Anti-americanisino L'anatema facile di Pierluigi Battista

Anti-americanisino L'anatema facile Anti-americanisino L'anatema facile Pierluigi Battista QUALCHE quesito da sottopone a Mario Cervi, Angelo Panobianco, Vittorio Feltri, e agli autorevoli commentatori che hanno sottolineato in questi giorni la persistenza di un recidivo e petulante «anti-americunisino» come chiave interpretativa dell'atteggiamento ostile nei confronti della guerra nel Kosovo. Come far rientrare nel pregiudizio «anti-americano» l'esplicita perplessità espressa da Henry Kissinger su Newsweek e che, come e noto, riflette molti e robusti malumori diffusi nell'establishment americano, a cominciare dalla dichiarata contrarietà di Colin Powell al modo di condurre la spinosa questione da parte della Albright? E poi: come mai il compassatissimo Economisti notoriamente immune da oyni virus «anti-americano», mette in copertina, assieme all'immagine di un deportato del Kosovo in preda alla disperazione, il drammatico e chocennte dilemma «Vittime dei serbi o della Nato?»? Anche YEconomist è diventato «anti-americano», lettura preferita di Bertinotti e Bossi? E possibile, inoltre, che non si abbia voglia di chiedersi come mai, al contrario dei moltissimi «anti-americani» inossidabili che anche in questa occasione hanno menato la danza stucchevolmente ripetitiva dell'anti-americanismo di maniera, molti «anti-americani» di ieri, e che magari nel 1991 portavano le loro figliolette in spalla a piazza San Pietro per protestare contro la guerra yankee in Iraq, si siano improvvisamente risvegliati fervidi «filoamericani»? Per diro quanta confusione regni sull'aliti e sul filoaniericanismo: sull'Unità Claudio Fava, neo-responsabile dei Ds in Sicilia fortissimamente voluto da Veltroni, ha spiegato che è possibile essere, nel partito erede del Pei «di lotta e di governo» contemporaneamente anti-americano e filo-americano. Scrivi! infatti Fava sul «dubbio che non si possa stare dalla parte della pace senza mai sporcarsi le mani»: (neo)filo-americano, Mu insieme Favo avverte che «noi siamo quelli di Comiso», rivendicando le epiche battaglie contro i «missili di Reagan»: decisamente «antiamericano». Filo-americano e anti-americano. Sembra la parodia di Palombella rossa di Nanni Moretti: siamo uguali ma diversi, diversi ma uguali. Onesto per dire che ('«antiamericanismo» classico stavolta c'entra ben poco. C'è ovviamente du essere grati agli Stati Uniti d'America per essere stati dalla parte «giusta» per ben due volte consecutivamente: contro il nazismo prima e contro il comunismo poi. Ma sarebbe un filo-americanismo di tipo squisitamente statistico quello che fosse costretto a ili re che non c'è due senza tre, che dunque gli Stati Uniti d'America hanno ragione-per delinzione, e che perciò chi nego questo principio è affetto da un inguaribile antiamericanismo. Proposta finale, evitare l'anatema «antiamericano». Dimostrare di avere ragione in questa specifica circostanza e non pretendere di avere ragione solo per essersi schierati con chi ha avuto ragione nel passato (e lunga vita agli Stati Uniti d'America). TACCUINO PACIFISTA

Luoghi citati: Comiso, Iraq, Kosovo, Sicilia, Stati Uniti D'america