"Shoah" al Massimo di Lietta Tornabuoni
"Shoah" al Massimo "Shoah" al Massimo TREBLINKA E' in programma mercoledì 14 al Massimo Tre la proiezione dell'opera di Claude Lanzmann «Shoah». La giornata si apre alle 15 con la prima parte del film. Alle 20 è previsto un incontro con il regista, il condirettore de «La Stampa» Gianni Riotta, il direttore del Centre Culturel Francais Jany Bourdet. Sarah Kaminski dell'Associazione Italia-Israele. Enrico Fubmi della Comunità Ebraica e Mario Ricciardi. A seguire, la seconda parte del film. Ingresso libero. DUE cose non si possono dimenticare dopo aver visto «Shoah» di Claude Lanzmann. il film più completo, straziante e attuale sull'annientamento degli ebrei d'Europa nei Lager da parte dei nazisti. La prima è il paesaggio bellissimo, la campagna verdeggiante che è il panorama del viaggio attraverso l'orrore e della raccolta di testimonianze: fiumi calmi nei quali venivano gettate le ceneri dei gasati; foreste giovani e prati d'erba tenera nati allora da quel concime speciale rappresentato dai corpi umani; la Natura indifferente e perenne, filmata quasi sempre di primavera, che accompagna e contrasta la peggiore atrocità del Novecento. La seconda cosa è la capacità delle persone di mentire, di rimuovere, di dimenticare: quei «non so» e «non ricordo», quell'atonia smemorata, quei contadini polacchi quasi irridenti, quelle negazioni impossibili, quelle autogiustificazioni indecenti, quelle palesi bugie, sono lo specchio della nostra indifferenza d'oggi, al di la delle buone parole, verso le tragedie del mondo. Claude Lanzmann, intellettuale francese appartenuto al gruppo di Sartre adesso direttore della rivista «Les Temps modemes», ex combattente nella Resistenza sempre politicamente impegnato, ha lavorato per quasi dieci anni, dal 1974 al 1985, alla realizzazione di questo film monumentale che non usa alcun documento visivo d'archivio; ha filmato 350 ore di materiali, dopo aver condotto in 14 Paesi una inchiesta preparatoria durata tre anni e mezzo. «Shoah» e diverso da tutte le opere sul medesimo tema: realizzato nel presente, parla del presenti;; parla del genocidio nel suo onore totale, senza risalire a possibili radici o cause, senza accettare quella storicizzazione che è spesso un modo per tentar di addomesticare eventi insopportabili, parla per contraddire quel «sapere di non-sapere», quella banalizzazione ottenuta attraverso la conoscenza o addirittura la familiarità con i fatti; parla di una catastrofe atempo- rale, ancora radicata oggi nella natura umana, ancora possibile domani contro altri gruppi etnici, nazionali, religiosi. E' un film grandioso: spezza il cuore e apre la testa. E' necessariamente lungo, molto adatto alla televisione per cui è stato realizzato. Quando «Shoah» venne presentato alla Mostra di Venezia, a causa della lunghezza fu collocato in giorni e orari pressoché impraticabili, e andarono a vederlo in pochi: Claude Lanzmann, furente e disperato, calasi piangeva. Lietta Tornabuoni "Shoah" al Massimo I TREBLINKA / // iiiiiiiiiiniir ili Sin Kilt tifi frinii exe ( 'laudi' Lanzi/itimi
Persone citate: Claude Lanzmann, Gianni Riotta, Mario Ricciardi, Sarah Kaminski
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