Mogol sveglia Celentano di Marinella Venegoni

Mogol sveglia Celentano Intervista all'autore, che firma i testi del ed del molleggiai vendita a maggio Mogol sveglia Celentano «Con me Adriano è risorto» Marinella Venegoni AvfGLJANO~UMBR¥"" Giulio Rapetti in arte Mogol, l'uomo che rese immortali le canzoni più belle di Lucio Battisti, si è infilato in una grande sfida e adesso che il lavoro è concluso appare del tutto soddisfatto: ha scritto dieci delle 12 canzoni che compongono il nuovo disco di Celentano, quello che tutti già annunciano come rinascita del Molleggiato, uomo di molte e contraddittorie stagioni artistiche. Il disco s'intitola «Io non so parlar d'amore», dal verso di un brano, e uscirà il 5 maggio; è preceduto da oggi, anche in radio, dal singolo «Gelosia», assai carino, dove il Celentano miglior interprete s'incontra con una melodia effervescente di cui è autore Gianni Bella, abituale collaboratore di Mogol. Mogol-Bella sono autori del 90 per cento del disco. E' contento di com'è andata con Celentano, Mogol? «Sì. Ho avuto molti riscontri positivi: è uno di quei dischi dove suona tutto, dove c'è dentro di tutto. C'è un'energia in cui si assomma l'energia di tutti i professionisti che suonano. Celentano ne è uscito alla grandissima». Com'è avvenuto il contatto con Adriano? «Nella mia scuola di Avigliano, il Cet, avevamo fatto l'ascolto del disco di Celentano e Mina; gli allievi sono rimasti colpiti dalla sua voce straordinaria e attuale. Proprio quel giorno, è venuto qui Detto Mariano, che tiene dei corsi di musiche da film. A cena, gli ho detto: mi piacerebbe fare qualcosa con Adriano, perché ha una bella voce. Dopo 25 giorni, Mariano mi ha detto solo che Adriano aspettava una mia telefonata. Ci siamo visti, a casa sua, e abbiamo cominciato a lavorare». Cosa rappresenta per lei Celentano? «Prima di tutto è un'amicizia che dura da trent'anni. E' l'amicizia di due che hanno la stessa cultura di base: lui è nato in Via Gluck e io due chilometri più in là, a Città Studi. Tutti e due giocavamo nelle strade da bambini e facciamo parte di una cultura milanese di altri tempi, molto rigorosa, pura, ingenua. Milano era una città un po' speciale, sotto il profilo del rigore; come sia adesso non lo so perche non ci sto più». Che pensa di lui come interprete? «Ha questa ruvidezza nella voce, che lo fa cantante rock anche quando canta melodie d'amore. Una voce asciutta, che ti dà un altro tipo di emozione». Come le è venuta l'ispirazione? «Non mi arriva mai. Io trovo le parole nella musica, nella voce, nel provino, nell'espressione, nei colori di quello che mi viene tra¬ smesso: e cerco poi nella vita mia e di altri le parole per quel tipo di intenzione. C'è una canzono molto bella che racconta come il momento più importante di un rapporto sia quando loro due si addormentano insieme, abbracciati: quando si assentano insieme, in¬ somma. Se ci riflette, questo non è mai l'obiettivo manifesto di nessuno, ma l'orso è il momento sublime». E' mi disco tutto amore? «Il problema del rapporto uomodonna è molto complesso Non si può esigere proprietà poro esso si spezza nel momento in cui questa non c'è più; presuppone sensibilità diverso, e può darsi che una persona non s'accorga di quanto male fa: in questa complessità, tutti hanno molto da imparare Tutti pensano che renda di più il discorso egoistico, invoce e fallimentare». Avete dibattuto, con Adriano? «Qualche volta mi ha abbracciato Mi hanno gratificato lui, Gianni Bella e anche Claudia Mori che è veramente straordinaria: Adriano ha avuto il conforto della sua presenza, in fase esecutiva è stata lei a tenere le redini tli tutto». Quanto avete lavorato insieme, in passato? «Ho scritto per lui nei Sessanta iB canzoni, fra le quali "Il Tangaccio", "Grazie Prego Scusi", "Nata per me", "Mondo in ini settima", "Una festa sui prati". Siamo due amici che si ritrovano». manvene»! tm.it GELOSIA » WVon bo nessuno a parte te Che mi ba tradito come sai Io mi sento un'auto dje non ha Non ini più il motore E mi sento un uomo che vivrà Nel suo dolore, nel dolore Solo nel suo dolore ormai Eppur mi sento forte sai Sarà perché non odio mai... » di MOGOL e GIANNI BELLA «Io non so parlare d'amore»: dodici canzoni con musiche di Gianni Bella su gelosie e complessità dei rapporti di cuore no o» Adriano Celentano e, sopra, un'immagine di Mogol, che spiega: «Man mano che scrivo cerco sempre di più la felicità»

Luoghi citati: Avigliano, Città Studi, Milano