Da Sodoma a Hollywood di Lietta Tornabuoni
Da Sodoma a Hollywood QUATTORDICESIMA edizione: negli anni in cui il festival s'è rafforzato e raffinato, il mondo civilizzato è almeno formalmente cambiato nell'atteggiamento verso l'omosessualità e gli omosessuali. E' cambiato pure il cinema: personaggi gay sono sempre più frequenti nei film, raccontati con simpatia se non con naturalezza. La distanza da Sodoma a Hollywood s'è fatta minore e spesso nei film italiani (per citare il più recente, «Milonga» di Emidio Greco) la disinvoltura nel mettere in scena i gay è assoluta. Una rimozione non trascurabile rimane, l'ha segnalata Vincenzo Patané nei suoi saggi d'aggiornamento a «Lo schermo velato» di Vito Russo ripubblicato da Baldini & Castoldi: «Nel cinema hollywoodiano i gay sono presentati quasi sempre come asessuati, le loro abitudini sessuali rimangono avvolte nel mistero». Nel corso del tempo, il festival di Torino ha compiuto un'opera rara: ha affrontato un tema sul quale reticenza e mutismo pesavano nella tenacia del pregiudizio; ha permesso agli spettatori di seguire quanto veniva realizzato sui gay nel cinema cosmopolita; ha dato legittimità culturale e diffusione collettiva a opere che sarebbero magari restate limitate alla fruizione quasi clandestina di piccoli gruppi; ha favorito conoscenza e informazione; ha incoraggiato gli autori internazionali e, quest'anno per la prima volta, ricompensa i migliori con i milioni del Premio Ottavio Mai. E' già un grandissimo lavoro. Un altro passo avanti sarebbe forse possibile, oltre a segnalare nuovi film o anche film presentati ad altri festival che avranno una normale distribuzione nei cinema quali «Love is Devil» su Francis Bacon, oppure a illustrare artisti come Kavafis e Warhol, personaggi particolarissimi come Betty Page, la pinup degli Anni Cinquanta prediletta dal filosofo Ludwig Wittgenstein. Sarebbe interessante se, senza scivolare nel pornoci- nenia, il festival potesse contribuire a infrangere l'ultimo tabù residuo, quello che ammette l'amore gay sentimentale o platonico ma che esclude dalla rappresentazione cinematografica la realtà, i tormenti e le estasi dell'Eros gay. Lietta Tornabuoni Nellu foto Mike. Hargitav e Jane Mansfield I Iwgitay, ut lorr-vult dell'era (Ivi «jH'plum» sarà ospite del l'estimi
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