Pooh, la felicità di reinventarsi di Marinella Venegoni

Pooh, la felicità di reinventarsi Un disco, il tour, e uno studio avveniristico Pooh, la felicità di reinventarsi Marinella Venegoni Inviato a MILANO Sono un gruppo, ma anche un'azienda familiare: dopo 33 anni passati insieme com'è successo ai Pooh, si finisce per diventare parenti anche senza legami di sangue. Fanno una qualche tenerezza, a vederli tutti e quattro pimpanti e vestiti di nero come usa nella musica pop; in ottima forma fisica, abbronzatelli e fieri della nuova «fabbrica dei Pooh» che si chiama in realtà «Studio Apricot»: «un posto dove cerchiamo di ottimizzare il futuro», spiega orgoglioso Red Canzian il bassista, che segue per il gruppo i rapporti con la stampa e la parte grafica; D'Orazio si occupa invece di radio, tv e marketing; Battaglia di strumenti e arrangiamenti e Facchinetti viene definito «l'anima più musicale». Hanno ristrutturato, i quattro vecchi ragazzi, parte di un capannone preso in affitto alla periferia di Milano, e hanno appena finito di concentrare lì tutta l'attività che li riguarda, in una lunga teoria di stanze pensate per ogni necessità e arredate con gusto allegro: ci sono gli uffici contabili, lo studio grafico ma anche una cucina per quando viene fame, con appese alle pareti loro poster spiritosi fra carote e mele; c'è una camera da letto per «le botte di sonno» con quattro lettini, ognuno dei quali ha sopra la gigantografia del titolare regolarmente sdraiato sul proprio giaciglio: è, insomma, un mondo pulito semplice e ordinato che somiglia alla loro musica. Il colpo eterno di genio dei quattro vecchi ragazzi sta nella cura del marchio e nel reinvestimento su se stessi: e allora nella fabbrica dei Pooh c'è naturalmente anche una sala di registrazione avveniristica, tutta digitale; e poi un magazzino con tutti i loro strumenti di tutte le epoche minuziosamente catalogati, e un archivio curato dal figlio di Facchinetti che contiene tutti i nastri dei loro dischi dall'origine: «Ci siamo comprati tutto ciò che abbiamo fatto da quando siamo nati - spiega Canzian -. Qui dentro ci sono 100 miliardi di fatturato». Al piano terra, infine, c'è uno smisurato capannone con tanto di botteghe artigianali da fabbro e falegname, dove si fanno i montaggi sperimentali del palco. Lnsomma, una vera fabbrica a ciclo integrato, che ieri sera ha ospitato una grandissima festa con 350 invitati, dal titolo «Un posto felice» proprio come l'album che esce ogri e il tour che parte il 19 marzo. Suono e cura sono perfetti, la chitarra di Battaglia svetta in alcune pregevoli performances: sono soprattutto ballate pop, più qualche pezzo veloce anche un poco spregiudicato, come «Dimmi di sì» di Facchinetti/D'Orazio, dove s'invita a una relazione senza sottintesi affettivi: «Dimmi^di sì, senza promesse/ Senza'studiare le prime mosse/ Perché ci piace, perché c'incanta/ Perché sei tanta». Nel disco si parla soprattutto d'amore, argomento nel quale la Ditta è assai ferrata; in 4, i Pooh hanno 9 figli: primo in classifica Facchinetti con 5; maglia nera D'Orazio, intenzionalmente signorino a tutto campo e zero bebé. I Pooh, insieme da 33 anni, hanno aperto una «fabbrica per ottimizzare il futuro»

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