DIALOGHI PIEMONTESI
DIALOGHI PIEMONTESI LO DICO A TORINOSETTE DIALOGHI PIEMONTESI Lingua o dialetto? I lettori discutono Piemontese e basto In riferimento alla lettera del signor Giuseppe Pavese apparsa su «TorinoSette» n. 530, gradirei mettere in evidenza alcuni punti essenziali ed esaustivi della diatriba in questione, tanto più che appare puntualmente nelle colonne del vostro - tra l'altro - bellissimo inserto settimanale. E' inutile continuare sulle polemiche tra lingua, dialetto, vernacolo, idioma e parlate varie: non sarebbe più semplice dire «scritto in piemontese» e basta? Si eviterebbero sterili discussioni che non hanno niente a che vedere con la cultura e che fanno unicamente apparire il tutto come «el canton dij barboton» e niente più. Renato Capello,Torinu Lengo e diolèt Per apaghé la curiosità 'd col monsù ch'a l'ha scrit en sei nr 530 'd Turin set, i veuj porte a conossensa che la Lenga piemontèisa a l'è comsessia el turinèis parla da la cort d nobej, dai notabej e dai litrà vers la fin del '700, e ch'a l'è stàita butà en còdes ant'la Gramàtica Piemontèisa del médich Morissi Pipin, Stamparla Real 1783. Ma parej come l'italian as propon con diverse parlade, edcò '1 nòstr piemon- teis comprend ed divers dialèt e parlade come l'astesan, el canavzan, el valsesian, e tanti àutri e ancora, come la parlada tosco-emiliana a l'è cola pi davzina a nòstra lenga nassional, la parlada ed col ch'as costuma di Piemont stòrich (ch'a saria col ch'a comprend bon-a part die provinse ed Turin e Coni) a l'è la pi semijanta a la lenga dovrà da pi che sinquantani dai nòstri pi vàlid scritor. E sinquant'ani a peudo smijene pochi ma si fasoma na comparassion con el Catalan modem, che veddoma pije vita mach dal 1913 (quand che Pompei! Fabra a l'ha elabora e butà 'n pratica 'n proget propi per supere tute la frantumassion dialètaj), ani consola pensé che presto a nostra lenga ven-a arconòssua tuta soa dignità. Mlnot Vinels, Turin Risposta dovuta Sono il direttore del mensile «Assion Piemontèisa», l'unico giornale di informazione e cultura scritto completamente in lingua piemontese. Una delle ragioni, e forse la piii importante, che hanno indotto la nascita di questo giornale è stata quella di dimostrare «al colto e all'inclita» che con la lingua piemontese si può scrivere e parlare di qualsiasi argomento: di politica, come di scienza, di sport come di critica letteraria. Nell'ottobre dell'anno scorso «TorinoSette» mi invitò a scrivere un pezzo in piemontese col quale dare inizio ad una rubrica fissa, cosi come avviene con l'arabo. Cosa che feci velocemente. Poi, visto che nulla accadeva, telefonai al responsabile di «TorinoSette» per avere informazioni. Mi rispose, con il tono seccato che si usa con i ragazzini invadenti, che «loro» hanno i «loro» tempi. Non l'ho più disturbato, ma lasciatemi dire che una risposta, di qualsiasi tenore, sarebbe stata la benvenuta. E' persili troppo facile ipotizzare che, dato l'argomento e per la politica che le carenze altrui vanno evidenziate e le proprie sorvolate, questa lettera non sarà pubblicata. Si accettano comunque scommesse. Beppe Burzio, Torino Lei ha perso la scommessa. La lettera Iriassunta, per rispetto del tempo dei lettori) è pubblica ta. Detto per inciso, chissà perché chi ci scrive due righe un po' pizzute pensa di infliggerci una mortificazione tale da indurci a non rendere pub blico lo sfogo. Come avrà nota to, da tempo pubblichiamo arti coli in piemontese di cortesi lettori, oppure di autori di indi scussa levatura. Quanto alla sua telefonata, la ricordiamo: e già in quell'occasione abbiamo tentato di darle - non con i toni scortesi da lei rievocati ■ una risposta. Saremo più espliciti: abbiamo i anastri» tempi, è vero; ma anche i «nostri» stati dard di qualità. Lettere a «Lo dico a TorinoSette» via Marenco 32,10126Torino oppure fax 011 /663.90.36
Persone citate: Beppe Burzio, Fabra, Giuseppe Pavese, Pipin, Renato Capello, Torinu Lengo
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