Condannate Ferrara e Scattane a 18 anni» di Giovanni Bianconi

Condannate Ferrara e Scattane a 18 anni» Chiesti anche 4 anni per il professor Romano, 5 per Liparota e un mese per la superteste: è stata reticente Condannate Ferrara e Scattane a 18 anni» Delitto Marta, ipm: crimine ispirato alle teorie di Nietzsche Giovanni Bianconi ROMA Le richieste di condanna sono quelle previste, ma arrivano solo alla fine di un lungo percorso che passa pure per Nietzsche, Buffalo Bill e «Beautiful». La conclusione è che Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro hanno commesso l'omicidio volontario - anche se non premeditato - di Marta Russo, e per questo vanno condannati a 18 anni di carcere; 5 anni e 9 mesi toccherebbero all'usciere Francesco Liparota (non più complice nel delitto ma solo favoreggiatore e custode della pistola) e 4 al professor Romano, anche lui colpevole di favoreggiamento. Il procuratore aggiunto di Roma Italo Ormanni - il magistrato che indaga sui delitti di Roma - conclude la sua requisitoria disegnando uno scenario in parte inedito di ciò che accadde, secondo l'accusa, nell'istituto di Filosofia de! Diritto la mattina del 9 maggio 1997. Ognuno dei protagonisti ha il suo ruolo in una trama da thriller psicologico. Il pm la svela ai giudici della corte d'assise, forse consapevole che un anno di udienze non ò bastato a far apparire le prove a carico degli imputati cosi granitiche come pensa i'accusa, nel tentativo di spiegare un delitto apparentemente inspiegabile. Il movente (non dell'omicidio, ma dello sparo dalla finestra dell'aula 6) alla fine c'è. «Scattone e Ferraro sostiene Ormanni - hanno voluto sparare accettando il rischio di uccidere qualcuno, per dimostrare loro stessi l'applicazione pratica delle teorie studiate nei loro seminari. Hanno corso il rischio per via del Superuomo che è in loro». Quello che hanno messo in pratica è «un disegno criminale che va al di là del bene e del male, ispirato alle teorie di Nietzsche». Giuridicamente una situazione del genere rientra nella categoria del dolo eventuale, e quel che significa l'ha già spiegato l'altro pm: è come quando un automobilista attraversa a gran velocità un incrocio col semaforo rosso, cosciente di poter investire e uccidere qualcuno. Salvatore Ferraro è il vero organizzatore del piano, Giovanni Scattone l'esecutore materiale, «una specie di Buffalo Bill che spara verso il basso, in un viale affollato da centinaia di persone». E quel gesto dell'altro assistente di mettersi le mani nei capelli «in segno di disperazione» come disse Gabriella Alletto, non fu perdio qualcuno era stato colpito: «Ferraro era all'intorno della stanza e dunque non poteva vedere quel che accadeva fuori. Lui si inette le mani nei capelli perché in quel momento entra Gallinella Alletto, una testimone che ha visto e non doveva vedere. "Se questa parla ci inguaia", pensa, come infatti è avvenuto». Dopo lo sparo è ancora lui, Ferraro, a tirare le fila del piano. Toma a casa, parla al telefono col suo amico Condemi (un calabrese inquisito per tentato omicidio in un altro processo), e nel pomeriggio è di nuovo alla Sapienza, per recuperare e far sparire la pistola con la quale Scattono-Buffalo Bill ha sparato uccidendo Marta Russo. Il passo successivo è quello di far lacere i testimoni, e ci pensa sempre Ferrara. «Lui conosco bene continua Ormanni - il carattere piccolo-piccolo-piccolo borghese della Alletto, la sua sudditanza nei confronti del professor Romano, vero deus ex machina della manipolazione delle indagini dopo la morte di Marta Russo». Della donna, quindi, non c'è tanto da preoccuparsi. Quanto a Liparota, «che nasconde la pistola ma non è al corrente del disegno criminoso, porche non ne capirebbe nemmeno la sua valenza culturale nietzschiana, lo tiene sot¬ to controllo con mezzi più semplici: lo minaccia e basta». Per depistare gli inquirenti, inoltre, ci vuole qualcuno che gli fornisca mi alibi, ed ecco che Ferraro manovra l'amica Marianna Marciteci: «Sa che ha un debole per lui, è una stupidina che crede di viveri; in un film e accetta di dire cose non vere, pensando di essere una novella eroina di "Beautiful"». A questo punto l'opera è completa, e per questo i due imputati scelgono la strada della negazione totale «Né è vero - chiosa il procuratore - che Ferraro poteva dissociarsi da Scattone come ha voluto far credere». Ora è completa anche la ricoslni- /.ione con la quale l'accusa ha «vestito» le prove raccolte! contro Scattone e Ferraro: le testimonianze di Gabriella Alletto (per lei, iniziai- mente favoreggiatrice, si chiede un mese di carcere), Maria Chiara Li- pari, Giuliana Olzai, la madre di Li- parota. Respinta con sdegno ogni ipotesi di aver «comprato, minai - ciato, subornalo o ellissi ì cos altro i testimoni», Ormanni passa all'altro corno del problema: le perizie tee- nichc ordinate dalla corte che han no messo in dubbio lo spunto ini- zialc di tutta l'indagine, quella particella di (presunta) polvere da sparo trovata sul davanzale della finestra mimerò 6. Il pm ha parole dure per quei periti: le loro conclusioni sono «inattendibili, superficiali, contraddittorie con se stesse e con i dati scientifici internazionali... Hanno fatto mio show down perché la risonanza di questo processo poteva essere utilizzala come ulteriore rampa di lancio Hanno detto che una particella con bario e antimo ilio non è esclusiva dello sparo, ignorando tutta la letteratura mondiale. E che quella di piombo e antimonio trovata sul capo di Marta Russo era dovuta ad inquinamento ambientale: saremmo di fronte alla prima morte per inquinamento ambientale». Con queste premesse, il calcolo delle condanne è presto fatto, Ai 1K anni per Sfattone e Ferraro si arriva mettendo insieme la pena base minima per l'omicidio volontario non premeditato (scontato di un ter/o per le attenuanti generiche) e quella per la detenzione illegale della pistola. «Sono richieste intelligenti e quindi pericolose, perche più sono moderate e più facilmente possono essere accolte», ammette l'avvocato di Scattone. Per i tri! imputati «minori» Marcucci, Drilli e Basciu, Ormanni chiede l'assoluzione. «Il pubblico ministero ha concluso», dice a mezzogiorno e venti. L'udienza è tolta, i genitori di Malta Russo, con le lacrime agli occhi, baciano il procuratoro aggiunto, come avevano latto il giorno prima con l'altro pm. «Nel merito delle richieste non entro, voglio solo ringraziare polizia e magistratura», dice il signor Donalo. Ma l'altro genitore che ha fatto da contraltare per tutto il processo, Tinge gner Giuseppe Scattone, scuoti' la testa: «I pm hanno ignorato tutti gli clementi che dovevano pollare alla richiesta di assoluzione, ora speriamo che ci pensi la corte». La prossima settimana cominceranno le arringhe degli avvocati. ; a o a a o o o i Donato e Aurehana Russo genitori della vittima Alla fine della requisitoria hanno abbracciato i due pubblici ministeri

Luoghi citati: Ferrara, Roma