Barolo, arriva il '95 a peso cForo di Gigi Padovani

Barolo, arriva il '95 a peso cForo La minor produzione taglia due milioni di bottiglie, le case aspettano a concludere i contratti Barolo, arriva il '95 a peso cForo Prezzi in ascesa per un 'annata da collezione Gigi Padovani inviato a BAROLO Nelle cantine sui colli di Langa dove il Barolo '95 è stato appena imbottigliato incominciano ad arrivare i fax con gli ordini dagli importatori americani e tedeschi. Ma nessuno vende, chi ha il Barolo se lo tiene ben stretto. Il tamtam delle nobili etichette che hanno conquistato il mondo quest'anno dice: prezzi e qualità in ascesa; qualche difficoltà soltanto sui nuovi mercati, messi in crisi dalle bizze dell'economia mondiale. I dati vendemmiali, del resto, parlano chiaro: nel '95 la resa per ettaro fu di 54 quintali, contro una media di 70-80 degli altri anni. Dunque, non più di 5 milioni di bottiglie di Barolo sono pronte a partire per tutto il mondo, contro una normale produzione di seisette milioni di vetri. Pio Boffa, titolare ad Alba di una delle più antiche aziende di Barolo, la Pio Cesare, ha un ricordo molto preciso dell'andamento di quella vendemmia: «La grandine arrivò presto diradando i grappoli senza incidere sulla qualità: alcune aziende hanno subito un taglio di oltre un terzo della produzione». Ecco spiegati i prezzi in aumento, che del resto seguono il costo delle uve: nel '94 si trovavano i nebbioli da Barolo a 2800 lire al chilogrammo, nel '98 venivano quotati a 10 mila bre e oltre. Angelo Gaja, che a Treiso guida una delle cantine italiane più note nel mondo, con prodotti di alta qualità, non si scompone: «Il mercato non è mai facile, ma dopo annate difficili come '91, '92 e '94 ora ci attende il meglio: dal '95 in avanti, sono tutti grandi millesimi. Se dunque cedono l'Oriente, il Brasile, l'Est Europeo, va ricordato che tengono le nostre piazze tradizionali. La verifica si avrà subito dopo il Vinitaly, ma non credo che vi saranno fughe in avanti per quanto riguarda i prezzi, tra i produttori vedo molta prudenza». Ma il presidente del Consorzio di tutela, Massimo Martinelli, contitolare delle cantine Ratti a La Morra, è polemico: «Non capisco perché dobbiamo essere orgogliosi che le nostre etichette siano sulla carta dei vini nei ristoranti prestigiosi di Tokyo o San Francisco, quando in Italia la gente non sa neppure cosa sia davvero il Barolo. I mercati lontani ci danno soldi e prestigio, però abbiamo trascurato il nostro retroterra». Il successo delle vinerie frequentate dai giovani nelle grandi città italiana dovrebbe far pensare: molto spesso bevono prodotti australiani o californiani, soltanto per moda. Pio Boffa però è ottimista: «Il mondo ha dato ragione al Barolo: hanno successo i vini varietali, cioè legati a un mono vitigno, più che quelli geografici. Penso a Shiraz, Cabernet-Sauvignon, Sangiovese, oltre ai nostri Barolo, Barbaresco e Nebbiolo». E, a due anni dalla vendemmia, sta arrivando sul' mercato il Barbaresco '96. r.E' una gran bella annata - spiega Martinelli - e in Italia tiene bene il mercato, perché il Barbaresco ha un prezzo meno elevato, montre il consumatore ha idealizzato in questo prodotto un carattere meno complesso e quindi più facile e accessibile». Ma attenzione: l'area di produzione è molto limitata e ci sono meno di due milioni di bottiglie. Gli intenditori sono avvertiti. Massimo Martinelli

Persone citate: Angelo Gaja, Martinelli, Massimo Martinelli, Pio Boffa, Pio Cesare, Ratti