« Un decreto da cambiare » di Daniela Daniele
« Un decreto da cambiare » VENTI DI RIVOLTA, NUMERO CHIUSO ALL'UNIVERSITÀ'? « Un decreto da cambiare » I camici bianchi: sbagliato spedirci a casa intervista Daniela Daniele Il mondo dei medici è in subbuglio. Il decreto non piace e si prevedono venti di rivolta tra i camici bianchi. A cominciare da quelli «di famiglia». Mario Falconi, lei rappresenta i medici di base e guida la loro associazione sindacale, la Fimmg. Avete annunciato azioni di protesta, perché? «Il decreto contiene luci e ombre. Troppe ombre, a dire il vero. E trat¬ tandosi di una riforma della riforma della riforma... ci saremmo aspettati qualcosa di meglio». Per esempio? «Parlo perla nostra categoria. Ci sono, senza dubbio, aperture nuove per quanto riguarda la medicina sul territorio, ma il coinvolgimento dei medici di famiglia non è ancora sufficiente. Non s'ò avuto il coraggio di fan; di più». Che si sarebbe dovuto fare? «Avevamo chiesto che il distretto potesse godere di autonomia finanziaria, ma la nostra richiesta non è stata ascoltata. E avevamo proposto che, ;i fianco del direttore del di¬ stretto, ci fosse un medico di famiglia: questo suggerimento è stato solo parzialmente accolto. Il decreto, infatti, stabilisce che il direttore "può" richiedere il contributo del medico di famiglia. "Può", non "deve". C'è una bella differenza». Che cosa pensa del pensionamento a 65 anni per far posto alle nuove leve? «Su questo daremo battaglia. E sarà dura. Il decreto non fa differenza tra medici convenzionati e dipendenti. In questo modo si scarica tutto l'onere - e si tratta di cifre pazzesche - sull'ente di previdenza privato. Non solo: così facendo, si attri¬ buisce tutta la responsabilità della pletora medica ai medici. Ma se ci sono troppi laureati non è colpa nostra». Si torna al discorso del numero chiuso all'università? «E' inevitabile che ci si torni. Se quel "rubinetto" continua a essere aperto, i medici saranno sempre di più, si arriverà, lo ripeto per l'ennesima volta, ad avere il medico di condominio. Quindi, non è certo mandandoci in pensione prima che risolveremo il problema». E dell'incompatibilità tra lavoro nel pubblico e Libera professione nel privato, che dice? «A questo daranno risposta i colleghi ospedalieri. Mi limito a osservare che ogni imposizione che viene dall'alto, ogni norma stabilita, rigidamente, per legge, è destinata, in questo campo, al fallimento. Il problema dev'essere sottoposto alla libera trattazione delle parti. In caso contrario si rischia sempre di dover fare i conti con onde di rigetto». Lei ha parlato di luci e ombre, ma finora ha solo delineato ombre. «Una cosa positiva c'è. La riconferma del diritto alla salute per tutti. Adesso come adesso questo diritto è negato: i ricchi si possono far curare meglio dei poveri». E adesso che cosa ci dobbiamo aspettare? «Se il decreto non verrà modificato saremo costretti ad alzare il livello della protesta: sabato decideremo».
Persone citate: Mario Falconi
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