Zonin: la Sicilia sfida Napa Volley

Zonin: la Sicilia sfida Napa Volley S'investe al Sud per controbattere la concorrenza d'Oltreoceano Zonin: la Sicilia sfida Napa Volley VERONA «L'accordo sull'Ocra vino? Buono, il ministro ha sanato una situazione grave, che rischiava di far scoppiare un caso non meno grave di quello delle quote latte. Il fatto è che, nei Paesi del Nord Europa, agli ettari di vigneto bisognerebbe sommare quelli coltivati a barbabietola da zucchero». E' sferzante Gianni Zonin, il maggior imprenditore vinicolo italiano, soprattutto se si parla di mercato «se il mercato è libero deve esserlo davvero - dice - non ci devono essere mezze misure, solo così può vincere il vino migliore». E Zonin questo vino vincente lo vede soprattutto con un certificato di nascita meridionale, tant'è vero che ha pianificato e varato un piano di acquisizioni nel Mezzogiorno, uno dei primi tasselli è stato l'acquisto del Feudo di Butera, in provincia di Caltanissetta. Dunque, dottor Zonin, la Sicilia per controbattere Napa Valley? «La Sicilia in particolare e il Mezzogiorno in generale, perché la sfida non arriva solo dagb Usa, ma dall' Australia, dal Sud Africa, dall'America Latina, dalla Nuova Zelanda. Senza contare gli "storici"concorrenti europei». Ma la pressione è davvero preoccupante? «La pressione è lenta, ma continua e non può non preoccupare. Certo l'Italia è una cittadella difficile da conquistare, ma bisogna reagire, perché la storia insegna che gli assediati hanno quasi sempre la peggio». Quali sono i punti di forza di questi nuovi produttori? «Paradossalmente la loro forza è quella di non avere tradizioni consolidate da rispettare. Non hanno legami, studiano il mercato e vanno nella direzione indicata dai risultati dell'indagine». E quali sono i nostri punti di debolezza? «Si è commesso l'errore di provinciaUzzare troppo il mercato, mentre la concorrenza ha una visione più ampia». I prezzi, a volte, non si avvicinano a livelli proibitivi? «Non direi, soprattutto per quei vini che possono giustamente essere considerati come bandiere dell'enologia italiana. I hvelli dei Listini fissati dai produttori sono in linea con la concorrenza, basta fare un confronto con quelli francesi. Nei duelli per l'eccellenza assoluta il prezzo deve essere congruo alla quanta del prodot¬ to». Si parla molto di nuovi mercati, la Cina, per esempio... «Guardi, parafrasando un vecchio slogan direi che la Cina, al momento, è una "tigre di carta". Potenzialmente lì ci sono un miliardo e 250 mila consumatori, intendo persone che hanno i mezzi per avvicinarsi al vino, ma il mercato è confusionale, bizzarro, ancora tutto da definire. Personalmente sono certo di aver fatto una scelta giusta congelando alcune iniziative che avevo iniziato ad intraprendere per quel che riguarda la produzione in loco». Secondo lei, allora, quali so- no gli sbocchi futuri e sicuri? «Un mercato che sta dando notevoli soddisfazioni è quello giapponese, ma, anche li bisogna rendersi conto di una cosa; gusti, gastronomia, sono troppo lontanti dai nostri. Allora l'azione deve essere combinata, il vino deve essere presentato come "italian style", insieme alla moda e, soprattutto, alla nostra cucina. Bisogna fare quello che, a suo tempo è riuscito in America. Io, tanto per fare un esempio personale, sto pensando di aprire una catena di wine bar nelle principali città del Giappone». [v. cor.) ta i nuovi mercati scelgo il Giappone. La Cina? Per ora è una tigre di carta» Gianni Zonin

Persone citate: Buono, Gianni Zonin, Zonin