Tornano i raid sul Montenegro

Tornano i raid sul Montenegro Tornano i raid sul Montenegro Giovanni Cerniti inviato a P0DG0RICA (Montenegro) «Dobbiamo slare molto attenti, perché sotto le bombe non si ragiona». Branko Perovic, ministro degli Eslori del Montenegro, alle 7 di pomeriggio è nel suo ufficio, Ha appi; na finito la frase eli ecco in lontananza un rombo che s'avvicina. Un aereo Nato, due, tre. Diretti all'aeroporto militare, 10 chilometri dalla città, l'obiettivo. Si sente la contraerea che apre il fuoco dalla collina di Tutzi Otto bombe dagli aerei, daranno la prima notizia da Radio «Frec Montenegro», La pista e l'hangar dell'aeroporto non ci sono più, bruciano, missione compiuta. I tre aerei ripassano sulla città, la gente dalla strada vede nuvole tli fumo nero e scie bianche. Al porto di Bar, chiuso tla ieri, la contraerea tenterà di colpire gli aerei che tornano i! non rispondono al fuoco. Il ministro, a questo punto, aggiorna la sua frase: «Maledizione, sotto le bombe non si ragiona più!». Mancavano solo aerei e bombardamenti. E sono arrivati. Il Montenegro che si vuole abituare alla pace nemmeno si ricordava dell'allarme aereo risuonato alle 10 del mattino Nemmeno il ministro. In 22 giorni di guerra il Montenegro era stato bombardato solo due volte: il 31 marzo l'aeroporto e il deposito militare, il 7 aprile in risposta a tiri della contraerea dalle colline. Ora, come tenta il ministro Perovic, resta da capire se gli aerei Nato sono intervenuli per rispondere a manovre della Seconda Armata oppure no. Ma da almeno due giorni l'esercito tli Belgrado ha cominciato a prendere iniziative piuttosto evidenti. La chiusura del porto di Bar, oltre che rappresaglia nei confronti dei lavoratori contrari alla presenza di motovedette della Marina, era il primo segnale. 11 secondo e stato l'arrivo di truppe alle frontiere croata e albanese. «Vogliono sigillare il Montenegro», dice Perovic. Il comando dell'Armala, proprio ieri mattina, aveva fatto sapere al governo di Podgorica che «la Nato potrebbe attaccarci dal coste adriatiche». Un pretesto, o almeno cosi viene valutato. Ma è un pretesto che permette ai militari di Milosevic e del generale Milorad Obradovic di cominciare ad occupare le frontiere e il porto. «Sono provocazioni che continuano, ogni giorno una. E noi siamo sempre più tra l'incudine e il martello», commenta Perovic. Il partito di Milosevic ieri ha chiesto l'applicazione della censura per tv, ratlio e giornali. «Vogliono trascinarci a tutti i costi nella loro guerra, ma speriamo che la Nato non cada nella trappola». Erano le 7 del pomeriggio, ministro cos'è questo minore? La Seconda Armata si muove, sono temati acrei e bombe. «E noi siamo sempre più a rischio». E in serata le autorità del Montenegro hanno chiesto ài governo federale jugoslavo e alla Nato di mettere fine immediatamente a ogni tipo di violenza. «Esigiamo la fine della violenze - si legge in un comunicato emesso dal presidente Milo Djukanovic - e l'interruzione immediata degli attacchi Nato contro la Jugoslavia». Le colonne di fumo causate dalle esplosioni all'aeroporto di Podgorica

Persone citate: Branko Perovic, Milo Djukanovic, Milorad Obradovic, Milosevic, Montenegro Giovanni, Perovic