se non la stossa malattia della razza che ha portato all'ultima guerra?». «Se non ci fosse stata la pulizia etnica, mai avrei dato il permesso per la guerra» Il leader dei Comunisti italiani Armando Cossuti

Luoghi citati: Bosnia, Cecoslovacchia, Europa, Roma