Mano nella mano, tuffo sotto la metropolitana

Mano nella mano, tuffo sotto la metropolitana Una coppia a Milano: tutti e 2 gravissimi Mano nella mano, tuffo sotto la metropolitana «Si sono buttati senza un grido» Erano in cura per disturbi mentali MILANO Un ultimo abbraccio, poi il salto mano nella mano verso i binari, verso la motrice del metrò già in stazione, già a un passo. Nemmeno un grido, prima del volo dalla banchina, linea 3, fermata Centrale, direzione San Donato Milanese. A quell'ora, le 16 passate da poco, affollata di persone, ciì pendolari diretti nell'hinterland. «Sono gravi, sono gravissimi», dicono i medici degli ospedali Fatebenefratelli e Niguarda, dove sono stati ricoverati Tiziana M., 2lì anni milanese, e Giuseppe B., 38 anni, originario di Catanzaro ma da una vita a Milano. Si sa che lei non ha mai ripreso conoscenza. Lui, pur essondo reattivo come hanno detto i modici al momento del ricovero, non ha detto una parola, se non por chiedere dell'acqua. Per tutti e due si parla di fratture plurime al torace, al femore, alle braccia. «Per tirarli fuori, tanto erano incastrati, sono dovuti intervenire i vigili del fuoco», racconta l'uomo al mezzanino della sta zione, davanti a lui i monitor accesi con le immagini del convoglio ancora fermo in stazione. «Non ho visto, quando si sono buttati. Ma ho capito subito che qualcuno era saltato sotto. In altre stazioni è successo due giorni fa, la settimana scorsa c'era stato un altro caso...», fa ì conti il dipendente dell'Atm. «Ero al loro fianco, ma per fortuna non li ho visti gettarsi sotto», ricorda Massimo, uno studente, uno fra i tanti sulla banchina in quell'ora di punta. «Ho sentito però un grido di un uomo che li ha visti. Poi una donna si è messa a piangere. Due mintiti dopo c'era già la polizia», racconta in mezzo ai pendolari che chiedono notizie, che non sanno niente, che si lamentano per il contrattempo e si informano delle linee di superficie, che per oltre un'ora hanno evitato la paralisi del traffico in quella zona. «Sembravano due normali», dice uno dei barellieri dell'am¬ bulanza 32 della croce San Carlo. «Per toglierli da là sotto abbiamo dovuto tagliare i vestiti, i giubbotti di pelle, camicia e camicetta, i jeans», racconta dopo la corsa in ospedale, con la mascherina dell'ossigeno sulla faccia di Giuseppe B. «Si. due normali, chissà perchè...», non sa cosa dire. Non sa come trovare le parole impossibili, per spiegare con la razionalità un gesto estremo come un tentativo di suicidio. Non si sa se Tiziana e Giuseppe hanno lasciato un biglietto. Non si sa se hanno confidato a qualcuno le loro intenzioni Della loro storia tinaie rimane solo un'immagine ripresa dalle telecamere sulla banchina. Quella in cui guardano verso il tunnel per accertare l'arrivo del treno, lineila in cui si abbracciano e poi tenendosi per mano si buttano sotto. Adesso sarebbe tacile spiega re tutto con i problemi psichiatrici di Tiziana e Giuseppe, con le cure a cui erano sottoposti da anni, con i ricoveri in centri specializzati. Sarebbe facile dire che erano malli, perchè e da matti quello che hanno corcato : di fare. Quel fermo immagine sui monitor tv, quando saltano mano nella mano, rischia ih spiegare tutto. Ma nessuno sa clic cosa c'era nelle loro teste. Se avessero parlato di ammazzarsi insieme Se avessero deciso, con quel ge sto, di interrompere uno vita ' troppo dolorosa, forse senza futuro, scandita dallo medicine e dai ricoveri. Se Tiziana e Giuseppe si salveranno, altri medi ci, altri psichiatri cercheranno di capire, di trovare un perche, magari per scongiurare un altri > tentativo, un altro metrò. Di Tiziana e Giuseppe nessuno sentirà pivi parlare. 11 loro futuro è nelle mani dei medici, quelli del corpo e quelli della testa. Il loro presente e quello immobile di un nastro magnetico. Dove si vedono due come tanti che si abbracciano, che si tengono per mano con un gesto d'affetto chi? era già un addio. |r. m.l

Persone citate: Tiziana M.

Luoghi citati: Catanzaro, Milano, San Donato Milanese