Arruolabile: Belgrado blocca il Monsignore
Arruolabile: Belgrado blocca il Monsignore Arruolabile: Belgrado blocca il Monsignore Ingrid Badurina ZAGABRIA Come ogni anno in occasione delle festività religiose, e partito da Djakovo, in Croazia, alla vigilia della Pasqua cattolica, per dare conforto ai fedeli d'oltre confine, nello Srijem, la regione più occidentale della .Iugoslavia. Ma dopo aver celebrato la Santa Messa, il vescovo croato monsignor Djuro Gasparovic non ha più potuto fare ritorno a casa sua. E' sloto bloccato al confine dalla polizia serba che si e limitata ad informarlo che non può lasciare il Paese senza un'autorizzazione speciale dello Stato Maggiore dell'esercito jugoslavo. In un primo momento monsignor Garparovic non ha capito che cosa c'entrasse la Chiesa con le forze militari. Finora aveva sempre potuto visitare liberamente i cattolici dello Srijem e della Vojvodina che fanno parte della sua diocesi. Ma finora, almeno ufficialmente, la Serbia non era mai slata in guerra e non era in vigna- la legge marziale come lo è adesso. II clic significa, tra l'altro, che lutti gli uomini jugoslavi, idonei per età e stato di salute, sono soggetti alla leva. Essendo il vescovo croato, oltn: che in buona forma, anche cittadino jugoslavo, non può essere esonerato dall'arruolamento obbligatorio, a meno che non gli venga concesso un permesso speciale dell'Alto Comando a Belgrado. A nulla sono valse le rimostranze dei sacerdoti locali, che si sono appellati alle guardie di confine affinché mostrassero rispetto per la tonaca. La legge è uguale per tutti, hanno risposto, spiegando ancora una volta che dalla Jugoslavia non può uscire nessuno, compreso l'alto prelato, senza il documento firmato dallo Stato maggiore delle forze militari. Senza battere ciglio, monsignor Gasparovic si è rivolto alle massime autorità dell'esercito jugoslavo, ma con sua grande sorpresa i generali l'hanno rinviato ad un altro indirizzo: il ministero delle Religioni. Da dieci giorni, con santa pazienza, il presule aspetta una ris|X>sta. Più che le autorità ecclesiastiche, il suo prolungato soggiorno oltre confine ha messo in subbuglio una parte della stampa croata che ha parlato di aperta provocazione, di umiliazione, non solo del vescovo ma della minoranza cattolica in Serbia. «Non sta succedendo nulla di drammatico riguardo il mio ritorno in Croazia - ha dichiarato con la massima tranquillità mons. Gasparovic a una radio locale -. Non appena possibile rientrerò a Djakovo. Non c'è veramente bisogno di drammatizzare tanto più che passo il tempo dedicandomi alle mie attività abituali: la visita alle varie parrocchie». E due giorni fa, insieme con i suoi fedeU e i sacerdoti cattolici, ha tenuto Messa a Indjija, dopo aver visitato Petrovaradin e Slankamen in Vojvodina.
Persone citate: Djuro Gasparovic, Gasparovic
Luoghi citati: Belgrado, Croazia, Jugoslavia, Serbia
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