Fenoglio Il partigiano Tarzan

Fenoglio Il partigiano Tarzan «L'erba brilla al sole»: il sacrificio di un eroe partigiano in un racconto dimenticato dello scrittore di Alba Fenoglio Il partigiano Tarzan Beppe Fenoglio EA stradina imboccata da Mate calava all'aia di una cascina a un cento metri a valle della strada dello scontro. Scendendo Mate udiva gli ultimi spari sebbene le cosce di Gilera gli turassero le orecchie. Il piede del ragazzo continuava a sanguinare molto e più di una volta Mate dovette scostarlo in fuori perché sgocciolasse in terra e non su di lui. - Sono grave, Mate? - Mano! - E' che perdo tanto sangue. - Non vuol dire. Non sei grave. Ora non farmi più parlare perché ho il fiato corto. Poi Mate sentì il fragore dei camions che arrivavano a soccorrere la retroguardia. Capì che per Leo era finita e che a lui conveniva spicciarsi. Scoppiò una prima mortaiata. Dopo sei sventole tacquero anche i mortai. Gilera aveva sentito quanto lui ed anche megbo, ma non sembrava allarmato, non fece commenti. Mate invece pensava che aveva fatto scarsa strada, al massimo si era distanziato di trecento metri da quel maledetto crinale. Il vallone cominciava a scoprirsi, a non più di un tiro di pietra da loro, era ombroso e umido. La stradina si faceva sempre più ripida e Mate aveva fìtte alle ginocchia. Per fortuna il casale era vicino, eccone la facciata seminascosta da una spalliera di vite. L'aia era deserta, naturalmente, porte e finestre sprangate. La famiglia era fuggita o si era intanata. Sulla strada di cresta era esploso un breve ma frenetico clamore, Mate irtuì che i salvati e i salvatori si erano applauditi e festeggiati. Per aria non correva più uno sparo né il brontolio di un solo motore. - Mi spiace farti fare il mulo, Mate - disse Gilera. - Non fa niente. Ora poi ti poso... - Non mi posare, Mate! - Ti poso, ma non ti lascio. - Non posso camminare, Mate. - E chi ti dice che camminerai? Ti carico su un carretto e io meno la bestia. Per questo andiamo alla cascina. Percorriamo tutto il vallone e per sera siamo a Mango. - Ci saremo, Mate. - E ti farò subito visitare dal medico. Per fermare l'infezione, se c'è. Si calarono nell'aia: nessuno, anche al cane da guardia avevano dato il largo. Dovevano essere le cinque, il sole era tiepido. Dalla strada di cresta non arrivava rumore. Mate posò Gilera seduto su una striscia di ammattonato e andò al portico. Appena possibile avrebbe riportato o rimandato carro e bestia al padrone. Sotto il portico sbarazzò il carro da attrezzi e fieno e lo trainò in mezzo all'aia. Poi andò alla stalla per prender l'animale ma prima di entrarvi si voltò a sorridere a Gilera. Il ragazzo rabbrividiva per la febbre. La prima cosa che trovò dentro la stalla fu un mastello pieno raso d'acqua appena sporcata da qualche po' di crusca. Ne prese una boccata, gargarizzò e risputò. Sulla lettiera stavano un bue e una mezza dozzina di pecore. Mentre sfilava la catena cercava di ricordare come si barda e si attacca un bue. Avrebbe provato e riprovato. Il tempo, c'era per provare e riprovare, o non ci sarebbe stato più per niente. - Mate! - chiamò Gilera. Mate stava sculacciando il bue per farlo voltare. La bestia resisteva. - Mate! - richiamò Gilera. Lasciò il bue e si fece sull'uscio della stalla. Erano arrivati sei soldati. Due puntavano il ragazzo accosciato sulfammattonato, gb altri puntavano lui, uno col mitra. - Fuori e mani in alto - disse calmo il sergente col mitra. Mate alzò le mani e il sergente venne a togliergli lo sten Lo guardò negli occhi, strinse le labbra, scosse la testa e disse: - Dispiace persino a me. Meritavi di farla franca. Ma sulla strada avete lasciato una scia di sangue eli e era assai meglio di una freccia. - Avrei dovuto pensarci - sospirò I SUOI LIBRI Beppe Fenoglio nasce ad Alba (Cuneo) il 1° marzo 1922 e muore a Torino nella notte fra il 17 e il 18 febbraio 1963. Le sue opere, pubblicate in vita: / ventitré giorni della città di Alba, 1952. La malora, 19S4 La ballala del vecchio marinaio (trad. da ST. Coleridge), 1955; Primavera di bellezza, 1959. Postume: Un giorno di fuoco, 1963 Una questione privata, 1965. Il partigiano Jobnny, 1968 La paga del sabato, (1969) Un Fenoglio alla prima guerra mondiale (1973). Mate. - Ma se gli ufficiali la pensano come me, a te non ti fucilano, - disse il sergente e lo toccò nella schiena per avviarlo in mezzo all'aia. Ai soldati disse: - Due di voi attacchino il bue che voleva attaccare lui. Due andarono alla stalla tenendo il moschetto sempre in posizione. - Mi ammazzano, Mate • bisbigliò Gilera quando lo ebbe vicino. - Non ti ammazzano. Tu hai solamente quindici anni. Fallo presente che hai appena quindici anni. Gilera aprì la bocca per farlo subito presente, ma Mate lo prevenne. Non a questi. Lo dirai agli ufficiali dai quali ci portano. - Mi ammazzano, - pianse Gilera. - Non ti ammazzano. Hai solamente quindici anni e per giunta sei ferito. Non possono fartelo. Non piangere, tieniti un po' su. Ti dico che non ti ammazzano. Io al tuo posto non avrei paura. Il sergente udiva tutto e non diceva nulla. - E tu, Mate? - domandò Gilera. - Eh, per me è un po' diverso. I due soldati avevano attaccato il bue e tutto era pronto per il ritomo sul crinale. Ma quando altri due si avvicinarono a Gilera per caricarlo di peso il ragazzo si mise a urlare e scalciare. Allora Mate se lo prese in braccio lui, lo depose sul carro e gli si inginocchiò accanto. Un soldato tirava il bue per la corda, quattro camminavano ai lati e ultimo veniva il sergente. - Com'è finita male, Mate, - disse Gilera. - E siamo appena al principio, non potè trattenersi dal dire Mate. Esplorava il fondo della strada per individuare le macchie di sangue che li avevano traditi ma ora non gli veniva di ritrovonie una, una sola. - Allora tu dici che non mi ammazzano, Mate? - Te lo ripeto. - Se non mi ammazzano, che mi fanno? - Ti portano prigioniero a Canelli. Questi vengono da Canelli. - E a Canclh che mi faranno? - Non lo so, ma il fatto è che non ti fucilano. E tutto il resto è niente, non ti pare? Salivano lentissimamente, la strada era assai più erta di quanto Mate l'avesse giudicata. Il soldato alla cavezza incitava il bue con un accento lombardo. Mate si rivolse al sergente. - Non è vero che a Canelb gli curerete lo ferita? • E come no? - Hai sentito, Gilera? Sboccarono sullo stradone e Mate notò subito che il cadavere di Sceriffo era stato ribaltato nel fosso. Quello di Smith rimaneva sulla montagnola. Il fascista morto sulla strada più a monte era già stato rimosso. Più avanti c'era una decina di camions, in parte davanti alle due case e in parte scaglionati sul lato destro della strada. Molti, molti soldati si assiepavano lungo la strada in fondo alla quale stava un gruppetto che certamente era composto di tutti ufficiali. Mate smontò dal carro e si mise al passo coi soldati che l'avevano catturato. La truppa ai lati della strada lo guardava passare, intenta e seria, solo due o tre gli fecero con mano e braccio il gesto del fottuto. Poi Mate scorse Jack in mezzo ai soldati e se ne stupì molto perché credeva si fosse salvato in tempo con tutti gli altri. Jack aveva sicuramente le mani legate dietro la schiena e la sua faccia era tumefatta. Passando Mate girò l'occhio e alzò il mento verso Jack per ottenerne un qualsiasi segno, ma Jack stette immobile, forse non aveva nemmeno visto Mate, tanto aveva gb occhi pesti. Venne loro incontro un sottote¬ nente e ordinò al sergente di dirigere il carretto al primo camion e trasbordarci il ferito. - E requisisci un materasso per stendercelo. - Sentito? - bisbigliò Mate. - Non ti fucilano, ti curano. Ciao, Gilera. - Tu dove vai? Gemette il ragazzo. - Questo grande viene con ine, disse il sottotenente. - Vieni con me. Il nostro comandante ti vuole vedere e parlare. Mate lo seguì: rimontando le file dei soldati inespressivi andarono proprio a quel gruppetto in fondo alla strada. Mute non si era sbagliato a dirlo tutto composto di ufficiali. Erano un maggiore, un capitano in combinazione mimetica e due tenenti. Uno di questi stava bevendo a garganella da uno fiaschetta di alluminio. Se la staccò dalla bocca e sorrise a Mate, gli sorrise troppo largo, in un modo che Mate non seppe decifrare. Il capitano ordinò a Mote di mettersi sull'attenti, lui stese le braccia lungo i fianchi mu non unì i tacchi. Il sole era ancora alto, stranamente rosato. Il maggiore avanzò di un passo. Sono il comandante della colonna e sono spiacente di fare la tua conoscenza in queste circostanze. Molto spiacente. Sei un ragazzo in gamba. Molto. - Fino ad oggi mi ero aiutato, - rispose Mate. - Si è visto quello che hai fatto e 10 si è apprezzato. Molto. Sei un ragazzo in gamba. Guai a noi se fossero tutti come te. - Grazie, ma guardi che ce n'è di molto meglio. - Impossibile! Tu sei un soldato. Cioè mollo di più di un partigiano, infinitamente di più. Vorrei averne tanti di soldati come te nel mio battaglione. Mate tacque e senza cambiar tono 11 maggiore riprese: - Capisci che debbofucilarti? Mate allargò le braccia. - Come dici? - Dico pazienza. - Quanti anni hai? - Ventitré. - E ti chiami? - Mate. - Sul serio, come ti chiami? - Mate. - Va bene. E che facevi nella vita? - Ero garzone di farmacia. Il capitano sbirciò l'orologio al polso e il maggiore fece una smorfia. - Capisci chi; dobbiamo fucilarti? - Lei dio i suoi ordini, - rispose Mate. «A me ripugna togliere dal moìido i veri soldati... Ascoltami bene. Passa dalla nostra parte, vesti la nostra divisa e la tua vita è salva» «Non ti ammazzano. Hai solamente quindici anni e per giunta sei ferito. Non possono fartelo. Non piangere, tieniti un po' su. Ti dico che non ti ammazzano. Io al tuo posto non avrei paura» Nell'Erto brilla al sole Beppe Fenoglio rievoca la morte dell'amico partigiano Dario Scaglione detto Tarzan (nel racconto si chiama Mate). Accadde nella battaglia di Valdivilla, One febbraio 1945. Il racconto non è inedito (fu pubblicato su una rivista nel 1961 ), ma è, da allora, dimenticato. Fenoglio esalta con accenti epici Tarzan che è catturato dai fascisti mentre cerca di portare in salvo un compagno ferito. Nella prima parte del racconto una quarantina di partigiani subiscono una controimboscata e vengono dispersi dai fascisti dopo un breve scontro. Mate, il partigiano Tarzan. cerca di portare in salvo Gilera gravemente ferito.

Persone citate: Alba Fenoglio, Beppe Fenoglio, Dario Scaglione, Fenoglio

Luoghi citati: Alba, Canelli, L'aia, Mango, Torino