Algeri, tra la folla in delirio per il candidato dell'Islam di Domenico Quirico

Algeri, tra la folla in delirio per il candidato dell'Islam DOMANI SI VOTA IL PRESIDENTE DI UN PAESE DILANIATO DA SETTE ANNI DI GUERRA CIVILE Algeri, tra la folla in delirio per il candidato dell'Islam Domenico Quirico inviato ad ALGORI INTORNO al cinema di Bah ci Oued ribolli! un uragano. Perfino i giovani senza lavoro e senza speranze ohe, da anni, presidiano lo strade di Algeri hanno abbandonato l'ombra dei portici che avvolge le loro giornate come una coperta, risucchiali dalla risacca della lolla Nella luce un po' slanca del tramonto questo quartiere e l'eco orinai languido e stonato dei giorni di Camus. Benhadj, il Savonarola della Jihad, nel '91 infiammava le follo in una moschea qui vicino, invitandole a piantare la bandiera di Dio sui palazzi del potere. Dopo sette anni di guerra civile e centomila morti domani si vola per eleggere un nuovo Presidente. Onesta folla e qui per il comizio di un altro leader, Ahmed Talob Ibrahimi, che ripropone l'Islam come soluzione e medicamento per un Paese straziato. Dentro, la sala del cinema e tutto un grido, un fermento, un accorrere di genie. Ondale di folla, vecchi omerici con la barba dei profeti, ma soprattutto giovani, tanti giovani con le maglie delle squadre di calcio europee, con le false Nike;, li; false Adidas, colano dalle gallerie e sommergono la platea. C'è posto per 1000, sono in 5000 e il vecchio cinema trema, geme nelle sue vertebre di legno, rischia di crollare. Intontita dai riflettori una bimbetta legge una poesia di benvenuto: «Tu sarai il presidente dell'Algeria e noi saremo lutti tuoi figli». Un ruggito da stadio intona l'inno nazionale quando il candidalo entra nella sala Ibrahimi e di alla statura, drillo, nello Figlio di una dina slia di uomini di lede, presidenti dell'associazione degli ulema, il movimento riformatore musulmano, una biografia prestigiosa: medico, partigiano contro i francesi, in galera per la sua intransigenza sol to il vulcanico e corrotto Ben Bella, ha sul petto tutte le medaglie di barone della nonienklatura. E' stato ministro della Cultura, dell'Educazione, consigliere principe di due presidenti, ministro degli Esteri lino al 1988. Sul (laico questo difensore raffinato di una ragionevole islamita in un Paese dove la lede e brandita come una spada, e morbido, compito, lontanissimo dal furori! dei predicatori e dei profeti, ordinalo ed eleganti! come il vestito chi; indossa. Non è un leader da sommossa, colui che fa nascere, gonfiare e scoppiare la rabbia del popolo come i vecchi leader del Fronte islamico. Eppure e un innovatore, un uomo di potentissimo animo e di saldissimi muscoli. Perché ci vogliono polmoni e braccia da Ercole per dire a questa genie che occorre un'amnistia per chiudere la spirale di terrorismo e repressione, e che l'Islam é sempre il cuore e la mente di questo Paese. Doi>o sette anni in cui parlare del partito islamico era alto tradimento, l'Algeria è di fronte allo slesso scenario del '92: un leader per cui la modernità non si costruisce in opposizione alla logica del sacro può prendere il potere. La direzione del Fis, dalla Germania, ha invitato i suoi sostenitori a votare por lui. Ibrahimi non urla, parla con voce piana, le parole cadono morbide, ma si accumulano salde, formano muraglie incrollabili contro il tempo e gli avversari: «L'Algeria è l'Islam, nessun regime si può reggere se si fonda sull'ostilità alla fede». Nel braccio di ferro con l'islamismo l'esercito che, da sempre, gestisce il vero potere, finora ha costretto l'avversario a battersi sul suo terreno, quello della forza biuta. Ibrahimi riballa di nuovo il gioco e lo riporta alla politica. Ricorda che l'islamismo non è la causa dei problemi dell'Algeria, ma è contemporaneamente il prodotto di questi problemi e una risposta possibile per risolverli, accantonarli, o nasconderli. L'Islam è solubile nella democrazia, assicura, a patto che questa sia effettiva. Un utopista? Una maschera dietro la quale si nascondono le trame degli oltranzisti? Da vicino il suo fascino, la fronti: incorniciala da candidi capelli, il francese raffinato, le mani che impugnano il sigaro con la delicatezza di un vecchio libro, è ancor più sottile. «La priorità delle priorità è il dialogo tra tutti gli algerini. Devo portare una pace che consenta a chi vive in questo Paese di dormire la notte senza paura se qualcuno bussa alla porta; dove ogni algerino sappia che sono garantiti i suoi diritti individuali e collettivi, la sua proprietà, il suo onore, la sua vita. E le ricchezze siano distribuite fra tutti e in tutte le regioni e non come ora, dove una parte del Paese vive nel XXI secolo e un'altra nel XVIII». Ma coniugare politica e religione, gli obietti, è una cosa pericolosa e difficile. «E' curioso - risponde - in Francia Chirac va a Messa la domenica, in Italia c'è un partito che si chiama democrazia cristiana, in Germania è lo stesso e nessuno si scandalizza. Ma appena in un Paese musulmano un uomo politico dice di essere religioso subito si tira fuori la parola integralismo. Dicono che i sostenitori del Fronte Islamico voteranno per me? Non ci sono solo loro fra coloro che mi appoggiano, ci sono anche ex ministri, grandi personalità. Se tutti si riconoscono nel mio programma, bene». Ma gli alti gradi dell'esercito accolleranno che vengano riaperti i dossier della guerra al terrorismo? Domani, se Ibrahimi sarà in testa, non si ripeterà lo scenario del '92, quando la vittoria del Fis fu cancellata? Già ieri sei candidati hanno denunciato brogli preventivi che sarebbero in atto per assicurare il successo ad Abdelaziz Bouteflika, il candidato sponsorizzato dalla nomenklatura e dall'esercito. «I dossier devono essere riaperti. Ho girato il Paese, ho visto con angoscia il dolore delle famiglie degli scomparsi ma non ho mai detto che l'amnistia significhi impunità. Chi ha commesso crimini contro l'umanità, ha ucciso vecchi e donne, ha sgozzato bambini deve essere punito». E poi getta l'amo di un sottile, micidiale distinguo: «Il nostro esercito non è un'armata di mercenari. I giovani ufficiali sono genti; del popolo, vivono tra il popolo, soffrono con il popolo, anche tra loro è cresciuta la consapevolezza della necessità del dialogo e della riconciliazione. I giovani, in divisa e non, sono con me. I cinque anni che ci aspettano, se diventerò Presidente, saranno anni di transizione dal vecchio regime alla nuova Algeria che sdamo pensando. La presidenza della Repubblica e l'esercito costruiranno questo futuro, insieme». Il comizio di Ahmed Taleb Ibrahimi si svolge a Bab el-Oued culla d'integralismo Ex ministro, è un innovatore, ma il Fis ha invitato a eleggere lui - Folla a un comizio per le Presidenziali ad Algeri: domani si vota

Persone citate: Abdelaziz Bouteflika, Ahmed Taleb, Ahmed Talob Ibrahimi, Benhadj, Camus, Ibrahimi

Luoghi citati: Algeri, Algeria, Germania, Italia