Rappresaglia sul Montenegro

Rappresaglia sul Montenegro NELLA REPUBBLICA FEDERATA CHE SI RIBELLA A BELGRADO Rappresaglia sul Montenegro Milosevic ordina di chiudere l'unico porto reportage Giovanni Cerniti inviato a BAR (Montenegro) UN fax ai giornali di Podgorica, al governo del Montenegro nemmeno una telefonata. Alle 7 del mattino il «comando navale della Jugoslavia» ordina e trasmette l'ultima decisione di Belgrado: «Da questa mattma alle 5 il traffico nelle acque marittime è vietato. E' vietato anche quello sul lago di Skutari e sul fiume Bojana. Il divieto avrà scadenza alle 5 del mattino di venerdì». Spiegazioni nessuna, ma tanto non servono. E' la risposta di Belgrado alle proteste dei lavoratori e alla lettera di Petrasin Kaslica, il direttore del Porto. Avete osato sfidare l'ammiraglio Milan Zec (traduzione, Amabile Coniglio) c le sue quattro motovedette? Avete chiesto di «portar via le navi militari da Bar, perché non vogliamo essere coinvolti nella vostra guerra»? Belgrado replica chiudendo l'unico porto del Montenegro. Ritorsione. Per due giorni non arriveranno traghetti. Dunque niente rifornimenti. E il Montenegro è ad un passo dall'isolamento. Il traghetto Alba è l'ultimo arrivato da Bari, alle 7: l'ammiraglio Zec l'ha lasciato passare dopo mezzora di trattativa, non aveva carburante per il ritomo. E' l'unico traghetto in un porto deserto e chiuso. Per due giorni, è scritto sul fax. Ma i poliziotti che erano in servizio alla dogana cominciano a sospettare che il blocco possa durare di più, parlano di altri quattro giorni. Il porto è l'unico canale di rifornimento con l'Italia. E al porto, laggiù, oltre le quattro motovedette, ci sono la raffineria e i depositi di petrolio che riforniscono tutto il Montenegro. Zarko Rakcevich, segretario dei socialdemocratici montenegrini, già lunedì sera aveva cominciato a preoccuparsi: «Il ministero della Difesa di Belgrado, la Seconda Annata e la Marina, ci stanno requisendo automobili, camion e cibo. Presto potrebbero portarci via anche il petrolio dal porto di Bar. E questo provocherebbe bombardamenti Nato sul Montenegro». Con il porto chiuso e senza petrolio il Montenegro andrebbe allo stremo. 11 fax del comando navale non dà spiegazioni, ma il direttore del porto, i lavoratori e la tv del Montenegro sanno di essere finiti sotto in¬ chiesta. Clou la loro protesta avrebbero «fornito informazioni al nemico». Dov'era la motovedetta che lunedi ha lanciato due traccianti, qual'ì; la sigla, a che ora l'esercitazione? E poi, martedì, all'assemblea dei portuali, «in area militare», il camenunen della tv inontenegrina era entrato senza autorizzazione del comando: le immagini sono poi state rilanciate dai network dei Paesi Nato. E' che il Montenegro fa di tutto per non sentirsi in guerra, per non applicare lo «stalo di emergenza», per ignorare gli allanni aerei. Ma con Belgrado non si scherza. 11 tentativo è sempre il solito: coinvolgere anche il Montenegro, indebolire il presidente Milo Djukanovic, cercare la scintilla con la polizia di questa piccola Repubblica che non vuole né bombe Nato né guerra. Il governo, da Podgorica, al momento ha preferito non rispondere al comando navale. «Aspettiamo, vedremo se venerdì il porto di Bar verrà davvero riaper¬ lo», dice il portavoce del presidente Djukanovic. Il governo deve sfumare, non può accettare lo scontro con Belgrado. Ma da ieri pomeriggio nelle strade di Podgorica sono aumentati i poliziotti del reparto speciale, in mimetica e mitra. E Vukasin Macash, il ministro dell'Interno, ha cominciato un giro di ispezioni nelle caserme «Dicono che basterebbe un plotone della seconda armala per sconfiggere la nostra polizia - ha detto a Borane, nel Noni, dove i montenegrini si definiscono con orgoglio «di origine serba» e le simpatie per Milosevic e la sua guerra non mancano - , io non credo che ci sarà conflitto tra l'esercito di Belgrado e noi. Ma se qualcuno vuole attaccarci, anche se si trattasse della seconda annata, sappia che la nostra polizia e pronta a difendere il Montenegro. Raccomanderei di non provarci neppure». La piccola Repubblica, senza porto e forse senza petrolio, resiste ancora in pace. Per quanto? L'ordine reso noto via fax ai giornali a Podgorica neppure una telefonata Il presidente Milo Djukanovic

Persone citate: Amabile Coniglio, Djukanovic, Milan Zec, Milo Djukanovic, Milosevic