Nel Montenegro, aspettando il golpe di Giovanni Cerruti

Nel Montenegro, aspettando il golpe L'ultimo scontro: il responsabile del porto di Bar vuol proibire l'accesso alla Marina jugoslava Nel Montenegro, aspettando il golpe Una lite al giorno con Belgrado: «Non è la nostra guerra» Giovanni Cerruti inviato a PODGORICA Alle 12,30 Emina e Snezana vanno in diretta con il giornale radio. «Qui "Free Montenegro", ecco le notizie del giorno». Tutto tranquillo, stanotte. Il solito allarme delle otto di sera, qualche sparatoria tra bande di contrabbandieri, ma i ristoranti attorno a piazza Milutinovic sono tutti aperti e al cinema Kultur, per vedere Harrison Ford, non c'era un posto libero. «E' solo apparenza - teme Nebojsa Redzjc, il direttore -. La verità è che si sta alzando la tensione tra i militari di Belgrado e il governo del Montenegro. Da parte della Seconda Armala ci sono pressioni fortissime, anche sui media». Radio Free Montenegro oggi potrebbe chiudere. Ogni giorno rilancia i notiziari di «Free Europe» e i militari non gradiscono. 11 colonnello Milos Kalinic ha mandalo un ordine scritto: «Basta con le radio della Nato. Siamo in guerra e voi date voce al nemico!». Redzjc continua a trasmettere, polizia e il governo del premier Milo Djukanovic lo appoggiano. La redazione di «Free Montenegro» è all'undicesimo piano del grattacielo di Strada della Libertà. Tre stanze. Hanno montato una pi irta blindata, se arrivano i militari sarà l'unica difesa. Dalla finestra si vede lo stadio del Buducnost; c'è Dejan Savicevic che si sta allenando Si vede la collina di Gorica: a Redzjc come a tutti i montenegrini, mette paura. E' un altro esempio della tensione. Lassù i militari di Belgrado hanno nascosto cannoni e contraerea, da Cima Kula sono partiti i r. "ianti contro aerei Nato. «Ecco - dii : Redzjc, maglietta nera, occhi verui, 35 anni, moglie e due figli - i militari stanno cercando di provocare la Nato. Per loro e per Milosevic una bomba Nato sul Montenegro sarebbe la realizzazione di im sogno. Una missile è caduto la notte del 31 marzo, e da allora parte del consenso dei montenegrini si è spostato a favore di Milosevic. Noi siamo a favore dell'Europa, ma come fai se anche l'Europa ti butta bombe?» Dal 1° aprile la Nato non colpisce il Montenegro. «Devono aver capito il grave sbaglio - dice il direttore -. I missili qui innescano l'emergenza guerra e l'inevitabile scontro tra la nostra polizia e il "loro" esercito di Belgrado». Noi e loro, il go¬ verno del Montenegro e quello serbo. «Siamo ostaggi di Milosevic. Al di fuori del nostro territorio non abbiamo poteri, ma loro hanno poteri da noi». Quello militare è il più evidente. Mentre va in onda il notiziario arrivano notizie di colpi di contraerea serba nella zona del porto di Bar. Forse era solo un'esercitazione, ma tanto basta. Se la Nato risponde, se cadono altri missili, il Montenegro si troverebbe sempre più in angolo, sempre più dalla parte di Milosevic. E i militari della Seconda Armata, che ora si limitano alla voce grossa, con il pretesto della difesa avrebbero mano libera nel completare l'occu¬ pazione del Montenegro. Nebojsa Redzjc prega il suo Dio: «Che la Nato non cada nella trappola serbai». Mdo Djiikanovic, il presidente della Repubblica del Montenegro, definisce il governo di Belgrado «illegale». Forse è vero, come pensa pure Redzjc, che vorrebbe staccarsi dalla Jugoslavia, vorrebbe l'indipendenza di Podgorica, «ma in questa situazione di guerra non lo dirà mai». Lo scontro con Belgrado è nelle decisioni di Djukanovic e del Montenegro. Una al giorno. Riaprire la frontiera al Nord, con la Croazia. Affidare le dogane alla polizia montenegrina. Rifiutare la dichiarazione di «stato di guerra». Abolire i visti d'ingresso. Contestare la chiamata alle armi per i riservisti dell'esercito, e tra questi perfino Dragon Soc, ministro della Giustizia. Ieri, scontro di giornata in due fasi «con l'illegale governo di Belgrado»: prima, il responsabile del porto di Bar ha detto di voler cacciare le navi da guerra jugoslave, perche di li una fregata ha lanciato missili contro gb aerei Nato con il rischio eh provocarne la risposta; poi, il no al «trattato di unione con Russia e Bieloinssian. Dice Predgrag Popovic, vicepresidente del Parlamento: «Per noi è irrilevante, è l'ultimo tentativo di Milosevic per salvare il suo potere. Avremo buone relazioni con i russi, ma da soli». Appunto, da soli. Senza Belgrado e senza Milosevic Ma non ora, non adesso. Ora non c'è che da resistere. E allora il governo di Podgorica cerca in tutti i modi di evitai'' la chiamata alle armi dei riservisti. «Piuttosto venite ad annoiarvi nella nostra polizia!». A radio Free Montenegro hanno appena saputo che a Pljevlja da ieri ha interrotto le trasmissioni «Radio Panorama» Lo hanno saputo da una telefonata, una delle tante che trasmettono le notizie dal Montenegro. «Erano sei redattori - racconta Redzjc -, tutti richiamati alle armi. Tutti musul¬ mani, volevano metterli alla prò va, vedere se erano patrioti oppure no. Loro, come quasi tutti, come anche un nostro giornalista, sono scappati, hanno disertato». Per Belgrado meriterebbero la corte marziale. Per il governo di Djukanovic meritano tutta la solidarietà dei montenegrini, Li avrebbero mandati nel Kosovo «E non ò la nostra guerra», dice la radio. Milorad Obradovic, il nuovo comandante della Seconda Armata, sta nella caserma oltre lo stadio Ha preso il posto eh Radosav Marlinovic. che torse aveva il torto d'essere montenegrino E' Obradovic il pencolo, secondo il governo di Podgorica. Lui e i 24 nula uomini che in città nessuno vede eppur ci sono 1 golpisti mandati da Belgrado, per il ministro degli Est imi Branko Perovic. L'interpreto, al teefono, tratta un incontro con il generale e la risposta è questa: «Giornalista italiano è giornalista delia Nato Tutti "spinti"» Grazio, alla prossima A sera suona il solito alarme delle otto Al ministero dell'Informazione c'è una nota scritta per tutti i giornalisti «Citi si allontana dalla città deve comunicare dove e diretto e a che ora prevedo il ritorno». Perché? «Perche se non tornate vuol din? che siete stati irosi dall'esercito serbo, e la nostra polizia vi viene a cercare». Danno ragione a Nebojsa Redzjc. «La tensione sale, preghiamo il nostro Dio...».