TRA SEMIDEI E CULTURISTI

TRA SEMIDEI E CULTURISTI I FIGLI DI ERCOLE TRA SEMIDEI E CULTURISTI Moira Orfei e Mike Hargitay rievocano ifilm «mitologici» AL 1965 non vengono più I girati film mitologici, e il genere tanto caro ai cultori di Ercole e Maciste appartiene ormai al passato. Ma pochi altri filoni hanno saputo conservarsi gli appassionati, acquistando ogni anno nuovi adepti in tutte le parti del mondo. La prova più evidente è il film di montaggio «Sons of Hercules» (I figli di Ercole), diretto da William Comstock e presentato in anteprima mondiale lunedi 19 aprile al Gay&Lesbian Film Festival di Torino. Comstock, infatti, non ha scelto la via più facile (i film più noti, le scene più significative) ma si è documentato in profondità: ha cercato le varie versioni dei differenti film (che in ogni Paese uscivano modificati, nei nomi dei personaggi ma anche aggiungendo o togliendo intere sequenze), ha identificato tutte le curiosità realizzative, ha cercato di integrare le sue scoperte con la verifica dalla viva voce dei protagonisti. E' un lavoro indispensabile, quando si parla dei film di Ercole e Maciste: erano infatti film dichiaratamente poveri, fatti per sfruttare il successo dei grandi kolossal in costume hollywoodiani (tipo «I dieci comandamenti» o «Cleopatra»), ma possedevano sempre il fascino di qualche piccola invenzione. Anche perché in quei film lavoravano cineasti e attori di grande rilievo: registi e sceneggiatori come Sergio Leone, Sergio Sollima, Ennio De Concini (che sarà poi l'inventore della «Piovra» televi- siva), Riccardo Freda (il miglior regista italiano d'avventura), Mario Bava (re degli effetti speciali e dell'estetica pop), Vittorio Cottafavi (coltissimo regista di tanti sceneggiati televisivi), assieme ad attori di parola ai quali era normalmente destinato il ruolo di cattivo che avevano nomi importanti quali Gian Maria Volontà, Ivo Garrani, Gianni Santuccio, Arnoldo Foà, Broderick Crawford. Anche le trame sembravano semplici e essenziali, ma c'era sempre una battuta, una situazione, un accenno che lasciavano intuire un approccio non banale. Ad esempio, «Ercole alla conquista di Atlantide» di Cottafavi raccontava la storia di una regina che voleva conquistare il mondo per attuare la supremazia di una nuova razza di uomini biondi e levigati proprio come gli ariani del Terzo Reich; «Arrivano i Titani» di Tessali ironizza su dittatori, rivoluzionari e rapporti padre-figlio proponendo un'avventura mozzafiato che si stempera sempre nell'umorismo (famosa la battuta finale, con gli eroi soddisfatti che esclamano: «Abbiamo compiuto un'impresa titanica»); «La vendetta di Spartacus» di Michele Lupo prende il via dalla fine del film di Kubrick ma poi sposta l'avventura su tempi e modi da western, raccontando però retroscena e trame di potere che in Italia si verificheranno pochi anni dopo, con la strage di piazza Fontana. Ma il fascino di questi film non è solo nella loro cultura, ma anche nell'estetica, alla quale Comstock ha dedicato molto lavoro. I mitologici erano di fatto kolossal nelle intenzioni e piccole produzioni nei fatti: e per ridurre questo iato ogni espediente era buono, ed era sempre sotto il segno dell'italica arte d'arrangiarsi. I muscoli degli eroi erano gonfiati dal culturismo, le capigliature delle donne erano sostenute dalla cotonatura, le povere scenografie erano per lo più costruite con il polistirolo espanso mentre il ristretto numero di comparse nelle scene di massa era moltiplicato grazie al Cinemascope. Un cinema espanso, proprio come negli stessi anni veniva teorizzato dall'avanguardia sperimentale. Tutto questo rende «Sons of Hercules» un film da non perdere: anche perché la proiezione sani accompagnata da un incontro con due protagonisti di quell'epoca. Il Festival annuncia infatti la presenza di Mickey Hargitay e di Moira Orfei, nomi di culto per gli appassionati. Il primo, un culturista ungherese trasferitosi negli Usa e vincitore del concorso di Mister Universo, è stato protagonista di «Gli amori di Ercole» con la moglie Jayne Mansfield ed e poi rimasto in Italia interpretando vari film; nel 1980 in America è stato anche realizzato un tv movie sulla sua vita, con uno sconosciuto Arnold Schwarzenegger che interpretava proprio Hargitay. Moira Orfei, appartenente alla nota famiglia circense, fu tra le migliori interpreti nei moli di regina malvagia, soprattutto in «Ursus» ma anche in «L'incendio di Roma» (dove è Poppea) e in «Zoito contro Maciste» dove è un'intrigante principessa Malva. Stefano Della Casa Dal •peplum ■ alla politica: Sella foto Ombrella Colli quando ittlerprelara ifilm mitologici al fianco di nerboruti eroi ' come. Steve Iteerett DA SODOMA A HOLLYWOOD

Luoghi citati: America, Italia, Roma, Torino, Usa