da Sodoma a Hollywood

da Sodoma a Hollywood QUATTORDICI anni, l'età in cui si affrontano gli esami della media inferiore e ci si accinge ad affrontare un nuovo livello di studi. E' quindi la scadenza giusta per fare un bilancio dell'attività del Festival Internazionale di Film con Tematiche Omosessuali «Da Sodoma a Hollywood», nato tanti anni fa da una scommessa di Ottavio Mai e Giovanni Minerba e capace con il passare del tempo di crescere quanto a importanza e di assumere una caratteristica che lo distingue dai molti altri «gay&lesbian festivals» che si svolgono un po' in tutto il mondo occidentale. La differenza principale infatti risiede nella grande attenzione che Giovanni Minerba e gli altri organizzatori danno all'aspetto cinefilo della manifestazione: se per i film in concorso e per le proiezioni ufficiali la selezione è strettamente aderente alla tematica del festival, nelle retrospettive e negli omaggi la fantasia vola alta, l'inquietudine e l'ambiguità diventano il contenitore attraverso il quale il pubblico può scoprire o riscoprire autentici capolavori della storia del cinema. E' accaduto negli anni scorsi, ad esempio con la coloratissima personale di Carmen Miranda; ma come quest'anno però le interferenze e gli accostamenti sono davvero a tutto campo. Rock Hudson, Charles Laughton, l'Ercole degli Anni Sessanta Mickey Hargitay, la regina cattiva dello stesso periodo Moira Orfei: quattro esempi di proposte cinematografiche anticonvenzionali ed interessanti, destinate ad esaltare ancora di più la trasversalità del festival e la sua volontà di non essere un ghetto culturale, ma di contribuire invece ad abbattere barriere e a favorire la circolazione culturale. E' un po' il problema di tutti i festival tematici: una volta chiarito qual è l'argomento della manifestazione, è molto importante fare in modo che lo specifico cinematografico sia trattato con pari dignità. Compito di un festival e infatti far riflettere sul cinema, contribuire alla conoscenza del cinema: e il Festival diretto da Giovanni Minerba ha definitivamente scelto come chiave di lettura l'approfondimento di tutto quello che può essere considerato il grande rimosso del cinema, e cioè l'ambiguità. Se quest'attenzione cinefila è un ottimo grimaldello per attirare al festival un pubblico vasto e curioso, «Da Sodoma a Hollywood» non ha certo smarrito la sua finalità originaria, e cioè far conoscere e discutere il cinema a tematica omosessuale. Anche in questo campo molta acqua è passata sotto i ponti e il Festival non ha potuto non prenderne atto. Nei primi Anni Ottanta, quando la rassegna muoveva i suoi primi passi al periferico cinema Massaua, la presenza nelle sale di film a tematica omosessuale era un evento molto raro, così come l'esplicita dichiarazione di omosessualità da parte di attori e di registi. Basta invece scorrere l'elenco dei film di successo nelle ultime stagioni per capire che la situazione è completamente cambiata: attori famosi come Tom Hanks, Robin Williams o Nick Nolte non hanno esitato a interpretare personaggi evitando al tempo stesso di cadere in stereotipi e in luoghi comuni; noti personaggi del cinema hanno pubblicamente rivendicato la propria omosessualità mentre il pubblico ha apprezzato senza problemi commedie e drammi in cui vengono esplicitamente trattate situazioni off limits fino a pochi anni fa. Il fatto che l'omosessualità abbia sfondato le barriere della produzione omosessuale costringe evidentemente gli organizzatori di un gay festival a cambiare il senso della loro selezione. E infatti le loro scelte vanno sempre più nella direzione del cinema indipendente, con registi quali Rose Troché e Monika Treut (entrambe presenti nella selezione di quest'anno) che sono già nomi noti in questo segmento produttivo. Insomma, anche per quanto riguarda i film nuovi la ricerca si svolgi? veramente a tutto campo. Ed e questo il motivo per cui il Festival Internazionale di Film con Tematiche Omosessuali è diventato un appuntamento cardine nel sistema cinematografico torinese, una manifestazione internazionale importanti! e quotata. Stefano Della Casa

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