Cortese, eredità al veleno

Cortese, eredità al veleno Guerra nell'alta borghesia tra l'attrice, vedova di Carlo De Angeli, e i discendenti di primo letto Cortese, eredità al veleno Figlio escluso rivendica 500 miliardi Fabio Potetti MILANO Un nome importante dell'alta borghesia milanese, cinquecento miliardi e un'arancia. Gira attorno a questi elementi l'eredità contesa del Cavaliere del lavoro Carlo De Angeli, l'ultimo proprietario del colosso farmaceutico venduto ai tedeschi negli Anni 70 e morto a gennaio dell'anno scorso. A litigare sulla spartizione di quei cinquecentomila milioni sono l'attrice Valentina Cortese, l'ultima moglie dell'imprenditore e i figli di primo letto di De Angeli, Luigi e Floriano. Soprattutto Floriano, diseredato nel testamento con una sola frase: «Avendo già avuto in vita...». Che tradotto dal linguaggio notarile, vuol dire solo: avendo già avuto la sua spettanza legale - pari a 125 miliardi - mentre il padre era vivo, non ha diritto ad avere altri soldi, ad avanzare altre pretese. Né sui 200 miliardi arrivati dal gruppo Bolhingen Ingelheim che ha acquistato il marchio farmaceuti¬ co, né sui 100 e passa miliardi in case e altri immobili, né sugli oltre dieci miliardi in azioni custoditi nella cassaforte di famiglia. E tantomento può avanzare diritti sugli oltre trenta miliardi frutto dell'eredità della prima moglie dell'imprenditore, cioè sua madre Tina Gioia. Miliardi stimati fra gioielli, case e azioni. «Miliardi non ne ho mai visti, da mio padre ho avuto solo qualche donazione, poche decine di milioni al massimo», replica Floriano De Angeli, non nascondendo i rapporti diffìcili con il padre e con il fratello, oggi titolare di una scuderia intemazionale di cavalli da corsa in Svizzera. In quindici mesi Floriano De Angeli ha presentato denunce, esposti e memorie per rientrare in possesso del patrimonio del padre. In una «Dinasty» familiare che non ha risparmiato nessuno. Non la seconda moglie di suo padre, l'attrice Valentina Cortese sposata nell'Ilo, anche lei al secondo matrimonio dopo quello con l'attore americano Richard Basehart, anche lei approdata a una nuova relazione importante, dopo quella durata otto anni con il regista Giorgio Strehler. Non suo fratello Luigi, non i tre commercialisti che in passato hanno avuto un qualche ruolo negli affari di famiglia. «Ho dovuto coinvolgere anche la signora Cortese, ma io non ho nulla contro di lei. E' una vittima come me. Quando sarà provato quello che dico, si scoprirà che nell'eredità c'erano più dei 500 miliardi di cui si parla», sostiene ancora il figlio diseredato, cinquantesettenne, studioso degli intrecci tra criminalità e alta finanza. «Quell'alta finanza che ha fatto fuori il patrimonio di mio padre...», assicura lui. Che in due denunce, una delle quali presentata quando il padre era ancora in vita, sostiene che ci furono truffe, appropriazioni indebite, frodi fiscali per centinaia di miliardi. «Denunce? Mai saputo», non si scompone Oreste Severgnini, titolare assieme al padre di uno uno dei più noti studi commercialisti di Milano. «E poi il nostro rapporto con i De Angeli risale alla notte dei tempi, ad oltre trenta anni fa», precisa, confermando solo di avere avuto recentemente un ruolo marginale come custode immobiliare di una sola proprietà legata al patrimonio. «Quando poi abbiamo saputo che gli eredi stavano litigando, ci siamo ritirati...», prende ancora più le distanze da liti e carte bollate, testamenti contestati e miliardi contesi. Ma nella storia dei De Angeli, non c'è solo un patrimonio per cui litigare. C'è anche un decesso, dai contorni ancora misteriosi. «E poi c'è la storia di mia figlia», apre il capitolo più doloroso Floriano De Angeli. Quello dell'arancia. Quello della morte improvvisa di Emanuela, una ragazza di trenta anni affetta da cerobropatia sin dalla nascita, ricoverata all'ospedale Policlinico di Milano, reparto Psichiatria. Morta soffocata da un'arancia che qualcuno incautamente le aveva dato per sfamarla. Uccisa da ima dose quaranta volle superiore al limite letale di Nozinan, un farmaco che aveva mgerito come provato dall'autopsia condotta dai periti del Tribunale. «Ci sono due inchieste: una per omicidio colposo, una per omicidio volontario. Il magistrato Margherita Taddei ha chiesto l'archiviazione per l'ipotesi più grave. Spero che ci sia un ripensamento», confida Floriano De Angeli. Che a quella morte ini prowisa non ha mai creduto. Anche per un fatto che rischia di gettare una luce sinistra su tutta l'eredità. «Mia figlia muore il 30 aprile dell'anno scorso. Sua madre, la mia ex moglie, Giovatma Carissimi, solo il giorno prima era diventata tutrice testamentaria della ragazza», denuncia lui, In attesa di sapere le decisioni della magistratura. In attesa di sostenere in Tribunale tutte le accuse documentate in decine di (.'sposti. In attesa della seconda udienza, il prossimo luglio, davanti al Tribunale civile di Mila no. Quando le parti dovranno depositare le loro memorie difensive. Quando si tornerà a parlare dell'eredità di una famiglia molto nota a Milano, di quei cinquecentomila milioni. E forse anche tli un'arancia. «Dynasty» milanese su un patrimonio immenso derivato dalla vendita di un colosso farmaceutico. E c'è anche una morte sospetta Valentina Cortese sposò, in seconde nozze, Carlo De Angeli nel 1980

Luoghi citati: Milano, Svizzera