«Il sequestro di fontina può metterci in ginocchio» di Claudio Laugeri

«Il sequestro di fontina può metterci in ginocchio» Aosta, i produttori: «Rovinata l'immagine del prodotto». Alcune forme surgelate erano del '93 «Il sequestro di fontina può metterci in ginocchio» Claudio Laugeri AOSTA «Certo, le ripercussioni sono inevitabili. Come facciamo a far capire alla gente che soltanto le fontine sequestrate erano congelate?». E' preoccupato Romano Lacroix, componente della giunta del Consorzio produttori fontina della Valle d'Aosta, dopo il sequestro di 500 tonnellate di fontina e altri formaggi locali conservati nelle celle frigo di un «maxicapannone» a Pollein e nella sede della Cooperativa produttori latte e fontina, a Saint-Christophe. A intervenire sono stati i carabinieri del Nas di Aosta, coordinati dal sostituto procuratore della pretura Rosa Liistro: hanno messo i sigilli a oltre 50 mila forme, in parte (più o meno 3 mila) già infilate in una «cella di maturazione» (temperatura da 4 a 12 gradi) per lo scongelamento. Il maxicapannone è della Regione, che ha affidato la gestione dell'impianto alla «Ge.Ca.». Sott'inchiesta sono finiti il presidente di quella società (Cesare Gaetani) e il presidente della Cooperativa produttori latte e fontina (Cesare Rossetti il reato ipotizzato è di frode in commercio: le forme erano destinate alla vendita come fresche anche se erano state congelate. Lacroix e i colleghi del Consorzio fontine hanno il compito di marchiare le forme di formaggio locale. Il loro responso vale un timbro di qualità. «Ma che cosa possiamo fare se poi vengono congelate? Noi esaminiamo i formaggi, vediamo se hanno le caratteristiche per 0 marchio - spiega -. Sul resto, abbiamo poca voce in capitolo. Certo, c'erano voci di fontine surgelate, ma sono sempre state smentite». Già da qualche anno, nell'ambiente di agricoltori e allevatori, c'era un tormentone: ipotesi di decine di migliaia di fontine rimaste invendute e accatastate chissà dove. Voci sempre bollate come fantasie dai responsabili della Cooperativa. Poi, arrivano i Nas e spuntano formaggi surgelati datati 1996 o anche 1993. «Impossibile vendere fontine degne del marchio dopo tanto tempo, a meno di congelarle • dice ancora Lacroix -. Certo, non sono comunque lo stesso prodotto». L'immagine della Valle d'Aosta è legata al nome della fontina, formaggio tipico che da una paio d'anni ha guadagnato anche il marchio «Dop» (denominazione di origine protetta) a livello europeo. E di certo, il «megasequestro» non gioverà all'immagine della regione. Ma possibile che nessuno abbia mai controllato? «Noi non possiamo» dicono al Consorzio; «L'impianto è affidato in gestione alla "Ge.Ca.", interveniamo soltanto per la manutenzione», dice l'assessore regionale all'Agricoltura, Carlo Perrin. Così, il maxicapannone di Pollein finisce per somigliare a quei sotterranei modello «X-Files», dove pochi addetti ai lavori conoscono i segreti nascosti dietro gli sportelli di metallo del «tunnel ad alta tecnologia», come l'assessore Perrin definisce la struttura. I tentativi di fermare il tempo per le fontine potevano risol¬ vere i problemi di marketing. A scapito dell'immagine. Dell'intera Valle d'Aosta. «Speriamo che non tocchi ai produttori pagare lo scotto di questa vicenda», dice ancora Lacroix. Martedì si è riunita la giunta del Consorzio fontine, la prossima settimana potrebbe esserci un'assemblea straordinaria. «Mi chiedo che cosa possiamo fare...», sfuma con aria sconsolata Lacroix. In questi giorni il giudice Paola Odilia Meroni deciderà se convalidare il sequestro. Poi dovrà decidere se le 50 mila forme possono finire nei negozi con tanto di marchio. Altrimenti, che fine faranno? PRODUTTORI SENZA SCRUPOLI, UNA CATEGORIA DA COLPIRE

Persone citate: Carlo Perrin, Cesare Gaetani, Cesare Rossetti, Lacroix, Paola Odilia Meroni, Perrin, Romano Lacroix

Luoghi citati: Aosta, Pollein, Saint-christophe, Valle D'aosta