Un bacio al magistrato I genitori della ragazza «Ora si faccia giustizia»

Un bacio al magistrato I genitori della ragazza «Ora si faccia giustizia» Un bacio al magistrato I genitori della ragazza «Ora si faccia giustizia» ROMA Un bacio e un grazie per «la dettagliatissima e puntualissima requisitoria, che speriamo abbia chiarito i dubbi a chi ancora li aveva». Così Donato e Aureliana Russo - i genitori di Marta, che proprio ieri avrebbe compiuto 24 anni, e che invece è morta a 22 uccisa da un colpo di pistola sparato in un vialetto dell'università di Roma hanno saluto a fine udienza il pubblico ministero Carlo Lasperanza. «Ha svolto un lavoro molto serio - commenta il signor Russo -. Noi siamo entrati in quest'aula senza alcuna convinzione precostituita, poi giorno per giorno abbiamo visto che c'erano tutti i riscontri all'ipotesi dell'accusa. Noi abbiamo raggiunto una certezza, ora ci auguriamo che se ne convincano anche gli altri». Gli altri, per il padre di Marta, sono i giudici della Corte d'assise che dovranno emettere la sentenza, ma non solo. «Sta emergendo la verità - continua Donato Russo -, ora vorremmo che si facesse giustizia e che si affermasse la certezza del diritto anche fuori da quest'aula; che dopo l'eventuale ci fosse la certezza della pena. Perché in Italia c'è un eccessivo ipergarantismo per gli imputati, mentre non esiste per le vittime. Tutti si preoccupano dei colpevoli e del loro recupero, ma a una famiglia come la nostra, alla quale è stata sottratta ima figlia, chi ci pensa?». Nella sua requisitoria-arringa, il pm Lasperanza ha citato più volte i genitori di Marta Russo, ricordando i primi momenti dell'inchiesta: «Subito è stato chiaro che ci trovavamo di fronte a un delitto di difficile soluzione, e la mia prima preoccupazione è stata quella di dare una risposta ai genitori della vittima. Una mattina hanno salutato la figlia che andava all'università e poche ore dopo se la sono ritrovata uccisa da un'inspiegabile pallottola. Che cosa gli avremmo raccontato?». Parla alla Corte e soprattutto ai giurati popolari, il pubblico ministero, ma le sue parole sono particolarmente apprezzate da chi lo sta ascoltando alle sue spalle, padre e madre di Marta. Qualche fila più indietro c'è pure un altro genitore, l'ingegner Giuseppe Scattone. Suo figlio Giovanni è accusato di essere quello che ha sparato e ucciso Marta, e il pm ha qualche parola anche per il padre. «Come mai - si chiede - l'ingegner Scattone, all'indomani dell'arresto del figlio, s'è preoccupato di cercare il professor Carcaterra e di comunicare con lui attraverso un telefonino non ùuercettato? Davvero voleva parlare solo della carriera universitaria di Giovanni?». L'ipotesi dell'accusa è che nella cassaforte dello studio di Carcaterra potese essere stata nascosta l'arma del delitto, ma l'ingegner Scattone - che ascolta con la testa stretta tra le inani - commenta con la sua aria distaccata e sempre un po' ironica: «Il pm può pensare quello che vuole, ma io davvero volevo parlare degli studi di mio figlio. Che volete farci, noi siamo fatti così... Io non ho mai creduto alla colpevolezza di Giovanni, e che c'era una costruzione contro di lui l'ho capito solo leggendo gli atti dell'inchiesta. Figuriamoci se avevavo capito la gravità della situazione due giorni dopo l'arresto». |gio. bia.)

Persone citate: Aureliana Russo, Carcaterra, Carlo Lasperanza, Donato Russo, Giuseppe Scattone, Lasperanza, Marta Russo, Scattone

Luoghi citati: Italia, Roma