No di Mosca all'abbraccio di Belgrado

No di Mosca all'abbraccio di Belgrado Dopo la proposta jugoslava di una Unione a 3 con la Bielorussia. Si dissocia anche il Montenegro No di Mosca all'abbraccio di Belgrado Rinviato a data da destinare il voto sull'impeachment del presidente Eltsin Giuliette; Chiesa corrispondente a MOSCA Solo sei astenuti e nessun contrarli) all'unione tra Russia, Bielorussia e Jugoslavia nel Parlamento di Belgrado. Il dado è tratto per una mossa che appartai tempo stesso disperata e insidiosa. Comunque gravida di conseguenze. Il documento, nel secondo punto, proclama la «disponibilità» della Federazione Jugoslava ad «assumere totalmente tutti gli obblighi che derivano dall'accordo di unione tra Russia e Bielorussia». Ma e bastata una manciata di minuti perché dalla capitale monlenegrina giungesse un parere opposto. Dunque, se unione ci fosse, sarebbe rottura tra Belgrado e Podgorica. E anche le risposte dall'Est sono come minimo prudenti. Salvo quella del presidente bielorusso, che del resto e stato il primo a lanciare l'idea. Aleksandr Lukascenko anzi ha ieri accettato di andare a Belgrado, su invito telefonico del fratello di Milosevic, Borislav, ambasciatore a Mosca. A Mosca invece si muovono con i piedi di piombo. Uno dei portavoce di Eltsin, Sergej Prikhodko. ha accolto la decisione della Skupshina come «alta valutazione dell'autorità e dell'influenza della Russia per il regolamento nel Kosovo e nella soluzione della crisi balcanica nel suo complesso». Ma ha subito aggiunto che «una decisione pratica immediata» non verrà presa e sarà affrontata solo «dopo un'accurata analisi di tutte le -iaiplicuw««^giuri4ieh€-e in-base al punto di vista degl'interessi statali della Russia». Dunque, per il momento niente. Il secondo colpo di freno è venuto dal primo vice-premier russo Vadim Gustov, in partenza proprio per assistere alla riunione di Minsk del Comitato Esecutivo dell'Unione tra Russia e Bielorussia, che si tiene oggi. L'ordine del giorno era già fissato da tempo e non sarà modificato. «Si tratta di una decisione eminentemente politica - ha commentato Gustov - e verrà presa, probabilmente, in un secondo tempo». Non meno importante è da considerare la presa di posizione di Jurij Luzhkov, sempre più candidato presidenziale e sempre più nazional-patriottico. Il quale si è mantenuto particolarmente prudente su questo tema. Il sindaco di Mosca si dichiara apertamente favorevole all'unione, «che sarebbe vantaggiosa per tutti e tre gli Stati», ma non si nasconde - ha confidato ai giornalisti - che la Jugoslavia potrebbe essere spinta all'unione da «fattori temporanei, sebbene tragici». E quindi ritiene opportune che si torni sulla questione «quando nei Balcani tornerà la pace», anche perché «nell'attuale situazione ciò potrebbe trascinare la Russia nel conflitto». C'è l'unanimità. Neanche i comunisti di Ziuganov hanno ieri insistito per una decisione rapida. Si coglie del resto, da più parti, l'esigenza di trovare una linea politico-diplomatica vigorosa ed efficace che permetta alla Russia di ottenere il risultato della fine dei bombardamenti. Per questo, probabilmente, si registrano segnali di tregua anche nella spinosa faccenda dell'impeachment contro il presidente Eltsin. Ieri la Duma - com'eraalteso da molti - ha rinviato a data da definire la votazione che era già stata fissata per giovedì prossimo. Ziuganov ha spiegato la decisione dei comunisti - indi¬ spensabile perché il rinvio sarebbe stato impossibile senza il loro consenso - con la necessità di ottenere una votazione palese (finora il quorum per il voto pubblico non è stato raggiunto). Ma si ha l'impressione che è in corso una trattativa sottobanco per togliere l'impeachment dall'ordine del giorno. In cambio dell'impegno presidenziale di non licenziare Primakov e di non sciogliere la Duma. Semplicemente Ziuganov non può dirlo ai suoi elettori. Invece Eltsin ha mandato ieri in avanscoperta il suo portavoce, che ha cantato vittoria: «Rinviano perché hanno paura di naufragare». La tregua è temporanea. con abiti alla moda, ovviamente occidentali - sono dello stesso parere. «La guerra è terribile dice Larissa, lisciandosi i lunghi capelli biondi, - ma non possiamo negare che gli Usa fanno delle cose belle. Americano è kljovo, è carino, è quello che ci vuole». Automobili, vestiti, Mtv, cosmetici, BigMac, «Titanio»: tutto questo è kljovo. E nessuna ha intenzione di rinunciarvi, meno che mai in nome dei «fratelli serbi». L'America è antipatica: i ragazzi dicono che gli americani sono arroganti e pragmatici, «hanno una calcolatrice al posto del cuore», e insistono che ì russi sono molto più simpatici e intelligenti. Ma non hanno intenzione di contestare la potenza degli Usa: «Vivono molto meglio di noi e fanno cose belle che noi non sappiamo fare». America è smonimo di qualità, in tutti i sensi. Dunque, bisogna diventare come loro e, se non ci si riesce, non litigare per continuare ad avere pezzettini della loro cultura materiale. Solo materiale. Oleg dice di essere andato alle manifestazioni davanti all'ambasciata americana: «Era divertente. Pensa, hanno bruciato dollari in segno di protesta». Solo banconote da un dollaro però: secondo il ragazzo, ridurre in cenere anche 20 dollari in nome della solidarietà slava è uno spreco imperdonabile. In tutti i riti di protesta degli ultimi giorni - nei quali perfino gli ultra dello Spartak e del Cska hanno scordato l'antica faida - cera qualcosa di irriverente e goliardico, una gioia quasi infantUe di poter sfidare impunemente l'autorità. L'impero del male dell'Oltreoceano può essere antipatico, ma non fa più paura. Un McDonald's a Mosca La Russia consuma americano e maledice l'America