Er Piotta, arbitro delle sorti italiane di Filippo Ceccarelli

Er Piotta, arbitro delle sorti italiane ,TACCUINO ITALIANO Er Piotta, arbitro delle sorti italiane Filippo Ceccarelli UN dubbio in vista del dibattito parlamentare. Eccolo quindi, nel suo agevole, ma riscliioso svolgimento: e se la pace, la guerra, l'offensiva di terra e la sorte del governo fossero appese alle determinazioni dell'onorevole Paolo Cento, conosciuto nella sinistra romana con il soprannome di «Er Fiotta*! Cento lire, nella capitale, sono appunto una «piotta». Passi per l'onomastica dialettal-giiuiasiale, che oltretutto il deputato condivide con un rapper-porno-rocker romanesco di una certa notorietà. Ma il punto è che questo verde dissidente di 36 armi, piccolo Lenin della Gianicolense, uno dei pochissimi in rapporti con i centri sociali e patrono del pacifismo più intransigente, sulla guerra, che è anche un po' la sua guerra, si sta dando molto da fare. Sabato Cento ha terremotato il Consiglio federale del suo partitùio spingendo m pratica per l'uscita dal governo; domenica, dopo gli scontri ad Aviano, ha chiesto al ministro dell'Interno di «garantire il libero diritto a manifestare anche davanti le basi militari da cui partono i raid dei bombardamenti Nato»; ieri, sempre per protesta «contro questo tenibile conflitto», ha restituito il certificato elettorale del referendum ponendosi come il riferimento nel Palazzo del nuovo fronte eticoastensionistico bianco-venie. Con il che, neanche troppo per inciso, «er Piotta» ha esteso ai «Beali Costruttori di Pace», che a Pordenone hanno lanciato l'iniziativa, il suo personale carnet «de lotta». Il personaggio, in effetti, c'è: autentico e - caratteristica ormai rara nella classe politica - anche piuttosto rappresentativo di un mondo. Un evoluto tribuno della plebe, si direbbe, con opportuno senso dello spettacolo, specie televisivo, che l'ha portato negli ul-1 mi mesi a improvvisare uno spogliarello anti-disoccupazione, a proclamare uno sciopero dei telefonini contro l'Opa Telecom, nonché ad esibirei sempre in tv nella preparazione di certi suoi «bucatini alla Fr Piotta». Capelli ricci, faccia da ex bambino vivace, abiti decenti anche se indossati con micidiale trasandatezza, nasce in realtà in una famiglia della media borghesia romana, è stato scout, ha studiato dai religiosi del San Leone Magno ed è pure nipote di un cardinale iCoatfo» per scelta (laddove il tonnine esprime persino affettuosamente una certa baldanza più romanesca che proletaria), l'onorevole proviene dal gnippetto romano di «Lotta continua per il comunismo», che della vera Lotta Continua costituì l'incongruo e in parte illegittimo proseguimento. Ai verdi è arrivato direttamente e ha fatto la più solenne gavetta, dalla circoscrizione a Montecitorio. Mentre Manconi, ieri, girava per l'Europa organizzando «canali permanenti di comunicazione» con Parigi e Bonn, Cento organizzava qui a Roma un casino del diavolo. E se a Prodi furono fatali i trotzkisti, non è detto che D'Alema debba stare sicuro con Er Piotta. , txd CUINO ITA

Persone citate: D'alema, Lenin, Leone Magno, Manconi, Paolo Cento, Prodi

Luoghi citati: Aviano, Bonn, Cento, Europa, Parigi, Pordenone, Roma