km t •■• FAI fieri
km t •■• FAI fieri IL fatto terribile è che Anna Oxa si confonde con altre cinque, sei cantanti italiane. Non la sua voce, le sue canzoni. Non ha uno stile, uno sfiteOxa, che quando senti l'attacco della batteria dici: «E' Anna Oxa». No, prima devi sorbirti tutto il cappelluccio di introduzione e poi, solo dopo un po' che gorgheggia, allora diventa: Anna Oxa. Ma devono sempre dirtelo, che è Anna Oxa, se no puoi sempre pensare: questa è Gerardina Trovato. Questa è Marina Rei. Questa è Fiordaliso. Questa è Mietta. Ma quale differenza ci sia tra una canzone di Anna Oxa, una di Gerardina Trovato, una di Marina Rei, una di Fiordaliso e una di Mietta è difficile da dire. Boh. Ce lo devono spiegare come mai ci sono artisti che si costruiscono un genere, un'identità che va al di là della voce, coinvolge tutta un'altra sfera della creatività, quella filosofica e ce ne sono altri che, invece, passano sopra tutto e tutti e riappaiono ogni due anni a cantare sempre la stessa canzone, spesso deboluccia e strasentita, quello che l'America passava cinque anni fa in fatto di arrangiamenti ma rigorosamente fedele al modello italomelodico per quel che riguarda l'ossatura del pezzo. Le donne che cantano, poi, si confondono. Si confondono tutte. Probabilmente non hanno idea di quello che cantano. Di Anna Oxa, se non altro, si può dire che era partita meglio, forse perché erano proprio i tempi ad essere migliori. Il Settantotto, ragazzi, mica 'sta roba qua del fine millenio. 'Sta minestra riscaldata e radioattiva. Il Settantotto! Cioè: il febbraio del Settantotto, che il Settantasette, quello vero, era finito da due mesi! Anna Oxa, già in balia di manager senza scrupoli, già azzerata in fatto di autocoscienza, si presenta con uh discreto pezzo in stile Sixties e agghindata in un improbabile ma efficacissimo look... ehm... punk. Oddio punk. Era cicciottella, per essere punk, aveva due guance da tenerona che ne uscivano due di Siouxsie, da quelle guance. Però via, in mezzo ai geometri con l'hobby del bel canto che giravano allora a Sanremo, «Un'emozione da poco» e Anna Oxa erano stati u n qualcosa. Classificata o seconda o terza, forse seconda e terzo Rino Gaetano buonanima che era uscito a ricantare «Gianna» con l'asciugamano al collo perché voleva far vedere che manco lui ci credeva e che non c'erano i brogli elettorali. Il Settantotto. Anna Oxa - dal nostro punto d'osservazione - riappare confusamente anni dopo con due singoli che è difficile piazzare nel tempo (un filologo, prego...) e che sono: «Pagliaccio Azzurro», di nuovo un pezzo vagamente Sixties, ma più psichedelico di «Un emozione da poco», sognante e beatlesiano e poi, invece - ecco il primo segnale di incongruenza - ima canzone intitolata «Controllo totale», cover di un pezzo straniero, diversissimo da tutta la produzione precedente. Stile ultramoderno, ossessivo, comunicante una angst esistenziale. E i look? Itoli. Non più punk, ma sempre scura di capelli. Ed è da li chi; l'abbiamo persa di vista come tutte le altre, assorbita da un management figlio dei tempi (non è più il Settantotto) e dunque spirituale e signorile (una perfetta donna-yogurt magro) per dieci anni e adesso, di colpo, unta dalla testa ai piedi con tutto fuori, magra e inquietante. Sempre a cantare la stessa canzone, sempre che non sai mai se è Mietta o una di quelle altre. Marco Drago Anna Oxa, vincitrice del Festival di Sanremo, è in concerto lunedì 19 aprile al teatro Alfieri (ore 21, biglietti a 62, 52,42 e 32 mila lire più diritti di prevendita). Con questo articolo lo scrittore Marco Drago inizia la sua collaborazione con «TorinoSette». km t •■• FAI fieri
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