Quando l'ipnosi può aiutare l'intervento del medico di Ezio Giacobini

Quando l'ipnosi può aiutare l'intervento del medico TERAPIE ALTERNATIVE Quando l'ipnosi può aiutare l'intervento del medico / nuovi metodi diagnostici permettono di studiare un fenomeno spesso ridotto a spettacolo ■ clamori e le fantasie sugli I effetti magici (nei teatri) delI l'ipnosi che si leggono da cent'anni a questa parte hanno certo danneggiato l'immagine di una tecnica seria che può avere un suo limitato ma legittimo posto come coadiuvante di alcune terapie. Così almeno la pensano i medici che la usano di routine per il trattamento del dolore. L Ordine dei medici americano (American Medicai Association) ha riconosciuto da anni formalmente l'applicazione dell'ipnosi come tecnica medica ausiliaria nel trattamento di certe forme di dolore. A un suo più recente riconoscimento ha giovato la scoperta del meccanismo neurobiologico che sta alla base di questo fenomeno cerebrale. La spiegazione è meno suggestiva di quanto fosse nei salotti europei di cent'anni fa il fluido misterioso irradiantesi dall'ipnotizzatore, ma più affidabile come applicazione. Si parla spesso di sonno ipnotico (perche il soggetto tiene gli occhi chiusi) ma si non si tratta affatto come si crede comunemente di un fenomeno legato al sonno. Al contrario si tratta di un risveglio attivo ed intenso di determinate regioni cerebrali. Il mistero è stato facilmente svelato con la registrazione dell'attività cerebrale di persone in stato di ipnosi mediante un'indagine ese- guita utilizzando il metodo di scansione cerebrale Pet (tomografia a emissione di elettroni). La Pet permette di registrare in tempo reale nel soggetto sveglio e cosciente sia il flusso di sangue che i consumi di ossigeno e glucosio nelle diverse regioni cerebrali. Lo studio (sul «Journal of Cognitive Neuroscience») riguarda soggetti in fase di rilassamento ipnotico variando la temperatura di un bagno di acqua calda nel quale essi tenevano immerse le mani. Si suggeriva nel corso dell'esperimento di variare la propria percezione (sensibilità) al calore (senti meno caldo, senti più caldo). Si riscontrò così una notevole differenza di attività cerebrale a seconda che il soggetto reagisse o meno al calore dopo aver ricevuto il suggerimento dello sperimentatore. In particolare, le aree posteriori (dette occipitali) del cervello erano più attive nello stato di semplice rilassamento ipnotico. L'attività cerebrale si spostava però alle aree frontali non appena il soggetto si sforzava di seguire il suggerimento (senti meno caldo, senti più caldo). 1 risultati di questo studio dimostrano che lo stato ipnotico è diverso dallo stato di piena coscienza e da quello di sonno e che la cosidetta trance comporta lo spostarsi dell'attività da una regione all'altra del cervello. Nello stato di ipnosi viene favorita la suggestione in modo tale che il soggetto cosciente preferisca seguirla quasi automaticamente. Si è pure dimostrato che sotto ipnosi il soggetto tende a comportarsi sulla base di quanto egli crede o prevede possa accadere. E' quindi praticamente impossibile ipnotizzare una persona che non sia consenziente e tanto meno imporlo di compiere di fare ciò che non vuol fare. E' quindi erroneo credere che l'ipnotizzatore abbia un potere quasi assoluto sull'ipnotizzato e pensare a un fluido che parta dall'ipnotizzatore. Da parte dell' ipnotizzatore si origina semplicemente un suggerimento verbale a compiere un'azione che il soggetto decide o meno di eseguire. Come dimostrato dall'auto-ipnosi, si utilizza sistematicamente l'abilità dello stesso paziente aiutandolo a esprimere quanto egli ha già deciso di fare. A prescindere dal fatto che si tratti semplicemente di un stadio di rilassamento (però attivo) o di uno stato ipnotico profondo (trance), la tecnica ipnotica può favorire un effetto ritenuto utile dal terapeuta e come tale essere di utilità in clinica. Supponiamo si tratti di un paziente che in seguito all'aspor- tazione di un tumore vescicale necessiti regolarmente di una cistoscopia di controllo ogni 3 mesi nel corso dei prossimi 5 anni. In tali condizioni il paziente che non voglia sottoporsi ad anestesia generale o epidurale é soggetto a una manipolazione spiacevole e talvolta molto dolorosa. Con 1' aiuto dell'ipnosi e spesso della auto-ipnosi Unsegnata dal terapeuta ed eseguita dal paziente in pochi minuti) il soggetto é in grado da solo (come i soggetti sottoposti alla prova dell'acqua calda) di far aumentare la soglia del dolore (cioè di abbassare la sensibilità) a un livello tollerabile. In questo caso egli non deve più ossero tenuto a forza dagli infeinieri e l'esame può ossero fatto in 10 sopportabili minuti. L'auto-ipnosi facilita il controllo delle proprie reazioni ili fronte al dolore e aumenta l'efficenza e la praticabilità di interventi particolarmente dolorosi (ad esempio l'estrazione di un dento). Rimanendo ancora nell'ambito dell'oncologia si prospettano altre applicazioni dell'ipnosi, ad esempio nel caso di nausea e vomito incoercibili in seguito a chemoterapia. Si ritiene che non si tratti di una cura magica ma di una tecnica che può essere utile a determinati pazienti. Altre applicazioni sono quelle dei centri per grandi ustionati quando la medicazione quotidiana delle ferite possa essere perfino più' dolorosa dell' ustione iniziale. Questi pazienti richiedono in genere alte dosi di morfina, mai sufficenti a calmare totalmente il dolore. L'ipnosi trova quindi la sua migliore applicazione clinica nella cura del dolore provocato da ustioni, tramili, piccoli interventi chirurgici o altro cause. Talvolta l'ipnosi può esser usata per altre indicazioni come nel caso di difficolta respiratorio e paura di soffocamento provate da pazienti por cause svariate Anche corti casi di dolore ('ionico possono esser trattati coll'ipnosi rendendo il doloro più sopportabile Alla luce dei dati neurobiologici moderni e importante che sia modici sia pazienti si rendano conto elio in seguito a un problema tìsico reale il doloro provato o anche esso reale. Un risultato positivo ottenuto coll'ipnosi non dimostra affatto che l'origine ilei dolore sia solo psicologica e come tale forse immaginaria. I fattori psicologici che alterano la percezione del dolore hanno sede in quelle stesse localizzazioni cerebrali poste in evidenza dalla l'et e possono esser modificati dal processo ipnotico. E' infatti la corteccia cerebrale a ronderei coscienti della sensazione del dolore. L'uso dell'ipnosi non farà certo da sola un buon medico, occorre invece essere un buon medico per saper usare l'ipnosi per il giusto male nel paziente giusto al momento giusto. Ezio Giacobini Scoperto il meccanismo alla base del rilassamento Non ha nessun rapporto con il sonno autentico