«La Consob non è la mamma della Borsa» di Ugo Bertone

«La Consob non è la mamma della Borsa» La Commissione nega di essere l'arbitro dei mercati. E aggiunge: sulla legge Draghi abbiamo ragione noi «La Consob non è la mamma della Borsa» Spaventa detta le regole per la stagione delVOpa Ugo Bertone MILANO «La Consob non e la mamma che provvede e sculaccia in ogni momento - commenta sorridendo Luigi Spaventa - ma interviene nei limiti delle sue funzioni e dei suoi compiti». Da pochi minuti il presidente della Consob aveva finito di leggere, davanti ai grandi dell'economia e al ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, il suo messaggio annuale al mondo della finanza. La Consob, insomma, non ò un arbitro che vuol condizionare i risultati ma un «amico del mercato» che vuol vigilare sulla trasparenza e la correttezza dei giocatori, attaccanti e difensori. Un'impostazione che, a giudicare dalle prime risposte dei grandi dell'economia, ha riscosso solo applausi. Telegrafica la reazioni! del ministro delTesoro, Carlo Azeglio Ciampi: «Dna relazione di grande interesse, che va al cuore dei problemi...». «Un intervento importante - ha commentato il presidente onorario della Fiat Giovanni Agnelli -. La parte industriale dell'economia italiana si e sviluppata prima del mercato finanziario e delle istituzioni...». «Il crescente uso di Opa e contro-Opa - ha aggiunto dimostra la vivacità e la vitalità del mercato». «Un discorso di grande equilibrio» afferma Ariberto Mignoli, principe del diritto commerciale, che assiste il fronte Olivetti («Sono in totale disaccordo - dice - con il mio amico Guido Rossi». E Rainer Masera, amministratore delegato di Imi-San Paolo, aggiunge: «Spaventa è da apprezzare perché ha posto con grande franchezza i termini di un problema che tutti noi sappiamo, dando indicazioni rilevanti per il mercato, ma forse anche al di là del mercato». Non erano pochi, infatti, gli ostacoli che l'arbitro Spaventa doveva dribblare nella relazione più complessa nella tormentata storia della commissione: le accuse da parte di Telecom di aver consentito a ingessare la società per un periodo troppo lungo; l'ombra delle offerte di scambio bancarie annunciate e poi arenate; la sensazione, in sostanza, che l'Italia sia alla vigilia di un torneo aspro e spietato, in cui tutti grideranno alla sudditanza dell'arbitro Consob agli in¬ dirizzi del potere politico o alle pressioni di qualche potentato. Una «stagione di veleni», per proseguire nella metafora calcistica, cui Spaventa piegarsi: «Affinché il regolatore - ammonisce - possa essere amico del mercato occorre che il mercato, attraverso chi vi partecipa, sia amico di se stesso». «L'Italia non è abituata alle offerte ostili e alle contese - dice la relazione di Spaventa -. Tra il '92 e il '98 i casi di acquisizioni non concordate sono stati solo tre. Questo scenario pacifico è, all'improvviso, mutato. Adesso si sta aprendo e avvengono le cose cui assistiamo in questi giorni». La morale? «E' inutile che operatori e soggetti interessati chiedano continuamente un fischio dell'arbitro, fischio che, tra l'altro, chiedono costantemente a loro favore...». Spaventa, pur non contestando la legittimità delle critiche da quel fronte («ci potrà essere motivo di riflessione» ha detto a proposito di modifiche regolamentari sulla legge dell'Opa, la cosiddetta legge Draghi), ha difeso le scelte della commissione, alla luce della legge e degli obiettivi che intende tutelare. E non ha lesinato frecciate a nessuno, sottolineando che, in altre legislazioni, il diritto alla riservatezza per i progetti d'Opa si accompagna «all'obbligo di astenersi dall'acquistare o vendere il titolo». «Il mercato - ha chiuso Spaventa - è un bene pubblico, che ha la funzione di trasmettere segnali significativi all'economia e non un'arena ove si possono compiere oscure scorrerie...». «Molto si chiede al legislatore - ripete Spaventa ma non sempre il regolatore può dare quello che gli viene richiesto o perché non è suo compito o perché non gli è consentito dalla legge». Non è una dichiarazione di impotenza, quanto la richiesta di strumenti nuovi sul piano amministrativo, sanzionatorio, di indagine. Scelta giustificata dalla crescita della Borsa. Certo, il numero delle società quotate resta «non elevato», la struttura del mercato può essere migliorata ma, con orgoglio, Spaventa può dire che «la Borsa di Milano è ormai il secondo mercato del Continente, considerando gli scambi sui derivati azionari». E questa, nei fatti, è la vera rivoluzione. Il presidente della Consob Luigi Spaventa

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