L'Occidente e il cuore di tenebra delle sue conquiste: lo spiega la letteratura di Mimmo Candito

L'Occidente e il cuore di tenebra delle sue conquiste: lo spiega la letteratura UH UBR «ORNO L'Occidente e il cuore di tenebra delle sue conquiste: lo spiega la letteratura Mimmo Candito DI se stesso, Edward W. Said dice di essere «un esule». Nato nel '35 in un villaggio di Gerusalemme da una famiglia palestinese di religione cristiana, ha passato quasi interamente la sua vita («da quando ne ho memoria») negli Stati Uniti, dove ora insegna alla Columbia University. «Sono un arabo ma con un'educazione di tipo occidentale», racconta nella propria storia. Tuttavia, a questa sua condizione di esiliato Said rivendica un valorepositivo, che si rifiuta al trauma della perdita, della mancanza (d'una terra lontana, d'una patria, persino del ricordo), e afferra invece l'opportunità che gli viene offerta di comprendere meglio i due campi di appartenenza, le due culture entro le quali si è formato, le due società nelle quali la sua storia personale è comunque passata. Lui, in realtà, li chiama «i due campi della divisione imperiale»; e su questo stesso concetto si regge poi l'impianto strutturale dell'ultimo suo libro. Said divenne uno studioso famoso nel mondo vent'anni fa, con la pubblicazione di quell'O rientalism (in Italia lo stampò successivamente Bollati Boringhieri) che riproponeva la lettura dei rapporti tra l'Europa e Inoliente» in un'ottica sottratta ai condizionamenti della comune visione etnocentrica (oppure cristiano-occidentale, se si preferisce), e recuperata invece ai valori di autonomia delle culture «altre». Quelli erano gli anni della più violenta lotta nazionalista del l'Qlp, ancora dentro la palude insaguinata del Libano; ma la solidità dell'analisi storica di Said riuscì a far accettare il libro come un testo scientifico, sottraendolo ai rischi di una classificazione strumentale all'interno del nazionalismo radicale palestinese. Questo Cultura e imperialismo muove generosamente da quel primo volume di rottura, e «cerca di delineare uno schema generale dei rapporti tra il moderno Occidente metropolitano e i suoi territori d'oltremare». Per disegnare lo schema, Said utilizza a pieno il suo complesso sapere di docente di Letterature Comparate, e viaggia con facilità dentro l'ampia produzione letteraria che l'Europa, nell'Ottocento e nel Novecento, ha dedicato al racconto e alla conoscenza dell'Africa, dell'India, dell'Oriente e dell'Australia. «Ho esaminato in particolare - spiega - quelle for¬ me culturali, quali il romanzo, che ritengo abbiano avuto una importanza enorme nella formazione degli atteggiamenti, dei riferimenti e delle esperienze imperialiste». Che sia allora l'Africa conradiana del Cuore di tenebra, l'Egitto verdiano dell'Arda, l'India rappresentata nel Kim di Kipling, oppure le opere della Austen, di Dickens, Defoe, Yeats, Henry James, o perfino l'incorniciatura mediatica che nella guerra del Golfo viene fatta dell'Irak e del nazionalismo arabo, comunque e sempre il campo d'analisi di Said diventa un territorio senza confini, dove lo smontaggio dell'aideologia coloniale» apre la porta alla scoperta di valori e messaggi che la forma-romanzo, o l'invadenza pervasiva dei massmedia, hanno comunicato in forma quasi subliminale alla nostra cultura collettiva. E di questo schema, la guerra contro Milosevic offre purtroppo un aggiornamento puntuale. Edward W. Said Cultura e imperialismo (Letteratura e consenso nel progetto coloniale dell'Occidente) Gamberetti Editrice 421 pagine. 49 mila lire