Sull'urna il fantasma di Bettino

Sull'urna il fantasma di Bettino APPELLI ALL'ASTENSIONE Al SOSTENITORI DEL SI' OGGI MANCA UN «GRAN NEMICO» Sull'urna il fantasma di Bettino Net '91 il clamoroso autogòl «Andate al mare» la storia Filippo Ceccarelli STARANNO fischiando le orecchie a Bettino Craxi, in queste giornate di pre-referendum offuscato dalla guerra, di astensionismo strisciante e d'incertezza sul quorum. Diceva qualche sera fa Veltroni: «Berlusconi fa oggi quello che fece Craxi nel '91». Diceva più o meno nello stesse ore Mario Segni: «Il grande populista Bossi fa esattamente quello che fece Craxi nel '91». Berlusconi o Bossi che sia, conta poco. 11 leader della Lega, oltretutto, già allora invitava il suo elettorato a scegliere la ugabina» balneare anziché quella elettorale. E anche il tema di quel lontano referendum - la preferenza unica - lascia il tempo che trova. La potenza del paragone sta nell'evocazione di Craxi. E in particolare in quel fantastico «andate al mare» che, proclamato all'inizio di una forsennata campagna astensionistica contro mi referendum «anticostituzionale», «antidemocratico», «mquinante», «antisociale» e «fonte di spreco», il 9 giugno 1991 incoraggiò 27 milioni di italiani - alcuni anche dopo essere stati al mare - a recarsi alle urne in una splendida giornata di sole. Uno dei più straordinari boome ranu della storia repubblicana. Un errore così incredibile da far scrivere a Montanelli di un Craxi «obnubilato nella sua sensibilità politica e forse anche debilitato dai malanni». Anche allora, in effetti, c'era il «mal di quorum»; l'anno prima erano falliti i referendum sulla caccia e i pesticidi; il quesito era ugualmente e incomprensibilmente tecnico quanto quello di oggi; e a parte la guerra (del Golfo), le stesse ricerche demoscopiche, pure dello stesso professor Mannhcimcr, denunciavano nell'opinione pubblica un senso crescente di indifferenza ed estraneità alle faccende politiche, una specie di nauseato sfinimento che certo non giocava a favore del referendum. Si è poi scritto che nel lanciare la campagna astensionistica Craxi disponeva di un sondaggio clic- dava la possibile affluenza tra il 15 e il 20 per cento - alla fine fu il 62,6. A chi, sulla base di altre indagini, espresse dubbi, rispose che erano «manipolate»; e che dopo gli si sarebbe potuto «togliere la licenza». Avercelo, oggi, un Craxi come quello di allora... Il due giugno andò alla Maddalena e poi a Caprera per la consueta commemorazione garibaldina. Mentre stava mangiando arrivò un telecronista a chiedergli cosa avrebbe fatto quella domenica, se avrebbe votato o no. Imbolaiit i > come poche altre volte, tale e quale a un personaggio di Altan, Craxi sospirava, fremeva, girava le spalle alla telecamera, senza rendersi conto che le stava gb-ando pure ai telespettatori. Poi si guardò in giro come a riconquistare l'attenzione e, sempre ignorando il giornalista che temerariamente seruitava a mettergli quel microfono sotto il naso, chiese perentorio: «Passatemi l'olio!». Il momento in cui la sequenza dell'olio fu mandata in onda, scrisse poi su Repubblica Beniamino Placido, fu quello in cui Craxi perse la sua battaglia anti-referendaria. Forse è proprio la mancanza di un figura del genere che oggi preoccupa Segni e gli altri referendari. La storia del mari?, a onor de) veni, il leader del garofano se la giocò non più di un paio di volte. 11 suo vice Di Donato, semmai, la riven¬ dici) in televisione; e il fedelissimo Fabio Fabbri, onesta persona, ma autentico robot del craxismo, svariò sul tema annunciando che, essendo di Parma, quella domenica sarebbe andato a passeggiare per l'Appennino. La formula che più usava Craxi era quella del «no rafforzato». Gliela aveva data in prestito Talloni presidente della Repubblica Cossiga, in fase acuta di picconamento (proprio in quei giorni lo scontro con il presidente della Corte Costituzionale e con il vicepresidente del Csml. Più che il referendum, su cui era probabilmente d'accordo, e che comunque voto (seppure all'ultimo minuto), Cossiga diffidava del fronte referendario, detto «partito trasversali!». E anche per questo non poteva permettersi il lusso tli perdere il sostegno di Craxi. Così avallò sul piano politico e costituzionale la linea del non-voto, o «no rafforzato» che fos¬ sili si. oltre ,i Segni e Cicchetto erano schierati un po' ili repubblicani e liberali, i verdi, Rifondazione e, con qualche perplessità, il msi di Hauti I pannelli,ini votavano no, ma almeno votavano, Era soprattutto lii de, già ben involtolata nei suoi guai, che non si capiva proprio cosa volesse Con aria quasi rassegnata, il presidente del Consiglio Andrcotti si limito a lare qualche siipido commentino sui stiliti 700 miliardi che anche allora - essendosi ripreso il tema giorni fa da parte di Berlusconi - veniva a costare la consultazione. «Le elezioni sono care» risposero i referendari richiamando l'autore di quella frase: Mussolini. 11 massimo dell'enigmaticità lo toccò ovviamente Forlani, per mezzo di un complessa circonlocuzione sulla liberta, le libertà, di coscienza, di voto, non-voto. boli. De Mita, legioni irpine al seguito, sembro prima appoggiare il referendum, poi lo defini - e non s'è mai capito quanto il giornalista avesse attutito il termine «una cavoiata». Anche questa indeterminatezza, probabilmente, costribuì a insospettire Craxi A differenza del leader socialista, per istinto la de mirava - «intelligentemente», come ha poi riconosciuto lo slesso Segni ti narcotizzare e quindi a sminuzzare il referendum secondo lo sperimentatissimo canone: «Soprire e troncare, padre molto reverendo, troncare e sopire». Da questo punto di vista, il controllo della Bai (il direttore del Tgl Vespa blocco un'in tervista a Segni) era perfettamente funzionale. E magari avrebbe pure funzionato. Solo che Craxi si mise di traverso. Per arroganza, perdita di senso della realta o amore del rischio, chissà, trasformò quel voto in un referendum su quella Prima Repubblica di cui lui era un perno fondamentale. Un simbolico destino lo porto a commentare la disfatta a Beirut, davanti alle macerie. Due referendum - ieri e oggi - per un'Italia meno diversa tli tinello che la storia, con le sue stiracchiate analogie, lasci indovinare. Per arroganza, perdita di senso della realtà o amore del rischio, Craxi trasformò quel voto in un giudizio sulla Prima Repubblica: e perse Qui accanto Renato Mannhcimcr A sinistra l'ex leader del psi Bettino Craxi

Luoghi citati: Beirut, Italia, Segni