Belgrado apre il fronte albanese

Belgrado apre il fronte albanese E Tirana cede alla Nato il controllo di spazio aereo, porti e installazioni militari Belgrado apre il fronte albanese Bombe sui villaggi e i posti di frontiera, due morti Vincenzo lessandoti inviato a Tirana Siamo oltre la provocazione, siamo a un passo dall'abisso perché per tutto il giorno i mortai serbi hanno sparato verso l'Albania, su a Nord, vicino ai posti di frontiera, e un proiettile è piombato sulla strada per Tropoje e ucciso due persone. Due civili, sottolineano a Tirana. Dodici i feriti dagb altri proiettili. Ma non si è trattato di incidenti: quei colpi, ha accusato Petro Koci, ministro degli Interni, «non erano di ricaduta, come in passato, ma mirati». Era cominciata l'altro giorno, con una serie di scontri al di qua e al di là della rete di demarcazione che quelli dell'Uck, l'esercito di liberazione kosovaro, attraversano fra grosse difficoltà ogni giorno. E quattro soldati dell'Uck erano morti, forse nove fra i serbi. Poi, ieri, giorno della Pasqua ortodossa, è ripreso l'estenuante duello con i serbi che inquadravano con i loro colpi Padesh, Kamenica, Zoga e Pogaj. Erano le 16, la polizia di frontiera albanese rispondeva con i kalashnikov, ma era come tirare un sasso contro un carro armato. Alcune case sono state colpite a Bajram Curri, che è ancora più all'Interno di Tropoje. Ieri sera poi, intorno alle 23,30, nel posto di frontiera di Padesch un fotoreporter europeo e tre militanti dell'Uck sono stati colpiti da colpi di arma da fuoco. I kosovari spingono per mi intervento Nato a terra. Anche Ilzar Ramajli, il rappresentante diplomatico della «repubblica del Kosovo», persona pacata che ama parlare un forbito francese, sostiene che «le forze armate serbe continuano ad attaccare l'Uck ma anche la popolazione civile. Questa è una falsa tregua, perché dentro il Kosovo si combatte. I serbi hanno in mente di destabilizzare l'intera area». Anche Ramajli, come molti suoi connazionali, è un fumatore accanito e il pacchetto di Dunhill si assottiglia a vista d'occhio perché lui accende le sigaretta una dietro l'altra. «Finora il governo albanese è stato assai prudente, segue la linea della Nato e non penso che la cambierà. Ma...». Che cosa? «Questo: certo tutti i kosovari sono grati per quanto fa l'Alleanza Atlantica, ma tutti noi riteniamo che sia importante intervenire via terra, perché è l'unico modo per difendere il po¬ polo del Kosovo. Anzi, è già tardi». Prima un piccolo ma invadente gregge di pecore magre e indolenti: forse stanche di brucare l'erba sul lato destro della pista, decisero di passare dall'altra parte. Nessuno si sorprese: fatti del genere eran sempre stati all'ordine del giorno. Ma al pUota del C-130 si rizzarono i capelli perché l'aereo ormai stava per toccar terra e lui dovette smanettare come un folle per riportarlo in quota, fare un largo giro in mezzo ai monti bassi e aspri che abbracciano la piana di Tirana, aspettare i comodi del pastore e poi, le dita incrociate, tornare sulla pista. Meno di ventiquattr'ore dopo un jet «con un ambasciatore a bordo» secondo fonti militari, si imbattè in un gruppetto di perditempo a passeggio sulla pista, come fosse il corso. Decisamente troppo, per quelli della Nato che dovevano far funzionare l'aeroporto di Rinas in modo che la macchina degli aiuti per i profughi non si incagliasse. L'caeropòrto internazionale» di Tirana è un vecchio campo con una bassa torre di controllo senza strumenti per il volo notturno dalla quale, fino all'altro giorno, controllavano poco e forse distrattamente meno di quindici voli giornalieri Del resto, a nessuno sarebbe venuto in mente di muoversi con le tenebre: non foss'altro per le migliaia di buche profonde sull'unica, tormentata strada che collega l'aerostazione a Tirana e al porto di Durazzo. Un volo ogni dieci minuti, a volte anche meno, da un paio di giorni è questo il ritmo: trasporti ed elicotteri militari, carghi con la pancia appesantita da tonnellate di aiuti, anche aerei di linea Le esigenze operative della Nato hanno sgomentato gli albanesi abituati ai ritmi meno frenetici dell'Oriente un tempo rosso. Così, hanno passato la mano porto di Durazzo, aeroporto, naturalmente anche i trasporti intorni, tutto sulle spalle larghe dell'Alleanza. Lo ha confermato Paskal Milo, ministro degli Esteri, al collega britannico Robin Cook: «Il governo albanese è pronto ad accogliere altre truppe di terra Inoltre, abbiamo deciso di cedere alla Nato il diritto di controllo su tutto il nostro spazio aereo, sui porti e sul resto dell'infrastruttura militare dell'Albania». Come dire che se Belgrado avesse l'idea di un'invasione, ora può togliersela dalla lesta. li ministro degli Interni Koci accusa: «Erano colpi mirati». I leader dell'Uck insistono «E' la prova che dovete mandare truppe» Ferito anche un fotoreporter

Persone citate: Bajram Curri, Dunhill, Koci, Paskal Milo, Petro Koci, Robin Cook