«Recluto eroi per Belgrado» di Giulietto Chiesa

«Recluto eroi per Belgrado» «Recluto eroi per Belgrado» «Alleati, saprete cos'è una guerra partigiana» «Qui da Mosca ne sono già partiti tanti, e altri sono in viaggio: veterani dell'Afghanistan e della Cecenia. Soldati Nato, vi aspettiamo» intervista Giulietto Chiesa MOSCA IGOR è il suo nome, ma solo per questa intervista. Pubblicità non ne vuole, non gli serve. Ride: «Il rombo degli aerei Nato è la mia pubblicità». Recluta volontari, «rigorosamente volontari, non tratto mercenari» per il Kosovo, per la Jugoslavia. Quanti sono lino ad ora? «Tanti, tanti che ci tocca respingerne un sacco, che non vanno bene, che vengono qui, si offrono, poi si scopre che sanno a malapena sparare. Questi non ci servono», E quando partiranno? Igor mi guarda strano. «Partiranno? Ma sono già partiti! Sono già là, o ci stanno arrivando per cento vie diverse». E quanti sono? «Difficile dire, ina secondo le mie informazioni, complessivamente, sono già diverse centinaia. Quello che vorrei che lei capisse, però, è che non mandiamo dilettanti. La maggior parte di quelli cui forniamo indicazioni di viaggio precise, destinazioni dove troveranno chi li accoglie, insomma tutto ciò che serve loro per non andare alla ventura, sono giovani che hanno combattuto in Cecenia. Un gruppo piìi ristretto, ma di grande esperienza, è quello degli "afghani' , i reduci dalla guerra in Afghanistan. In generale si tratta di ufficiali intermedi, gente che ha combattuto e si è tenuta in allenamento. Sono sopra i quarantacinque, ma non sarà piacevole trovarseli di fronte». Lei è afghano? «Quarantadue anni, Kabul, Herat, Mazar-iSharif». Sorride con iattanza. «Vede, allora la guerriglia l'avevamo di fronte. Abbiamo imparato un sacco di cose. Anche in Cecenia. Adesso tocca a noi insegnare ai natovtsy cos'è la guerra partigiana. Vi chiamo cosi perché non siete più europei. Siete uomini della Nato. E quando metterete piede dentro il Kosovo saranno dolori. I serbi sanno combattere, combattono da dieci anni, sono in casa loro. Mi fanno ridere i reportage della Cnn sugli elicotteri Apache. Quelli credono che in Kosovo fronteggeranno l'esercito regolare jugoslavo. Illusione. I carri armati non li vedranno nemmeno. Già adesso, o nei prossimi giorni, l'armata jugoslava sarà dispersa in distaccamenti partigiani di una decina di unità ciascuno». E voi cosa farete? «Noi ci metteremo ai loro ordini. Con una differenza: che quelli che partono da qui hanno una doppia motivazione: combattere contro i musulmani e contro i natovtsy. E mi segua con attenzione perché è utile che lo sappiano anche i vostri soldati: vanno in Serbia per uccidere il nemico, non per fare passeggiate umanitarie». Nemico? La Russia, i russi non sono considerati un nemico dagli europei... «Via, mi faccia il piacere. L'altro giorno è arrivato in questo ufficio un ragazzo appena laureato. Voleva andare in Kosovo anche lui. Gli ho detto di starsene a casa, per adesso, ma lui mi ha risposto: quelli ci hanno preso tutti per i fondelli. Altro che capitalismo e libertà. La Serbia è la prova generale, poi verranno da noi, con gli stessi prete¬ sti umanitari». E perché non l'ha assunto? A quanto pare la pensa come lei. «Esatto, ma non è un gioco di guerra. E' la guerra. E laggiù bisogna mandare gente che sa uccidere, non dei sentimentali. Perché di sangue ce ne sarà tanto. Sangue della Nato intendo. E più grosso sarà il contingente che entra in Kosovo, tanto più sarà il sangue...». Igor si alza in piedi e mostra con le mani il gesto dei pescatori di salmone con le gambe nella corrente, che colpiscono con il coltello i pesci che risalgono il fiume: «Che vengano, che vengano. Più sono, più sarà difficile sbagliare. Più il mucchio è fitto, più i colpi andranno a segno». Lei ha parlato di «ceceni» e di «afghani». Ci sono anche i «bosniaci»? «Certamente. Parecchi sono già dei veterani della Bosnia, ma erano un numero molto ristretto, che non ha paragoni con quello che sta accadendo adesso. Arrivano da tutte le città della Russia centrale, da Krasnojarsk, Ekaterinburg, Rostov, Voronezh. E' la Russia vera, non quella degli smidollati moscoviti che vanno al cinema pagando 200 rubli a biglietto, cioè metà della pensione di mia madre. Quelli sanno bene che i loro padri rubano, corrompono e sono corrotti, venduti agli americani e a voi europei che gli tenete bordone. Quelli, al momento giusto, saranno tutti membri della quinta colonna, quelli che metteranno i radiofari laser perché i emise colpiscano i nostri obiettivi». E se la Nato non mandasse nessuno a terra? Se continuasse a bombardare dall'alto fino a mettere tutti in ginocchio? Igor scoppia in una risata beffarda: «Vinceranno quando avranno costruito dei robot semoventi che non hanno paura di essere ammazzati. Ma per adesso ancora non li hanno. E per prendersi il Kosovo devono andarci con le loro gambe. Poi molti ne usciranno con i piedi in avanti». Uomini di tutte le età: sessantenni con la papalina e liceali trasformati dalle mimetiche appena comprate «Son felice di partire non mi importa se ci lascio la pelle. Voglio essere un uomo libero nel mio vero Paese», dice Sandri pizzaiolo del Bronx Soldati russi in Afghanistan: molti reduci si arruolano dalla parte di Belgrado

Persone citate: Mosca Igor, Sandri