Gusti & disgusti

Gusti & disgusti I 1 bel bere e il buon mangiare, ormai da tempo, non sono più stretti parenti dell'esigenza di calmare la sete e la fame: ora sono spettacolo. Ed è uno spettacolo che coinvolge miliardi di bocche e giri di affari enormi. A tavola, più che sedersi per appagare la voglia di un cibo o per togliersi quel certo languori no, ci si ferma anche nel nome del prestigio, della curiosità, dell'apparenza. Un vino si ordina in base all'annata, ma oggi fa ancora più «trend» scegliere l'etichetta che il produttore ha messo in vendita come «future», ossia che migliaia di bevitori o collezionisti comprano a futura memoria. Ad esempio è di questi giorni l'acquisto dei «futures» sul glorioso Barolo di Fontanafredda, annata 1998. Ed è di questa settimana la sfida all'ultimo risotto, organizzata dall'Icit nel Castello di Costigliole d'Asti, fra cuochi stranieri provenienti da mezzo mondo. E per festeggiare il Terzo Millennio non si parla che di raffinati, raffinatissimi menù con ostensione di profumi e sapori globali. Insomma, il cibo è sempre più quello che i sociologi Anni Sessanta definivano «status symbol» e la degustazione di un vino o la scoperta di un nuovo gusto sono le tappe necessarie sulla strada del più completo godimento. E se nel menù c'è una parola straniera, meglio ancora. Essere o avere? Macche, adesso è il tempo di sembrare. «L'uomo è ciò che mangia», diceva Feuerbach. 0 forse è ciò che finge di essere in una società che è sempre più «delle apparenze»? Itti m

Persone citate: Feuerbach

Luoghi citati: Fontanafredda