I REPUBBLICHINI DI SALO' ULTIMI ALLEATI NELLA DISFATTA di Angelo D'orsi
I REPUBBLICHINI DI SALO' ULTIMI ALLEATI NELLA DISFATTA I REPUBBLICHINI DI SALO' ULTIMI ALLEATI NELLA DISFATTA LA REPUBBLICA DELLE CAMICIE NERE Luigi Ganapini Garbanti pp. 5/9 L 39 O00 ORSE molti ricorderanno le parole; con cui Luciano Violante, appena eletto presidente della Camera, in un accesso di ecumenismo riconciliatorio, salutò coloro che in buona fede avevano aderito alla Repubblica di Salò, combattendo e magari morendo per essa. L'intervento suscitò protesto a sinistra, approvazioni a destra. In un certo senso, ma con animus (o strumenti) da storico, un'operazione analoga, senza lini politici, compie ora l'autori; di questa pregevole opera. L'orientamento democratico di Ltiijji Canapi ni (direttore dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia) è fuori discussione; e il suo lavoro non solo lo conferma, ma evita di cadere; nelle sabbie mobili di sospetti revisionismi Ciononostante l'au conferma, ma evita di cadere; revisionismi. Ciononostante l'autori; effettua una rivisitazione analitica della Repubblica Sociale Italiana che dovrebbe in qualche modo davvero mettere tutti d'accordo; purché si tratti di lettori in buona fede. E ad essi raccomandiamo caldamente il libro. Canapini getta luce non tanto sulle vicende, ricalcando, magari alla luce di nuova documentazione, la storia della Rsi; ma, piuttosto, si immerge nel tessuto istituzionale;, ideologico euntropologico dell'effìmero Stato nato sulle; ceneri del regime. Uno Stato percorso eia sinistri segnali della fine imminente, pervaso da un'aura di morte, di sangue, eli lutto, Con sguardo sagace, e; basandosi su una vasta base documentaria (importante è il ricorso ai fogli, ai lesti, ai materiali propagandistici della Repubblica; mentre originale e profìcuo si rivela l'utilizzo eli tosti narrativi, i quali spesso riescono a giungere là dovi; l'occhio freddo dello storic:o non arriva), l'autore ci invita a guardare in faccia non l'entità «Repubblica», ma la sua gente. Ed eccoli, i «repubblichini»: innanzi tutto i politici, che fanno fatica a inventarsi uno Stato che sia davve;re> indipendente dai tedeschi e dalla loro sempre più ingombrante tutela. Ad essi t:ontigui, gli amministratori, stretti fra l'incudine di una popolazione che si eli vide; equamente fra estraneità e; ostilità, e; il martello de;l partito (ce>n, alle spalle, l'occupante; nazista). Quindi - e svolgono il ruolo protagonista - i militari, i quali, tra un malintese) senso dell'onore e una routine militaresca, si cacciano nel viceilo cieco di tragici eroismi e inutili crudeltà: emblematiche le gesta della X Mas di .lunio Valerio Borghese. Ma, al di là di imprese che si collocane) nel difficoltoso spazio intemieidio tra il banditismo e il valor militare;, avrà ragione il generale Oraziani nel gennaio '45, ad ammettere: «Non siamo riusciti a dar vita ad un esercito». Accanto a tutte e; tre; le categeirie, in uno Stato dove la propaganda è quasi tutto, gli ideologi eiella «socializzazione»; troppo tardi, con un frasario del tutto privo di significato in quelle bocche;, essi provano a ricuperare un impossibile consenso popolare, in nome della lotta «contro il privilegiei non mai sazio». Gli stossi propagandisti, ricuperande> vece;bi arnesi come Giovanni Preziosi, si lanciano a capofitto nella campagna antisemita, aiutando la Repubblica di Salò a farsi complice dell'hitlerismo anche nella sua più orrenda avventura. Infine, lui, il capo sul viale del tramonto, «il prigioniero del lago»; un imbolsito, invecchiato e, paradossalmente, finalmente umano Mussolini, i cui sempre più infrequenti scatti di orgoglio bastuno a galvanizzare gli irridue:ibili, a dare speranze ai fedelissimi, e in definitiva a tenere in piedi un edificio barcollante. L'avvicinarsi della fine ridisegna i profili dei personaggi, li colloca in una più equa disposizione, accrescendo gli uni, sminuendo gli altri. 11 duc:e; del fascismo, il capei della «rivoluzione delle camicie nere», il «fondatore dell'Impero», dopo aver sognate) con la gloria di un'Italia messa in riga dalla Milizia fascista, la sua gloria personale, tenta di guidare quel po' di nazione che rimane sotto il suo controllo (più apparente che reale), verso un patetico «esame di riparazione», come dirà in un discorso dell'aprile 1944. Ma egli stesso è un cattivo docente, e le sue classi sono votate alla disfatta. Uscirà di scena tragicamente, senza onore, travestito da tedesco, dopo aver incitato sino all'ultimo i suoi a «morire in combattimento», perché «solo la battaglia completa l'tiome), solo chi risemia la propria vita, solo chi non teme di dare il proprio sangue, quegli è un uomo». Angelo d'Orsi LA REPUBBLICA DELLE CAMICIE NERE Luigi Ganapini Garbanti pp. 5/9 L 39 O00
Persone citate: Canapini, Giovanni Preziosi, Luciano Violante, Luigi Ganapini, Mussolini, Valerio Borghese
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