Metti Adua tra Benito e Lenin di Giorgio Calcagno

Metti Adua tra Benito e Lenin Un fenomeno nato dopo l'unità: uno specchio I dell'Italia sommersa Metti Adua tra Benito e Lenin // nome ideologico come sogno di riscatto Giorgio Calcagno III, :to luglio 1883 un fabbro romagnolo si presentò alla parrocchia di Dovia, una I piccola fraziono di PredapI pio, e chioso di battezzare il bambino. «Benitus Amilcar Andre i», registro il prete, «figlio di Alo. .indio Mussolini e di Rosa Mal'..ni». Il nome Henitus non appariva nell'elenco dei santi, ma il prete sapeva, o fingeva di sapere, eh'! era la riti adozione latina della versione spagnola di Benedictus. Su Amilcar poteva soprassedere. Audi la era addirittura il nome di un apostolo. K battezzo. il fabbr > pensava a Lutt'allri modelli. Benito por lui ora Juarez, il capo 'iella resistenza messicana che aveva latto fucilare - orrore Massimiliano d'Absburgo. Amilcare 'T.'i Ciprinni, l'anarchico conosciuto comi (d'uomo piti rosso d'Italia». Andrea era Costa, fondatore del Partito socialista rivoluzionario di Romagna, li come Benito fece registrare il bimbo in municipio. Quel piccolo bbe dato qualche buoua soddisfazione al padre, noto anticlericale A 27 anni, nel 1910, faceva approvare al congresso socialista tli Forlì un ordine del giorno che obbligava i socialisti a «evitare il matrimonio religioso, il battesimo dei figli e tutti; le altre cerimonie cultuali». Lo stesso cognome del fabbro, pochi anni dopo, sarebbe diventato un nome proprio: collie «Mussolino», scelto nel 1915 da un padre altrettanto anticlericale ci" aveva già chiamato il primo ligi, i Jaurès, in omaggio al leader socialista francese, e avrebbe chiamato il terzo Lenin. Non poteva sapere, l'uomo di l'redappio, quale diverso destino era riservato al nome, Bonito, in anni successivi. Benito, chiedevano di battezzare i loro piccoli i più ossequienti fra gli italiani del Ventennio, senza intimorire più alcun prete. I più zelanti cercavano di creare accanto al nome abbinamenti che potessero gratificare il Nominato: come Benito Giulio Cesare, Benito Napoleone, Benito Impero; se si trattava di una bambina, Benita Edda, o F.dda Benita Galeazza. Finché, nel 192(ì, proprio quel figlio, immemore dei suoi Ciprìani e dei suoi Costa, avrebbe approvato una legge che vietava tutti i nomi anarchici, socialisti, antireligiosi e per qualunque ragione ribelli. Molti italiani dovettero presentarsi al giudice per una pulizia onomastica. I magistrati più tolleranti trasformarono gli Ateo in Athos, le Atee in T'bea, i Lenin in Leonello, le Lettino in Lena, i Comunardo in Nardo, i Primo Maggio in Primo, perché restasse almeno una traccia del nome originario. Ma in alcuni casi, anche più imbarazzanti, e for- se per desiderio degli interessati, i nomi verniero capovolti: i Soviet di Urbino divennero Crescentino, il santo protettore della città; una Satana di Ravenna fu trasformata in Santa Antonietta; un Comunardo Ateo di Livorno, ormai quarantenne, scelse di chiamarsi Luigi Pio; e qualcuno, più realista di tutti, come un Caserio di Cagli, volle essere, dal 1929, Benito. Il nome ideologico è stato per decenni riserva (U caccia dei linguisti, che vi hanno esercitato la loro curiosità, e anche - ma come si poteva evitarlo? - la loro ironia. Adesso lo stanno scoprendo gli studiosi di storia, di psicologia, di antropologia. E sta per uscire dal Mulino un grosso saggio di Stillano Pivato, // nome e la stoiia, che stabilisce il primo documentato rapporto fra «onomastica e religioni politiche nell'Italia contemporanea», come dice il sottotitolo. E' il frutto di una ricerca che l'autore ha condotto, con i suoi allievi dell'Università di Urbino, in un campione di cinquanta Comuni, grandi e piccoli, di Emilia e Romagna, Toscana, Marche, Veneto e Lombardia, Attraverso gli uffici di stato civile, i registri parrocchiali, le procure della Repubblica, è venuta alla luce la mappa stupefacente di un'Italia sommersa, e oggi scomparsa, ma decisiva per comprendere tante mutazioni della nostra società. Il fenomeno del nome ideologico, importato con qualche ritardo dalla Francia giacobina, si sviluppa nel nostro Paese soprattutto dopo l'Unità, con l'istituzione nel 1866 dell'anagrafe civile, che sottrae la scelta onomastica al filtro esclusivo della Chiesa. Quei genitori delle future regioni rosse volevano segnare, attraverso i nomi dei figli, una volontti di rottura dei padri con l'ambiente che li circondava: sociale, politico, religioso. Appartenevano alle classi più umili, cultu¬ ralmente poco alfabetizzate. Ma covavano una volontà di riscossa e, non avendo molte altre scelte nella vita pratica, la manifestavano con i nomi. I figli dovevano diventare l'emblema della loro protesta. Nei primi anni quella volontà si espresse richiamando i personaggi della Rivoluzione e del Risorgimento: e gli stati civili si popolarono di Robespierre e di Danton, di Mazzini e di Garibaldi; senza tener conto di chi quei nomi li doveva poi portare- Come le bambine chiamate Nulla per ricordare l'eroe garibaldino Francesco Nullo (ma anche il Nulla della negazione), o i maschietti lanciati nella vita come Saffo per onorare l'Aurelio Saffi della Repubblica Romana. Quando il verbo anarchico ha cominciato a fare presa, soprattutto in Romagna, si è andati su temimi più pesanti: Dinamite, Terrore, Odio, Plebaglia, Forca. E si è dato sfogo, nell'onomastica, alla vena anticlericale: con nomi come Antidio, Lucifero, Lutero e Luterà, Idolatria, fino al femminile Desdemonte, che incrociava la Desdemona dell'Otello con il demone finale. Nemmeno dall'altra parte, fra i devoti alla patria, si scherzava: saccheggiando la carta geografica per dare ai figli i nomi delle guerre coloniali, da Tripolina a Ambalagia, da Makallé a Ritreo (per Eritreo). E c'è stato uno sciagurato padre che ha voluto celebrare nel nome del figlio il primo paese conquistalo dagli italiani dopo lo sbarco a Massaua: purtroppo per l'innocente, quel paese si chiamava Monkullo («e sventoli a Monkullo / il vessalo tricolore», diceva la canzone, di altro sciagurato]. Il fenomeno è durato cento anni, ed è finito con l'ubriacatura ideologica del fascismo, che ha messo in guardia gli italiani per sempre. Con la Liberazione non sono nati né Palniiri né Aloidi, nessun bambino Stalin in Italia è venuto a sostituire i Lenin degb anni ruggenti. L'unico Togliattino è stato un caso così insolito da fare notizia sui giornali. Non risulta che, nel Ventennio, qualche giudice abbia imposto, nonostante la legge, di cambiare il nome Mussolino. Ma migliaia di Benito hanno scoperto, dopo il 1945, che quel parroco di Predappio, nel battezzare il figlio de) fabbro, pensava in realtà a san Benedetto. Si arrivò a chiamare i bambini Makallé e Monkullo, simboli delle guerre coloniali Una ricerca storica documenta il primo rapporto tra «onomastica religioni politiche contemporanee» 9 Società e nato dopo l'unità: uno specchio Una ricerca storica documenta il primo rapporto tra «onomastica religioni politiche contemporanee» I dell'Italia sommersa Benito Mussolini: il suo nome dominò l'Italia del ventennio Accanto a lui Lenin e. sotto il disegno di Vannini, Giuseppe Garibaldi