Algeri, il suicidio delle Presidenziali di Domenico Quirico

Algeri, il suicidio delle Presidenziali «Il governo ha organizzato giganteschi brogli», colpo di scena alla vigilia della consultazione Algeri, il suicidio delle Presidenziali Sei candidati su 7 rinunciano Domenico Quirico inviato ad ALGERI «Vogliamo l'ultima chance del secolo», grida un enorme striscione che ricopre la sede del Fronte delle Forze Socialiste, sulla via principale della capitale. Probabilmente diventerà lo slogan di una nuova rivoluzione algerina. Nel 1992 l'esercito cancellò il risultato delle elezioni per impedire al partito islamico di arrivare, legalmente, al potere. Sette anni dopo, questa volta in nome della democrazia, il «golpe» lo ha fatto l'opposizione. A meno di dodici ore dal voto per le presidenziali, con un'accorta regia del colpo di scena, i sei candidati che si opponevano ad Abdeleziz Bouteflika, candidato indipendente ma baciato dai favori neppur troppo segreti della nomenklatura e dell'esercito, si sono ritirati: no grazie, hanno detto, abbiamo le prove di brogli colossali per garantire il successo dell'uomo del potere, noi non avalliamo la farsa, votate pure senza di noi, se avete il coraggio. E hanno lanciato un invito ai sostenitori a scendere in strada, domani, giorno della preghiera, per una manifestazione che assomiglia pericolosamente all'inizio di una ribellione. Macerie, rovine, qualcosa che assomiglia a un torbido caos politico e istituzionale: ecco quanto resta di questa strana, paradossale «democrazia» con le stellette e il kalashnikov, impegnata in una guerra feroce con gli integralisti islamici, ma che sapeva illudere l'Occidente con un'autentica inflazione elettorale. Il vaso di Pandora è stato scoperchiato dal clamoroso colpo di teatro degli oppositori, e nessuno nei palazzi del potere, dove regnano rabbia e confusione, sembra conoscere la fonnula magica per chiuderlo. Spiazzati, si ritrovano in mano una recita elettorale con un solo attore che atrocemente assomiglia ai riti del partito unico. Con il movimento islamico che, tornalo prepotentemente sulle scene della politica, può dimostrare che il suo avversario è incapace di gestire il Paese. Il presidente Zeroual, in un drammatico discorso alla Nazione, ieri sera ha ribadito: le elezioni si faranno, le argomentazioni dei candidati di opposizione sono tropi» fragili, sarà il popolo il giudice di quanto sta accadendo. La Costituzione infatti non prevede la possibilità di cancellare le elezioni; bisognerebbe proclamare lo stato di emergenza, tornare al '92. Il rischio è che prevalga la tentazione di tagliare tutto con mi colpo di Stato. E' stata una giornata di clamori e di riunioni segrete, di colpi di scena e di meandri misteriosi e ambigui. E' cominciata con l'appello dei sei candidati dell'opposizione al Presidente: chiediamo un incontro per mostrare le prove dei brogli a favore di Bouteflika, valanghe di schede fasulle nelle cabine «mobili» che servono per far votare i nomadi del Sud; circoscrizioni elettorali di 30 mila abitanti passate miracolosamente a 50 mila iscritti al voto, galoppini del candidato del potere che hanno animato i quartieri poveri promettendo abitazioni in cambio di voti. Soprattutto, i sei volevano denunciare il voto nelle caserme, dove i seggi per soldati e poliziotti sono stati aperti con 24 ore di anti¬ cipo. Sono 500 mila persone, cui si aggiungono le loro famiglie. Qui ci si imbatte nel primo mistero: sei esponenti politici diversissimi tra loro, il bianco e il nero della politica algerina, di colpo si sono ritrovati uniti. A fianco dei due islamici «buoni» Taleb Ibrahimi e Abdallah Djaballah, ci sono due ex notabili Mouloud Hamrouch e Mokdad Sili, il socialista berbero Ait Ahmed e un ex collaboratore pentito del Presidente, Youssef El Khatib. Tutti sono consumati navigatori della politica, e certo non hanno scoperto ieri che le elezioni in questo Paese non sono simili a quelle svizzere. C'era da scommettere su una manovra per aumentare il prezzo, barattare posti e lavori. Il presidente Zeroual, invece, ha risposto no, un rifiuto perfino di incontrarli, » secco, quasi scortese: avete delle lamentele? Rivolgetevi al comitato di controllo! Zeroual è l'altro enigma, ima sfinge in cui si accavallano macchiavellismi e scelte umorali. La sua decisione di ritirarsi in anticipo dalla Presidenza ha acceso la miccia. Le ragioni del suo riliuto sono rimaste sempre avvolte dal mistero: una vendetta per la fronda che settori della nomenklatura hanno scatenato contro le sue iniziative politiche? Una guerra tra clan dell'esenito? Zeroual sapeva bene che con il suo no tagliava ogni alibi ai sei oppositori, li costringeva a uscire allo scoperto. I sei si sono riuniti e rapidamente hatuio stilato ini manifesto dove hanno annunciato il ritiro collettivo dalle elezioni, la costituzione di un fronte comune e l'invito alla mobilitazione. Stamane i seggi si apriranno per una elezione con aspetti paradossali: gli elettori che si presenteranno alle urne riceveranno soltanto la scheda con il volto di Bouteflika. Una caricatura che assegnerà al Paese un presidente comunque privo di legittimità. Per capire, bisogna tornare a quelli che la gente chiama «decideurs», quelli che decidono, o più semplicemente cloro». Dopo un'inflazione elettorale che dura da quattro anni, e quindici giorni di campagna per le Presidenziali con tutte le formalità della democrazia, gli algerini hanno, con rassegnazione, capito che la politica ancora una volta lu fanno «loro». Ovvero quella striminzita oligarchia di clan militari, un'ibrida nomenclatura tutta affari e stellette che costituisce il piano nobile (e opaco) della politica in questo Paese disastrato. Era così al tempo del partito unico, l'Fln che gestiva solo la scenografìa della politica, è così anche oggi. L'essenziale del sistema costruito attorno a questi ristretti clan c onsiste nell'impedite la concentrazione del potere in un unico gruppo. Se un clan diventa troppo potente, gli altri si alleano per resistere e riportarlo alla parità. L'equilibrio è assicurato dal fatto che nessun capo o gruppo dominante può emergere. Anche il Presidente è il risultato di un compromesso regolato in anticipo nelle riunioni di quelli che contano. Zerou.il ha lottato per trasformare gli immensi poteri che sulla carta gli concedeva la Costituzione in qualcosa di reale per strappare i legacci di questo secondo, piti i'oite potere. Questo tino a ieri. Con le sue dimissioni il Grande Gioco è cambiato: per la prima volta i clan non sono riusciti a trovare, alla fine delle loro alchimie, un'unità. Sette anni di guerra civile hanno cambiato anche la geografìa della iionienklatura, offerto ad alcuni una maggiore autonomia o maggiori ambizioni, l sei esponenti dell'opposizione hanno intuii o che nella muraglia del potere si era aporia una breccia gigantesca, e hanno di i is.i (ti giù, ,i re il tulio per lutto, di correre un ri scino per allargarlo. Hamrouche, che con i militari ha un conto api i lo lino da quando fu cosi rei lo alle dimissioni da premier nel 1991, ieri sera già chiedeva «un cambiamento radicale del potere, dei suoi meccanismi di controllo ed esercizio». In Algeria da ieri più nulla saia come prima Resta in corsa solo Bouteflika, l'uomo di Zeroual che dice: oggi si vota lo stesso Gli oppositori chiamati in piazza domani: pare il pericoloso inizio di un'insurrezione La conferenza stampa congiunta in cui i sei candidati non governativi alle Presidenziali algerine annunciano il loro ritiro

Luoghi citati: Abdeleziz Bouteflika, Algeri, Algeria