Il governo: niente tasse per il Kosovo di Stefano Lepri

Il governo: niente tasse per il Kosovo Per ora il Tesoro è ottimista, ma si chiede agii alleati europei di ripartire il costo dei rifugiati Il governo: niente tasse per il Kosovo Intervento necessario solo in caso di offensiva di terra Stefano Lepri ROMA" Niente tasse per la guerra resta la parola d'ordine del governo. Ma il conto delle spese continua a salire. E la prima questione diventa come ripartire con gli alleati gli oneri per assistere i rifugiati. Rispetto agli interventi italiani, già cominciati, le somme stanziate da altri governi e dalle organizzazioni internazionali sembrano modeste. Nelle prime tre settimane, ha informato ieri la Protezione civile italiana, la «Missione Arcobaleno» costerà dagli 80 ai 100 miliardi di lire; la sottoscrizione aperta nel Paese ha intanto raggiunto i 25 miliardi. Come termine di paragone, l'Unione europea ha stanziato 484 miliardi di lire; per conto proprio, la Francia darà 66 miliardi. Per il momento, il governo non modificherà i propri conti di bilancio. Il Tesoro ha già trovato «nelle pieghe», come si usa dire, un primo gruzzolo. Se si dovesse andare oltre, il nuovo prudenziale obiettivo stabilito per i conti pubblici quest'anno (deficit al 2,4% del prodotto interno lordo) consente qualche margine di sicurezza; specie dopo il calo dei tassi al 2,5% deciso dalla Banca centrale, che ridurrà le spese per interessi sul debito pubblico. Per far scattare uno 0,1% di deficit in più, e compromettere l'obiettivo, occorrono 2 mila miliardi: da questa cifra si è ancora lontani. Come termine di raffronto, l'intero intervento Onu in Bosnia a tutt'oggi è costato 900 miliardi. Le cose potrebbero cambiare solo in due casi, si sente dire nei ministeri economici: una eventuale offensiva di terra oppure uno sforzo collettivo per facilitare la pace nei Balcani con un sostegno a quelle economie. Nel primo caso, è evidente che i grattacapi sarebbero innanzitutto, e in modo devastante, politici. Nel secondo, occorrerebbero risorse ingenti, da impegnare però dopo una solenne decisione di molti governi. In questo senso il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi so- stiene che occorre «porsi il problema di un intervento rilevante e di lungo periodo»; ovvero, rivedere numeri e impugni sia a livello europeo che in Italia. L'idea di cui si discute, tra i governi europei, è di un accordo «forte» di associazione dei Paesi Balcanici all'Unione europea, con aiuti e piani di investimento. Vi ha accennato ieri il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. Intanto c'è l'iniziativa del ministro dell'Economia Francese Dominique StraussKahn, che ieri ha chiesto una riunione speciale del Fondo monetario internazionale «per coordinare l'aiuto economico ai Paesi balcanici». Il momento più opportuno sarà tra due settimane a Washington, in occasione degli incontri di primavera al Fini, Il coinvolgimento del Fmi sarebbe l'unica marnerà di attrarre verso i Balcani risorse anche da altre parti del mondo, oltre che dall'Europa. Separatamente, la Francia propone di concedere una moratoria biennale nel pagamento dei debiti di Albania e Macedonia, sommerse dall'ondata dei profughi. Ma proprio dai calcoli fatti a Parigi scappa fuori un'altra possibile fonte di oneri per l'Italia: perché dei circa duemila miliardi di debiti dell'Albania, una buona quota riguarda il nostro Paese; mentre per la Macedonia, 1500 miliardi, creditrice è soprattutto la Germania. Le rate di debito dei due Paesi in scadenza nel 1999 e nel Duemila ammontano a circa seicento miliardi di lire. Più che sui costi in quanto tali, le preoccupazioni del Tesoro - come del resto della Confindustria - sono per il rischio che una guerra prolungata accresca il pessimismo degli operatori economici. Già questa sarebbe una buona ragione per escludere qualsiasi inasprimento fiscale sia sui consumi sia sulla produzione. Peraltro, nessun osservatorio oconomico internazionale ha finora ritenuto di dover mutare le proprie previsioni sul '99 a causa del Kosovo. E il presidente della Banca centrale europea, Wim Duisenberg, ha fatto notare che «al momento i drammatici eventi dei Balcani non hanno avuto effetti sui mercati finanziari o sui tassi di cambio». Il prezzo della missione Arcobaleno varia da 80 a cento miliardi di lire La Francia propone la moratoria dei debiti per l'Albania e la Macedonia Un militare della Brigata Taurinense in una strada di Tirana

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Francese Dominique, Gerhard Schroeder, Wim Duisenberg