NOVELLE A PUGNO CHIUSO CALVINO A DISAGIO, MA PUBBLICA di Mirella Serri

NOVELLE A PUGNO CHIUSO CALVINO A DISAGIO, MA PUBBLICA NOVELLE A PUGNO CHIUSO CALVINO A DISAGIO, MA PUBBLICA // carteggio con De Jaco, autore Einaudi inviso a Vittorini TALO Calvino ed Elio Vittorini: due intellettuali comunisti che lasciarono entrambi, in anni diversi,il partito. Il rapporto dell' uno c dell'altro con Botteghe Oscure, soprattutto dopo il «divorzio», è stato assai diverso: di dura e irriducibile polemica nel caso di Vittorini; di punture di spillo ma anche di profonda comprensione per Calvino. Lo dimostra un carteggio che coinvolse, oltre ai due scrittori citali, Giorgio Amendola e Aldo De Jaco, Proprio quest'ultimo, narratore ed ex funzionario di spicco del pei napoletano, che ha raccolto integralmente l'epistolario - fino ad oggi solo in parte edito (alcune lettere sono uscite nel 1987 sulla rivista «SudPuglia») nell'ambito di un saggio, appena terminato, sul pei e i suoi difficili rapporti con gli scrittori: «Il mestiere impossibile di ingegnere delle anime». Una lettera porta una data fatidica, 26 marzo 195C: «Il tuo limite - tu che pure idillico in senso dolciastro non sei mai - è che il tuo sguardo verso i compagni non è mai critico: sei sempre mosso da quello che è pure un sentimento che succede; spesso di sentimento che succede; spesso di provare muovendosi tra i compagni di base: il senso di ammirazione e commozione a scoprire che gente bella chiara e brava sono i comunisti...». Non era passato nemmeno un mese dal XX Congresso del Pcus: Calvino rispondeva a De Jaco che gli aveva mandato in visione alcuni suoi racconti per un'eventuale pubblicazione dall' Einaudi. Lo scrittore ligure non mancava di manifestare il suo dissenso dal contenuto delle novelle dell'amico pugliese che celebrava senza mezzi termini le virtù del suo partito e dei compagni con il pugno chiuso. L'autore de «Il sentiero dei nidi di ragno», che abbandonerà il pei un anno dopo, dichiarava certo il suo disagio di fronte a tanta sfegatata ammirazione, ma non rifiutava la pubblicazione del libro. La lettera che qui riproduciamo 6 stata donata, insieme ad altre epistole di Calvino degli Anni '56-'65, all'Archivio del Novecento presso la facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza di Roma, ideato da Giuliano Manacorda. Rispetto alla comprensione di Calvino nei confronti della letteratura agiografica di De Jaco e di altri scrittori comunisti ben diverso l'atteggiamento di Vittorini. Una pole¬ mica tra i due scoppiò all'Einaudi proprio a proposito del primo libro di De Jaco uscito nel '54, «Le domeniche di Napoli». Vittorini, responsabile della collana «1 gettoni», dove poi apparirà la raccolta, in una lettera paragonerà l'esaltazione dei comunisti duri e puri raccontali da De Jaco a quella dei «Poeti di Norimberga» intorno alla croce uncinala o al nome di Hitler». Calvino, sdegnato di tanta rozzezza anticomunista, si schiererà in aperta difesa del libro. Cosi Vittorini, subissato dalle; insistenze degli altri redattori, smorzerà i toni, pur continuando a dichiarare, nel risvolto di copertina, di sentirsi ben lontano dal «lirismo di partito» e dagli «"evviva" coi quali l'autore di questo libro ha bisogno di salutare ogni tanto la bandiera della propria fede». «Aveva ragione Vittorini: i miei racconti rivelavano un'impronta pupulista», dice oggi il settantacinquenne De Jaco. «Allora litigammo. Ma paradossalmente durissima fu anche, nonostante il mio aperto schieramento, la reazione nei miei confronti dei compagni di partito». Non paghi di tanto ossequio, lea- ders del pei come Mario Alicata, Giorgio Napolitano, Amendola si scagliarono contro l'autore, reo di aver pubblicato sotlo l'egida del rinnegato Vittorini. In una lettera a De Jaco (finora ineditai, Amendola ancora nel 1978 ricordava allo scrii tore il suo legame con Vittorini e gettava fango su quest'ultimo, sostenendo che la sua fuoruscita dal pei non era dovuta ai ben noti dissensi con Togliatti, ma ai sensi di colpa del narratore siciliano, (mesti, uei mesi della Resistenza si sarebbe imboscato: «La colpa non e stata del Segretario o del Apparato, Vittorini è caduto per la sua debole/za (e anche vigliaccheria davanti alle prove della Resistenza) e quel comportamento gli pesò come un rimorso», Calvino si dimostrava ben più influenzato di Vittorini dall'ideologia della cultura comunista. Allora spingendo per la pubbleazione, sia pure con qualche riserva, di De Jaco, in seguito, nel '05, bocciando «11 comunista» di Guido Morselli. Rifiutava cioè l'amaro ritratto dei compagni che usciva dalla penna dell'autore di «Roma senza papa», dopo aver accettato quello dolcificato e di maniera del compagno De Jaco. Mirella Serri CSNMcpsF Intellettuali e Pei: un epistolario che documento: im rapporto difficile, sullo sfondo il XX Congresso eifattidrV5() Nella foto piccola: Mario Alleata. Qui accanto, da sinistra: Elio Vittorini, Daniele Ponchiroli. Italo Calvino e Giulio Einaudi

Luoghi citati: Napoli, Norimberga, Roma