Presto liberi sessanta boss
Presto liberi sessanta boss Affiliati alla cosca Piromalli-Molè uscirebbero per scandenza dei termini Presto liberi sessanta boss Del Turco lancia Vallarme al governo e al Csm REGGIO CALABRIA. Sessanta affiliati alla cosca Piromalli-Molè, condannati all'ergastolo dalle corti di Assise di Reggio Calabria e Palmi, potrebbero tornare in hbertà nei prossimi giorni. I termini di custodia cautelare stanno per scadere a causa delle motivazioni di tre sentenze, che risalgono a due anni fa, non ancora depositate. Il presidente della commissione Antimafia, Ottaviano Del Turco, ieri pomeriggio ha investito del problema il governo e il Csm, al quale ha inviato una lettera in cui sollecita una soluzione al problema che «preoccupa i magistrati della Dda di Reggio Calabria». Del Turco ha preso l'iniziativa sulla base di una segnalazione fattagli dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Salvatore Boemi, in una lettera. «Nel prossimo me¬ se di agosto - ha scritto Boemi a Del Turco - un'intera legione di prestigiosi esponenti della 'ndrangheta riacquisterà la libertà per la cronica incapacità delle strutture giudiziarie calabresi a fare fronte ai propri gravosi impegni. Tra costoro capi, luogotenenti, affiliati e fiancheggiatori del casato Piromalli-Molè di Gioia Tauro. Ho deciso di segnalarle direttamente il problema perchè ritengo che con il solo approccio burocratico non si possano affrontare problemati¬ che di tale gravità. Nò si può farlo mantenendo nel solo ambito giudiziario la circolazione delle doverose informative in merito a quella che rischia di tramutarsi - sostiene Boemi - in una sconfitta irreperabile perla giustizia». «Ci sono in gioco 120 ergastoli - spiega Boemi - che rischiano di andare in fumo a causa del fatto che in Calabria c'è una forte carenza di magistrati. I giudici a latere, quasi sempre giovani, vengono trasferiti subito dopo la fine dei processi, e il presidente si trova da solo a scrivere le sentenze che riguardano decine di imputati». Il procuratore di Reggio Calabria, Antonio Catanese, in una lettera inviata ai colleghi calabresi, si sofferma sulle «condizioni di eccezionale allarme sociale» che potrebbe verificarsi con la scarcerazione dei boss della 'ndrangheta. [1. a.] li procuratore aggiunto Salvatore Boemi
Luoghi citati: Calabria, Gioia Tauro, Palmi, Reggio Calabria
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