QUALE REVISIONISMO?
QUALE REVISIONISMO? QUALE REVISIONISMO? Un ciclo di incontri all'Unione Culturale Venerdì 9 aprile alle ore 21,15, all'Unione Culturale di via Cesare Battisti 4b s'inizia il ciclo «I molti volti del revisionismo storiografico». L'esordio spetta a Enzo Ferrone e Domenico Losurdo che parlano di "La Francia e di Francois Furet». Il 23 aprile Angelo d'Orsi e NicolaTranfaglia esamineranno il fenomeno in Italia e parleranno di Renzo De Felice. Il 30 aprile Francesco Germinario e Pier Paolo Poggio parleranno di Ernst Nolte e il 7 maggio Luciano Canfora e Gabriele Razzato su "Il revisionismo diffuso». Info: 011/562.17.76. MENTRE nei Balcani fioccavano i macelli e le bombe, gli storici si dividevano su un tema appassionante: quello del Kosovo è vero genocidio? Pare di no, leggevo su un giornale, in quanto mancherebbe «la preordinata e scientifica volontà di sterminio totale di una razza». Molto interessante. Bisognerà informare quei poveracci che ci guardano in silenzio dentro i telegiornali: ci dispiace, ragazzi, il vostro sterminio non è abbastanza «scientifico», non avete diritto neanche ad un film di Benigni. A meno che, in futuro, qualche storico non salti fuori a sostenere la tesi opposta. Ed è così che, fra le sue tante disgrazie, questo conflitto si porta dietro anche i germi del revisionismo prossimo venturo. Non so perché gli intellettuali si eccitino tanto a smontare e rimontare la storia come un plastico. A me sembra un'attività peggio che dannosa: inutile. Ci si accapiglia sulla quantità di ebrei ammazzati dai nazisti, come se il tasso della crudeltà dipendesse dal numero dei morti. E si discute su lager e gulag per stabilire una graduatoria effimera e perfino irritante: chi era più bestia, Stalin o Hitler? Poi Pot o Pinochet? Mao o Francisco Franco? Il giochino è idiota,.quindi piace tantissimo, e si alimenta ogni giorno di nuove rivelazioni: c'è sempre il Nolte di turno (Ernst, non Nick, l'attore, che è una persona seria) pronto a dichiarare che Erode amava i bambini, Enrico Vili era un marito fedele e Goebbels un raffinato democratico. Temo che il giochino non finirà mai, almeno finché non smetteremo di guardare i fatti con gli occhiali deformi dell'ideologia. Fino a quando, cioè, una parte consistente dell'opinione pubblica occidentale continuerà a credere che le dittature non sono tutte uguali e tutte condannabili in egual misura. Se si cominciasse a trattare Fidel Castro come un golpista sudamericano (e viceversa). Se si scrivesse a lettere d'oro la frase di Churchill, secondo cui «la democrazia è il peggiore dei regimi, esclusi tutti gli altri». Ecco, se si comciasse da questi «revisionismi» di buon senso, potremmo smetterla una volta per tutte di perdere il nostro tempo dietro futili distinguo, e passare ad occuparci dei problemi veri. Quelli del presente e del futuro. Massimo Grarneiiins
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