Nuove accuse contro Dell'Utri di Giovanni Bianconi

Nuove accuse contro Dell'Utri La procura invia alla Camera i verbali della «confessione». Il parlamentare azzurro: stillicidio di falsità Nuove accuse contro Dell'Utri Un pentito: promise di farmi diventare ricco Giovanni Bianconi ROMA La frase che potrebbe riaprire i giochi, e forse far slittare il voto sulla richiesta d'arresto per Marcello Dell'Utri, è nell'ultima pagina del verbale. Parla Pino Chiofalo, il pentito accusato con il «collega» Cosimo Cirfeta e lo stesso Dell'Utri di aver ordito un piano per screditare i collaboratori di giustizia; ricorda l'Ultimo incontro avuto col deputato di Forza Italia - il 31 dicembre '98 a casa sua - e dice: «Entrammo subito dopo noi due, da soli, e Dell'Utri mi disse: "Io ora devo andare via. Lei ormai è dentro questa vicenda fino al collo, non può più tirarsi indietro. Confermi le accuse di Cirfeta e io la farò ricco. Lei e la sua famiglia avrà per sempre la riconoscenza mia, del dott. Berlusconi e di tutte le persone che ci vogliono bene"». Secondo Chiofalo, lui aveva sempre detto a Dell'Utri «di non avere alcuna dichiarazione da poter rendere in suo favore», ma nel garage il parlamentare «aggiunse che avevo tempo per pensarci, e che la risposta l'avrei dovuta dare all'avvocato Naso che mi sarebbe venuto a trovare a Paliano». E' stato lo stesso pentito a chiedere di essere ascoltato dai pm palermitani che sono andati a sentirlo il 10 aprile, sabato scorso. «Ho deciso di riferire tutta la verità sui fatti di cui sono a conoscenza - premette - senza riserva alcuna, e pur nella consapevolezza che ciò espone me e la mia famiglia ad un'ulteriore "sovraesposizione". Ho maturato questa mia decisione perché sono profondamente convinto che, quando si intraprende la via della collaborazione, bisogna percorrerla fino in fondo, dicendo a qualunque prezzo la verità». Chissà se Chiofalo stavolta l'ha fatto davvero. Intanto le sue dichiarazioni sono finite a Montecitorio accompagnate da una lettera del procuratore Caselli che le ha trasmesse per assicurare «la più completa valutazione degli elementi acquisiti allo stato degli atti». Ma Marcello Dell'Utri non la pensa così. «In questo modo c'è il rischio che ogni giorno arrivi una carta nuova - dice - e se si va al braccio di ferro tra me e la Procura è chiaro che vincono loro». In ogni caso, per il deputato di Forza Italia il nuovo verbale non è a suo sfavore. Anzi. Intanto nega le frasi riferite da Chiofalo: «L'espressione "la farò ricco" non fa parte del mio linguaggio. Di Berlusconi non ho mai parlato se non quando loro mi riferivano che gli altri pentiti volevano incastrare me e il presidente. E poi non ci siamo incontrati nel box, dove entrava a ni al a pei hi mia macchina». L'unica cosa vera, per Dell'Utri, è che «ho mostrato più volte a Chiofalo la mia riconoscenza, e lui diceva che non lo dovevo ringraziare». Il deputato sottolinea un altro particolare: «Questo signore ha detto che non ha mai preso soldi da me». Nell'interrogatorio, in effetti, Chiofalo afferma: «Voglio ribadire che l'on. Dell'Utri non mi ha consegnato alcuna somma di denaro; ha portato soltanto dei giocattoli e mia tutina per i miei figli, nonché un cesto di frutta esotica, un foulard e una cravatta per me e mia moglie». Anche questo avvenne il 31 dicembre, ma prima di allora Dell'Utri e Chiofalo s'erano incontrati - riferisce il pentito - altre tre volte. La prima nel febbraio del '98 a Verona, la seconda a giugno a Redipuglia, la terza «in mi ristorante nella zona di Ronchi dei legionari», ad agosto. Cliiofalo sostiene di aver sempre svolto il ruolo di tramite: «Io mi sono trovato in questa vicenda soltanto perché destinatario da una parte di fatti riferiti dal Cirfeta, contemporaneamente investito dal Cirfeta di una sorta di ruolo "pro¬ tettivo" nei suoi confronti, nonché investito, sempre dal Cirfeta, del ruolo di "ambasciatore" presso l'on. Dell'Utri, ed infine individuato dallo stesso on. Dell'Utri come persona vicina al Cirfeta, che lo tranquillizzava, ne garantiva la "tenuta psicologica" e gli portava suoi messaggi all'interno del carcere». Dell'Utri - rivela il pentito - continuava a chiedere a Chiofalo di confermare le dichiarazioni di Cirfeta «promettendomi che se lo avessi fatto "non avrebbe dimenticato" me e la mia famiglia»; inoltre discutevano della nomina degli avvocati, che il deputato gli indicava attraverso la madre di Cirfeta. Ma dall'interrogatorio di sabato spunta anche il nome di un altro presunto testimone. E' il collaboratore di giustizia della zona di Siracusa Massimo Palumbo, ascoltato dalla Dia l'8 aprile, secondo il quale sempre Cirfeta e Chiofalo «gli avevano in diverse occasioni proposto che "a qualsiasi costo bisognava aiutare il Dell'Utri, e che lo stesso avrebbe ricompensato chi lo aiutava"». Come? «Con sommo di denaro e aiuti alle famiglie, nonché aiuto sotto il profilo carcerario». Marcello Dell'Utri è imputato per concorso in associazione mafiosa davanti al tribunale di Palermo

Luoghi citati: Paliano, Roma, Ronchi Dei Legionari, Siracusa, Verona