Se a Pasqua è brutto tempo di Lietta Tornabuoni

Se a Pasqua è brutto tempo TACCUINO DELLA DISINFORMAZIONE Se a Pasqua è brutto tempo Lietta Tornabuoni IERI al Tgl, dialogo esemplare tra retorica e concretezza. Da una parte, a Roma, la condili trice si rallegrava del mancalo bombardamento di Belgrado nella notte tra sabato e domenica, immaginando una forma di devoto rispetto Nato verso quelle celebrazioni della Pasqua ortodossa che hanno invaso i nostri teleschermi con le loro candele accese, magari anche perché una volta tanto offrivano immagini diverse, quasi lussuose, comunque esotiche e pacifiche. Dall'altra parto, a Belgrado, le osservazioni più pru gmatiche («era brutto tempo») del corrispondente Ennio Remondino, figura ricca di pathos. Sta lì sotto i bombardamenti, impossibilitato a procurarsi notizie, interpellato in continuazione da decine di radiotelegiornali, sicuramente consultato spesso pure da altri giornalisti, frastornato da innumerevoli domande alle quali non è in grado di rispondere perché non sa, perché le risposte a certi interrogativi scriteriati potrebbero metterlo nei guai o addirittura arlo espellere dalla capitale serba: eppure, martire della disinformazione dalla faccia sempre più seria ti logora, tenta di non lasciarsi trascinare dall'enfasi né indurre a dire cose che ignora, di respingere euforie militaresche insensate, di fare civilmente il suo lavoro. 1 contendenti, invece, perseguono il silenzio. Il Comando serbo in Montenegro ha intimato a quattto stazioni radio di non mandare in onda i programmi di radio quali la Bbc inglese, la Voce dell'America o la Radio Free Europe (ma guarda, la si credeva ammutolita dopo la caduta del muro di Berlino). Il capo di stato maggiore francese Kelche chiede d'oscurare la televisione serba accusandola di «spargere odio e menzogne», di diffondere «notizie false e propaganda». In guerra la verità è la prima vittima e nessuno ha ragione, lo sappiamo tutti: é in questa guerra vanno diventando morbose la confusione, le falsificazioni, le fotografie tiiiccate oppure presentate come attuali mentre risalgono a un anno fa, l'impossibilità di distinguere tra documenti visivi autentici e immagini truffaldine. Ma l'esercizio della propaganda e della mistificazione è da sempre un'arma bellica essenziale, inai considerata illegittima (tutto dipende dalla misura, dall'efficacia, dalla credibilità onon credibilità delle invenzioni, dilatazioni, esagerazioni). A ehi viene bombardato, la propaganda serve per sostenere gli animi: da un pezzo Milosevic accusa i combattenti dell'Uck d'essere addestrati, armati, finanziati dalla Nato, e magari non ha torto A chi potrebbe decidere di aggravare il conflitto, la propaganda serve per preparare il consenso: in parte hanno pure questa funzione i racconti di atrocità, i «casi umani» strazianti, e magari sono veri. Nel mare delle opposte propagande, nessuno s'interessa alla terribile perdita d'identità dei profughi: non piti individui con caratteristiche e vicende proprie, ma numeri senza nome, masse indiStinte, persone che oltre ad aver perduto tutto quanto possedevano hanno perso anche se stesse.

Persone citate: Ennio Remondino, Kelche, Milosevic

Luoghi citati: America, Belgrado, Berlino, Montenegro, Roma